A Carosino(Ta) il palazzo ducale D’ayala Valva ha ospitato tante donne per dire No alla violenza.
l’Amministrazione comunale di Carosino, piccolo paese in provincia di Taranto, ha accolto l’invito di un gruppo spontaneo di donne ad organizzare una campagna contro la violenza sulle donne
Mercoledi, 07/12/2016 - Anche quest’anno, nel mese della sensibilizzazione contro ogni forma di violenza e soprattutto contro il femminicidio, l’Amministrazione comunale di Carosino, piccolo paese in provincia di Taranto, ha accolto l’invito di un gruppo spontaneo di donne ad organizzare una campagna contro la violenza sulle donne. La serata del 25 Novembre è stata pensata come un reading su testi legati al tema della dignità della persona, a prescindere dal sesso, idee, colore politico, religioso ecc.
Tante le donne che hanno partecipato, ma anche alcuni uomini, tante le letture di pagine di autori contemporanei e non: Dacia Maraini, Sibilla Aleramo, Susanna Tamaro, Serena Dandini, per non parlare delle letture interessanti prese dal Web, che sono risultate incisive e coinvolgenti. In alcuni momenti della serata, il bisbiglio che si sente sottofondo, è diventato muto. Intorno solo gente che ascoltava parole roventi, che incidevano per la loro crudezza e per la loro realtà. Una donna si è alzata e ha iniziato a leggere questo passo: “Se non l’avete fatto, prendetevi due minuti per guardare tanti video di donne fatte oggetto di violenza, cari signori non si tratta di perdere tempo ma di guadagnare minuti in consapevolezza. La consapevolezza che fare del male non è solo uccidere, quella è l’ultima punta dell’iceberg, fare male a una donna in modo subdolo è un’abilità che molti uomini hanno. Prendiamoci un po’ di tempo per guardare un cortometraggio che si intitola “Parole d’amore” di Pietro Baroni ad esempio: le persone intervistate non sono attori e le battute vengono fuori da situazioni realmente vissute; la discriminazione della donna viene fuori in tutta la sua banalità, quell’ordinaria tendenza a svilire le donne che purtroppo non sappiamo riconoscere e quindi non riusciamo a combattere
Come ad esempio quando ci viene detto: ma che bella bambina, sembri proprio una principessa. Non ti arrabbiare troppo se ti alzano un po’ la gonna a scuola, sono cose da maschi, poi smettono subito, dai come sei permalosa. Comportati da femminuccia. Le signorine non alzano mai la voce. I capelli corti li hanno solo i maschi. I videogiochi sono cose da maschi. Le cucine giocattolo sono da femmina. Stai zitta baldracca. Non sei ancora fidanzata? Sei fidanzata? Dovresti essere contenta se ti guardano. Pensi solo alle cazzate, sei poco impegnata, sei molto impegnata, ma tuo marito te le lascia fare queste cose, ti lascia andare al partito, ti fa andare alle riunioni fino a sera tardi? Le donne sposate non dovrebbero farlo. E gli uomini? Beh, loro sì, ma che c’entra. Ma perché se un uomo è impegnato politicamente o nel sociale nessuno dice: tua moglie te lo lascia fare? Scrive un libro, suona la chitarra, la batteria, dipinge. Nessuno dice: tua moglie te lo lascia fare? Chiedetevelo. Anche le frasi più innocue sono sessiste. Vai con tutti, bastarda. Ti amo piccola, per questo ti proteggo. Lasciami e ti ammazzo.
Sono frasi vere. Che ogni donna ha sentito anche solo una volta nella vita, che è comunque una volta di troppo. Non bisognerebbe aggiungere altro, basterebbe anche solo lasciarle così, nere su bianco, in tutta la loro evidenza, nella loro leggera e quotidiana violenza. Una prigione, semplicemente.
Un racconto basato su TROPPE storie vere.
La violenza di genere è silenziosa. Raccontarla è il primo passo per stanarla.
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