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A ‘modo loro’

A ‘modo loro’

Pubblico e privato
- "C’è una visione strabica del privato e del pubblico, accanto ad una palese confusione tra il ruolo dello Stato, i doveri delle istituzioni e i diritti delle persone"

Bartolini Tiziana Lunedi, 05/10/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2009

L’autunno non ci porterà buone notizie. A noi donne, si intende. Per fare la pace, il Governo e il Vaticano dovranno conciliare, farsi perdonare le ‘esuberanze estive’ il primo e valutare eventuali ‘risarcimenti’ il secondo. Niente di più facile che si ritrovino d’accordo su un terreno che il PdL e la Lega considerano cedibile, cioè quello che va dal testamento biologico fino alla RU486. Le ali armate dei falchi, Gasparri in testa, hanno dichiarato che sono pronti a fare di tutto pur di contrastare la possibilità di usare il farmaco come alternativa all’intervento chirurgico per le interruzioni volontarie di gravidanza, eventualità resa possibile dopo il pronunciamento dell’AIFA sulla pillola abortiva. Il rombo dei cannoni si ode anche per la disputa intorno all’obbligatorietà o meno dell’alimentazione e idratazione artificiale in caso di stato vegetativo permanente, nodo intorno al quale si gioca per tutti noi la possibilità di scegliere come terminare la propria avventura umana. Confidiamo nello stop posto dal TAR del Lazio, ma tremiamo al pensiero che in Parlamento ci sono comunque i numeri per approvare una legge che prevede, nell’impossibilità di manifestare la nostra volontà, l’imposizione di cannule e perforazioni varie. La domanda che ci assilla e alla quale non riusciamo a trovare una risposta logica è la seguente: come fanno deputati e senatori del centrodestra a sostenere che lo Stato deve occuparsi di faccende che riguardano la sfera del privato (come la morte della singola persona oppure la scelta di mettere al mondo un figlio) e contemporaneamente proibire le intercettazioni telefoniche o gridare allo scandalo perchè un fotografo violerebbe la privacy del Presidente del Consiglio. C’è una visione strabica del privato e del pubblico, accanto ad una palese confusione tra il ruolo dello Stato, i doveri delle istituzioni e i diritti delle persone. Difficile prevedere se e come finirà. Nel frattempo è il caso di non abbassare la guardia, soprattutto noi donne che da un tale trambusto rischiamo di uscire malridotte. Per fortuna segnali positivi non mancano, a partire dal dibattito che alcuni quotidiani, primo tra tutti L’Unità, ospitano e che non sembra esaurirsi. La cronaca, terribile, offre continui spunti per confermare la necessità di parlare alla società con voce di donna. L’assassinio mostruoso della giovane Sanaa da parte del padre, dopo un’estate funestata da raffiche di femminicidi, ne è ulteriore e drammatica prova.





Chiara Santagada ha pubblicato nel nostro sito una riflessione di cui pubblichiamo qui un estratto (chi volesse leggere tutto il testo può trovarlo qui) La considerazione partiva dalle motivazioni della denuncia di Silvio Berlusconi al quotidiano L’Unità. “..... Contestata pure la citazione di battute di Luciana Littizzetto a proposito dell’utilizzo, da parte del premier, di speciali accorgimenti contro l’impotenza sessuale. ‘Affermazioni false e lesive dell’onore’ del premier del quale, scrive il legale, ‘hanno leso anche la identità personale presentando l’on. Berlusconi come soggetto che di certo non è, ossia come una persona con problemi di erezione’.

Ebbene, non so cosa di preciso abbia detto Littizzetto, ma sono sicura che non può essersi trattato di ‘affermazioni lesive dell’onore del Premier’. Ne sono sicura perché so che l’onore di una persona non risiede nelle sue mutande. Questo anche se per millenni lo si è creduto per le donne, la cui castità era il principale motivo di vanto per loro stesse e per i loro uomini, padri, fratelli o mariti che fossero. Per non parlare dell’illibatezza, requisito (quasi) indispensabile ad ogni buon matrimonio in molte epoche del passato e a tutt’oggi in varie parti del mondo. (...) Lo confesso: mai avevo sospettato che lo stesso criterio valesse anche per gli uomini. Eppure il testo della querela è chiarissimo: le battute di Luciana riportate dall’Unità ledono l’onore e “l’identità personale” del querelante perché lo presentano “come una persona con problemi di erezione”.

Meno chiaro è il significato implicito. Che cosa si sottintende, esattamente? Che chi ha problemi di erezione è una persona con l’identità lesa, una persona scarsamente o affatto onorabile (onorevole, onorata, onoranda)? Oppure si stanno identificando e sovrapponendo onore ed erezione, stabilendo tra i due una relazione biunivoca?

Curiosamente, sembra che nessuno si sia indignato per questo. Sembra che a nessuno sia venuto in mente che l’onore (concetto comunque variabile e tuttora da definire) risiede nel cuore, nell’anima, nella mente, nello spirito di ciascuno di noi piuttosto che nel basso ventre. Nessuno sembra essersi scandalizzato nel veder considerata fonte di onore la funzione erettile piuttosto che la generosità, la lealtà, la tolleranza reciproca, la compassione, la coerenza, il rispetto, l’apertura mentale, il senso di responsabilità e via dicendo.

Che cosa dimostra una simile cecità di fronte al significato dei termini usati e delle idee espresse nella querela del Premier? Forse che questa visione del mondo è condivisa più ampiamente di quanto si potrebbe immaginare in un Paese che si ritiene civile, avanzato, addirittura cristiano sotto ogni punto di vista?

Se è così, qualcuno mi può spiegare che cosa ci distingue da una massa di bruti, incapaci di ‘seguir virtute e canoscenza’ perché troppo presi da ciò che hanno dentro le mutande?”

Chiara Santagada





Il metro di valutazione dell’onore non è fissato per legge e cambia da persona a persona. Dunque è ragionevolmente impensabile contestare ad un miliardario ultrasettantenne - che a ‘quel’ suo specifico onore ci tiene proprio tanto – il ‘suo’ metro di giudizio. Del resto le evocate categorie del cuor, dello spirito o dell’anima stonano decisamente con il personaggio, che usa il metro dei soldi per tutto: potere, donne, politica, affari. Di soldi non ha certo bisogno il nostro Presidente del Consiglio, ma per quelle che lui valuta offese a mezzo stampa chiede miliardi. Non sarebbero bastati risarcimenti simbolici dopo le eventuali vittorie in Tribunale? Roba di altri tempi: per Lui l’unità di misura valida è il danaro. Ma allora sorge un dubbio... che Lui, forse, non si ritiene leso nell’onore (mutande a parte) ma che abbia colto l’occasione per recare un danno serio - se non addirittura irreparabile - a chi è fuori dal suo controllo e intende rimanerci. Questa si chiama vendetta, che con l’onore proprio non c’entra niente.

Tiziana Bartolini



(5 ottobre 2009)

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