Intervista a Laura Fortini, curatrice del Quaderno nr 2 su "I linguaggi della scrittura" (ed iacobelli)
Il Centro di Documentazione Internazionale Alma Sabatini, fondato nel 1999 dopo la morte della illustre linguista, è diretto oggi dalla scrittrice Maria Rosa Cutrufelli. Insieme a lei un gruppo di esperte e appassionate della lingua hanno concentrato l'attenzione sulle evoluzioni del linguaggio. I frutti di queste analisi sono stati raccolti in due Quaderni editi da Iacobelli in versione eBook. Al primo, "Dove batte la lingua oggi?", ha fatto seguito di recente una seconda edizione: "I linguaggi della scrittura". Abbiamo intervistato la curatrice del secondo numero del Quaderno, Laura Fortini (Dipartimento di Studi Umanistici Roma) che è anche parte del Centro di Documentazione Internazionale Alma Sabatini.
Prof.ssa Laura Fortini può illustrare la genesi di questi due Quaderni?
Con Maria Rosa Cutrufelli, Presidente dal 2020 del Centro Alma Sabatini, e il Comitato scientifico che insieme a lei si è costituito (Giulia Caminito, Sara De Simone, Laura Fortini, Alessandra Pigliaru, Bianca Pomeranzi), si è pensato che la pubblicazione annuale di Quaderni a lei intitolati a 35 anni di distanza dalle Raccomandazioni avrebbe permesso una riflessione permanente, e al tempo stesso aperta sulla sessuazione del linguaggio e al farsi della lingua nelle sue varie declinazioni. Non a caso il primo numero del 2021 è intitolato "Dove batte la lingua oggi" e affronta la questione proprio a partire dal dibattito molto acceso tutt'ora in corso, come dimostra. ad esempio, la continua oscillazione tra la Presidente/ il Presidente del Consiglio, il/la Premier e così via.
In particolare nel nr 2, dal titolo "I linguaggi della scrittura", su cosa vi siete concentrate?
Abbiamo continuato la riflessione sulla scrittura iniziata nel numero 1 da Giulia Caminito sulla lingua della scrittura e da me sullo scrivere all'università tra regolamenti alias e scrittura saggistica, che è stata dibattuta in un incontro all'università Roma Tre molto partecipato e assai articolato per le posizioni che sono emerse. Ne hanno scritto nel numero 2 dei Quaderni studenti di Roma Tre che si sono confrontati con le questioni poste dalle Raccomandazioni di Alma Sabatini a partire dalla loro esperienza, con un ventaglio di posizioni anche molto differenti e tutte interessanti: chi ritiene sia importante la sessuazione, chi preferisce in modo argomentato il neutro inclusivo, chi invece si orienta per lo schwa e spiega il perché. Un ventaglio di posizioni che ha prodotto un questionario rivolto alle e agli studenti dell'università, della scuola e alle/agli loro insegnanti che vorremmo circolasse quanto più possibile e liberamente scaricabile dal sito di Iacobelli (https://www.iacobellieditore.it/catalogo/i-linguaggi-della-scrittura/), in modo da continuare a riflettere insieme.
Perché è importante studiare oggi le trasformazioni della lingua?
Perché non è certo una questione di puro nominalismo, come si vorrebbe far apparire, ma di rispondenza delle nominazioni alla realtà contemporanea, con il senso positivo e propositivo delle differenze e nessuna violenza epistemica, che il linguaggio invece può avere e possedere in misura notevole e che sovente costituisce anticipazione e soglia di prossimità alla violenza fisica.
È ancora valido, oggi, il lascito teorico di Alma Sabatini? Perchè?
Lo è per la struttura concettuale, per i molti significativi esempi tutti argomentati e che parlano ancora oggi da soli, a partire dalla stessa titolazione, ovvero Raccomandazioni: Alma Sabatini così le intitolò nel 1986, non "norme", perché le norme hanno un carattere impositivo che le Raccomandazioni non avevano e continuano a non avere ancora oggi, quanto piuttosto quello di una riflessione sul sessismo nella lingua italiana, tutta ancora in corso a tanti di distanza.
Lei è a contatto con i/le giovani in Università: sono interessati/e ai mutamenti della lingua?
Moltissimo, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, perché la rappresentazione di sé è questione sensibile per dirsi e posizionarsi nel mondo in modo consapevole. Non è certo l'unica questione di questo difficile presente, ma trovare i modi per potersi dire in modo corrispondente a sé e al proprio sentire è un passo importante per il cambiamento.
Cosa pensa dello schwa e delle altre nuove modalità di declinazioni dei generi sui quali molto di sta discutendo?
La questione delle soggettività è oggi tema complesso e richiede la massima attenzione, anche quella linguistica. L'importante è che la rappresentazione non diventi per questo motivo univoca e che l'interrogazione sul come dirsi rimanga sempre aperta al confronto e al dibattito, evitando il rischio dell'appiattimento su un unico genere. Ma data la vivacità del dibattito non mi sembra si corra questo rischio, almeno in sede di riflessione avanzata sulla questione. Certo, il rischio di un irrigidimento in senso fortemente conservatore vi è sempre e non certo in direzione dello schwa come la polemica sul vocabolario Treccani ha recentemente evidenziato: ma fortunatamente la lingua è un corpo vivo rispondente all'uso che se ne fa, male registra imposizioni e molto recepisce invece del simbolico.
A cura di Tiziana Bartolini
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