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8 marzo: come viene vissuto in Romania

8 marzo: come viene vissuto in Romania

Le due testimonianze di Codina e Maria ci lasciano intravedere sensi, speranze, conflittualità dell'8 marzo romeno e del femminismo internazionale.

Domenica, 08/03/2015 -
Codina, romena di mezza età, vive in Italia con il marito e i figli ormai da 12 anni. Lavora come badante e collaboratrice domestica. Abbiamo chiesto anche a Codina di raccontarci le sue impressioni, le sue opinioni sulla data dell'8 marzo, quindi sul significato che questo giorno ha per lei.

L'8 marzo voi, qui in Italia, so che festeggiate la donna. In Romania non è esattamente così. Nel nostro paese l'8 marzo è più che altro il giorno della festa della mamma. Siamo più legati alla figura della madre, e spesso fra mamme ci scambiamo gli auguri fino al primo giorno di primavera. In Romania non ricordiamo in questa data delle particolari battaglie politiche, anche se ora che sto qui riesco a vedere che queste lotte per l'emancipazione, in effetti, sono importanti, e forse posso dire che cominciamo a sentirne maggiormente il valore anche in Romania. Nel mio paese le donne sono molto felici di celebrare l'8 marzo, ma si tratta di una ricorrenza che ha uno spirito diverso, più particolare. Le ragazze più giovani, anche se non sono madri, amano farsi regalare dei piccoli anellini di filo bianco e rosso, della grandezza di un braccialetto. Questi anellini poi si indossano sulla giacca, all'altezza del seno, e le ragazze si vantano di averne tanti da mettere in mostra.



Da quello che puoi vivere e vedere dell'Italia, credi che le lotte femministe che noi qui ricordiamo, nella giornata dell'8 marzo, abbiano portato ad un miglioramento della tua vita personale?

Io sono in Italia da più di 10 anni, e posso dire che in Italia sto meglio: qui si possono fare cose che in Romania non erano permesse. Vedo una grande differenza di mentalità. Nel mio paese la donna è sottomessa all'uomo, e quindi è poco considerata. E non solo questo. Ora che mi fai pensare, mi vengono dei ricordi di quando ero bambina. Mi ricordo che c'era una legge che proibiva alle donne di abortire prima di aver partorito almeno il quarto figlio. In realtà anche dopo erano guai. I medici non riuscivano a far abortire tutte quelle donne. E le donne poi ci rimettevano la salute. Adesso che ci ripenso, credo che mia madre abbia abortito quando io ero appena una bambina. Capivo poco, ma adesso posso ricostruire. Mi ricordo mia nonna: non faceva che darle delle pezze e cambiarle le lenzuola. Mi ricordo questa vecchia carrozza con due cavalli che correva dietro ad un'ambulanza. Capivo che se si fosse saputo quello che stava facendo le avrebbero tolto il lavoro. Insomma, qui in Italia si sta meglio, e le generazioni del passato sono anche molto diverse da quelle di oggi.



Ti è mai capitato di rivolgerti ad associazioni o realtà femministe, di collaborare con loro, di sentire questo tipo di reti femministe vicine alla tua dimensione di vita?

No, sinceramente non ho mai avuto bisogno di conoscere le realtà femministe. Non ho mai collaborato con loro. Io, per esempio, diversamente da altre mie conoscenti e amiche, non ho mai dovuto lottare contro la violenza in famiglia. Mio marito non ha mai alzato un dito né contro di me, né contro i figli. Sono fortunata, lo so. Io consiglio sempre alle donne malmenate, che si trovano in queste situazioni difficili di scappare, di andarsene, di essere autonome. Io però ho sempre avuto fiducia in mio marito, anche se ho faticato a sopportare che bevesse. Però no, ecco, non conosco realtà femministe e non mi ci sono mai avvicinata.





Maria Purja è nata a Timisoara, in Romania. Ha 28 anni ed ha vissuto in Spagna, in Germania e in Italia. Lavora da sempre come badante o baby-sitter. Anche lei ha qualcosa da dire sull'8 marzo.



Cosa significa per te l'8 marzo? Come viene sentita questa giornata a Timisoara?

L'8 marzo ormai è anche per me la festa della donna, anche se in Romania noi dedicavamo questo giorno a tutte le mamme. Non so se questa differenza di festeggiamenti tra l'Italia e la Romania sia legata ad una scelta politica del nostro paese che magari non ha mai voluto portare avanti i diritti delle donne. Chissà. Da piccoli, per quel che ricordo, abbiamo sempre saputo che l'8 marzo fosse il giorno della mamma. Abbiamo sempre recitato poesie e canzoni su questo tema. Ultimamente, però, mi sembra che anche in Romania le donne siano riuscite a capire che questo giorno è tutto per loro. Ed appartiene a loro in tanti sensi. Di recente, infatti, l'8 marzo è anche da noi un'occasione per andare a cena fuori con le amiche, ed è, insomma, un giorno confidenziale tutto per le donne.



Secondo te, le lotte femministe sono riuscite a ridurre le ingiustizie a scapito delle donne e a migliorare anche la tua vita personale?

Sì, certo. Ovviamente il miglioramento c'è. Ed è merito, soprattutto, delle donne coraggiose che hanno lottato per ottenere dei diritti. Personalmente, però, non mi è mai capitato di rivolgermi alle donne femministe, non ho mai conosciuto associazioni attiviste di questo genere e nemmeno mi è mai capitato di sentirle vicine. D'altra parte io ho sotto gli occhi tre generazioni compresa la mia. Vedo mia nonna (con diritti zero!), mia madre (che piano piano ha cominciato a farsi valere in famiglia). Io, se guardo a me stessa, vedo che in fondo cerco di sfruttare appieno tutte le conquiste. Vivere oggi è un gran vantaggio per me, lo riconosco. E non lo devo solo al mio impegno personale.

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