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A Bologna appuntamento con alcune artiste del passato

A Bologna appuntamento con alcune artiste del passato

Fino al 24 luglio sono esposte importanti tele di artiste nell’ambito della mostra “La Quadreria del Castello. Pittura emiliana nella Collezione di Michelangelo Poletti”

Mercoledi, 06/07/2022 - Luglio offre una ghiottoneria per chi studia o apprezza le opere delle artiste del passato: a Bologna, fino al 24, sono in esposizione alcune opere di Elisabetta Sirani, Lavinia Fontana e Lucia Casalini Torelli, nell’ambito della mostra “La Quadreria del Castello. Pittura emiliana nella Collezione di Michelangelo Poletti”, curata da Angelo Mazza.

Si tratta dell’esposizione di una scelta di ben 85 tele e una scultura in terracotta provenienti dalla collezione di Michelangelo Poletti, imprenditore emiliano che all’eclettismo ha preferito l’approfondimento: il suo Castello di San Martino in Soverzano ospita infatti una raccolta di opere d’arte tutta dedicata all’arte emiliana. Questa è quindi una rara possibilità di godere di opere mai esposte prima e di farlo in una cornice di enorme pregio, cioè Palazzo Fava, le cui sale sono affrescate da Ludovico, Agostino e Annibale Carracci, Bartolomeo Cesi e Francesco Albani. Si tratta di un autentico gioiello situato in pieno centro città, acquistato, restaurato e restituito ai concittadini dalla Cassa di Risparmio di Bologna, aperto al pubblico soltanto in occasione di iniziative particolari.

In suggestivo dialogo con gli affreschi del palazzo, le opere sono suddivise in sei sezioni più un “exodus” e documentano l’attività pittorica dell’area emiliana dalla fine del Quattrocento sino all’inizio dell’Ottocento. Si tratta di una sfilata di capolavori di grandi maestri, da Donato Creti al Garofalo (sua una delle tele a mio avviso più belle della mostra: Cristo crocifisso tra la Vergine e san Giovanni Evangelista), da Bartolomeo Cesi a DenysCalvaert, da Camillo Procaccini a Pelagio Pelagi. Ma questa è anche un’occasione per conoscere nomi di pittori forse meno noti, ma non per questo meno interessanti.

Un’intera sezione è dedicata ad alcune pittrici bolognesi. Bologna, come è noto, è stata un’eccezione in quanto ha visto affermarsi un discreto numero di artistenei secoli scorsi. Ma è sicuramente importante sottolineare il fatto che sia ancora molto raro che le loro opere trovino spazio nelle collezioni private e questo è sicuramente uno dei tanti meriti di Michelangelo Poletti.

Di Lavinia Fontana (1552 – 1614) si può ammirare un Ritratto di anziano, anticamente attribuito a Tiziano, e un Ritratto di gentiluomo con lettera nello studio. Entrambe le tele documentano l’abilità della pittrice nella ritrattistica, genere in cui Lavinia eccelleva ed era apprezzata e ricercata dalla committenza, insieme alla sua raffinata attenzione alla resa dei dettagli, pochi indizi minuziosamente dipinti che inquadravano istantaneamente il personaggio:un calamaio, i polsini finemente ricamati, la gorgiera, un anello, un orologio. Della pittrice si può anche ammirare un San Francesco riceve le stimmate, quadro molto diverso dai primi due, in cui il protagonista è distante, immerso in un paesaggioquasi naif. Il soggetto religioso non era alieno alla pittrice, che ha avuto numerose committenze ecclesiastiche, ma la tavolozza e l’approccio iconografico qui sono decisamente inusuali.

Nella stessa sezione ci sono tre opere di Elisabetta Sirani (1638 – 1665), pittrice bolognese di grande talento, scomparsa giovanissima, anche nota per aver fondato una scuola di pittura per giovani donne della sua città. In questa occasione si possono ammirare: Figura Allegorica della Filosofia, giovane donna leggermente malinconica, il cui corpo niveo è coperto soltanto da un mantello ciclamino sotto al quale si celano alcuni volumi che simboleggiano il sapere; Alessandro costringe la profetessa a entrare nel tempio di Apollo a Delfi, quadro datato e firmato, in cui la brutalità suggerita dall’azione è mitigata dalle espressioni distese o lievemente dolenti dei protagonisti; e un Ritratto di bambino con vaso di fiori. Questa terza tela, di dimensioni ridotte (cm 56,7 X 44,7), mi è parsa sicuramente la più pregevole: un bambino dall’atteggiamento mesto e assorto, in abiti eleganti, guarda chi osserva mentre sfiora i petali di alcuni tulipani in un vaso. Colpisce la gamma cromatica sobria e scura dell’insieme, sottolineata dallo sfondo opaco,ma punteggiata da piccoli particolari sgargianti e quasi stridenti: i petali dei fiori di questa imprevista natura morta, i fiocchi rossi dei lacci del colletto. Una piccola gemma.

Per concludere questa sezione, vi sono due tele di Lucia Casalini Torelli (1673 – 1762), anche conosciuta come la “Rosalba bolognese” perché la fama che raggiunse in vita è paragonabile a quella della veneziana Rosalba Carriera: si tratta di Ritratto di gentiluomo, a documentare il genere pittorico in cui l’artista eccelleva e per il quale era generalmente apprezzata, e Educazione della Vergine, straordinario quadro in cui l’anziana Sant’Anna e la giovane Maria, una di fronte all’altra, sembrano quasi muoversi avvitandosi verso l’alto. Notevole il contrasto tra l’anziana donna, caratterizzata da colori bruni e incarnato scuro, e la giovane allieva, accesa dalla passione per lo studio e quindi dai colori più vibranti e accesi. Un’eccezionale figurazione del passaggio del sapere tra donne cui Lucia Casalini Torelli rende omaggio con una scelta iconografica alquanto atipica rispetto al resto della sua produzione.

La mostra presenta anche opere dei padri di Lavinia Fontana e di Elisabetta Sirani. Come sappiamo, molte artiste del passato hanno potuto avere accesso allo studio della pittura soltanto per il tramite dei loro padri, vista la difficoltà e in molti casi impossibilità di frequentare scuole, accademie o botteghe. Sia Lavinia che Elisabetta ebbero padri lungimiranti, che le introdussero non soltanto alla pratica e allo studio della pittura, ma anche alla committenza e al loro entourage intellettuale ed artistico. Del colto e introdottissimo Prospero Fontana, collezionista raffinato, grande amico dei Carracci e con uno stuolo di committenti altolocati, si può ammirare il Ritratto del giureconsulto Floriano Moratti, mentre di Giovanni Andrea Sirani, tra i migliori allievi di Guido Reni, sono esposti San Girolamo penitente e Carità romana. Il confronto con le opere delle rispettive figlie è interessante. Grande è il debito di Lavinia nei confronti del padre nella ritrattistica, molto evidente anche nella cura dei particolari, delle stoffe, dei gioielli, dei pochi oggetti che circondano il protagonista della tela, come anche nella tavolozza. Si discosta invece più recisamente dagli insegnamenti del padre la giovane enfant prodige Elisabetta Sirani: il suo tocco è molto diverso, le espressioni dei volti più pacate e riflessive, la sua vena espressiva più intimistica, i contrasti cromatici più freddi.

Questo è un appuntamento importante con l’arte, e con l’arte delle donne in particolare. E vorrei sprecare qualche parola sullo staff, un dettaglio che non sfugge a chi è abituato ai musei romani: attento, vigile e premuroso, offre indicazioni sul percorso di visita e osserva con discrezione che i visitatori non si avvicinino troppo alle opere in esposizione.E non parla a voce alta coi colleghi, né al cellulare con la fidanzata…. Un miraggio?

Gabriella Romano


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