Partiamo da un assunto che non ci pare del tutto arbitrario: il 2009 è stato nel bene e nel male l’anno delle donne. Nel nostro paese, ma non solo. Nel bene e nel male, si diceva. Mai, infatti, le donne sono state fatte così oggetto dei media. Che ne hanno parlato, descritto i loro volti, disegnato o deformato i loro corpi (con una certa insistenza sui volumi, veri o posticci), registrato le loro voci, carpito le loro parole, gridato i loro silenzi….
E mai le donne sono state tanto protagoniste sui media, soggetti pensanti, analitiche, riflessive, propositive, denuncianti, critiche e ‘diverse’ dalla loro stereotipata classificazione e dalla loro finta ma fissa rappresentazione.
“L’anno sembra iniziare al meglio con il lancio da parte della Federazione della Stampa di una vertenza sulla parità salariale. Anzi meglio: su quella disparità retributiva fra uomini e donne che, pur se di pari grado gerarchico, o di uguale mansione, può giungere fino al 52 per cento. A scapito delle donne, s’intende! Come per incanto, nell’ormai consolidato e disperante panorama di divisioni e distinguo, le confederazioni Cgil Cisl e Uil, ed insieme l’Ugl, aderiscono all’idea Fnsi di aprire sul tema un confronto con Governo e Parlamento avviando un percorso, ancora aperto, inaugurato dall’impegno solenne del Capo dello Stato che reclama attenzione al problema proprio nel suo discorso ufficiale per la Festa Internazionale della Donna.
Una sfida che sembra invertire il corso dei tempi ed aprire una stagione di coesione verso cui la tradizione e la cultura delle donne hanno mostrato nel tempo maggiore sensibilità. Ma non è ancora successo l’imponderato!
Siamo in piena campagna elettorale per rinnovare i rappresentanti al Parlamento europeo ed il clima politico è, per così dire, in fermento. I media informano. Ma non solo: ubbidienti alla dilagante mercificazione dell’informazione, alimentano le strizzatine d’occhio e ed i pettegolezzi sui curricula di tante illustri sconosciute divenute improvvisamente ‘storiche militanti’ del Pdl. Ma non è ancora nulla. Sulla trepidazione di candidate e candidati in lizza per Strasburgo sta per abbattersi un ciclone che spazzerà via dalle liste molti dei nomi già registrati in formali atti notarili.
E’ la festa di una giovane ragazza sbocciata alla maggiore età ed omaggiata della presenza nientepopodimenochè del Presidente del Consiglio dei Ministri a scatenare quell’evento che, da lì in avanti, tingerà di ‘rosa’ furiose polemiche politiche, precise scelte editoriali, rappresentazioni realistiche od oniriche di molti talk show radio e televisivi, blog e testate on line, la stampa internazionale ecc. Una megabolla mediatic-sexual-politic-estetica che varcherà i confini del Paese, della privacy, del buon gusto, del confronto democratico ma, soprattutto del rispetto e della dignità delle donne. Una vergogna!, si dirà anche a caratteri cubitali. Tanto più se si considera la sua perfetta contemporaneità con la crisi economica più grave che l’intero globo terracqueo abbia mai conosciuto in tempi moderni. E dopo l’invenzione della TV. Al punto che viene il sospetto che, in fondo in fondo, in assenza di una ‘visione’ utile a tirare il paese fuori dai guai, meglio parlar d’altro. E poi, vuoi mettere?, si potrà sempre dire che il detentore dei tre network commerciali più seguiti, e controllore delle reti televisive e radiofoniche pubbliche, detentore di una catena editoriale di carta che non ha precedenti nel Paese, è una vittima del sistema mediatico!
Ed è proprio ciò che si dirà. E lo diranno anche le donne, capite?, anche quelle Donne umiliate ed escluse, utilizzate e dismesse, blandite e sfruttate……Le stesse che, insieme a voci più critiche e consapevoli, popoleranno la scena mediatica, oramai rubata ai problemi di un paese chino su sé stesso, che vede le donne sì in prima fila, ma lì dove pende minacciosa la mannaia della perdita del lavoro. Un paese che le settimane successive s’incaricheranno di mostrare a rischio disfatta.
La neomaggiorenne diventerà fra i volti più popolari non solo in Italia, e il suo nome farà il giro dell’intero pianeta. Insieme al suo, quello di altre donne divenute protagoniste, loro malgrado. Come il nome di Miriam Raffaella Bartolini, la donna artefice dello scandalo. E che donna! E che scandalo! In arte Veronica Lario, l’allora moglie del più autocelebrato seduttore dello stivale, quel Silvio Berlusconi che non disdegna in incontri ufficiali di ricoprire di galanterie le statiste anche in spregio di protocolli e feluche, e, quel che è peggio, delle statiste stesse. E’ proprio lei, Veronica, l’antidiva che trasformerà il paese in due enormi tifoserie, la sempre scevra all’habitus della first lady, colei che pur avvezza al palcoscenico rinnega la pubblica ribalta sottraendosi a flash e riflettori. E’ lei, con una lettera pubblicata sul maggiore quotidiano di opposizione, a puntare l’indice contro il fenomeno perverso che ha sottilmente conquistato interi blocchi sociali: la colpevole commistione che intreccia il ruolo di media e tv, le donne piacenti, la politica. Lo chiamerà ‘ciarpame senza pudore’, introducendo nel lessico di giornali, agenzie, riviste, programmi e blog un concetto che d’oggi in poi indicherà insieme lo strapotere sessista dei potenti, le loro laide debolezze, la rincorsa mercatista dei giornali e l’incapacità delle donne di sottrarsi al sordido gioco di compiacere i redivivi sultani in salsa moderna, nell’illusione di un riscatto sociale, di un facile successo, più spesso soltanto di un lavoro, magari precario!
Ma torniamo alle donne. E’ il loro momento. Ed è quasi un risveglio! Fra chi si erge a scudo della ‘fedifraga’ e chi tuona contro di lei, le donne di ogni angolo del Paese prendono partito e riscoprono che fra loro si può anche comunicare. Studiose, intellettuali, giornaliste, impiegate, professioniste e giovani precarie partono alla conquista della pubblica opinione, dettano l’agenda, occupano spazi inusitati: blog, salotti veri o virtuali, social network, talk show, colonne e colonne sui giornali di ogni ‘fede’ politica e di ogni livello di diffusione. Appelli, analisi, convegni, editoriali, raduni e corsivi scatenano la voglia del sopito e rinunciatario universo femminile a riallacciare il filo interrotto del confronto di idee, siano esse di destra, di sinistra o che sfuggano ad una prepolitica già codificata. Finalmente! Il dibattito viaggia serio e sereno, dilaga sulla carta, su internet, per le vie dell’etere e del cavo. Ma non c’è clamore, non c’è prevaricazione. Le donne si confrontano rispettandosi, persino in televisione!, e le maggiori trasmissioni offrono finalmente un po’ di sobrietà: ragionamenti, battute, analisi e proposte, perfino qualche risata. Niente di paragonabile alla volgarità piombata dall’alto ed immortalata dalle bianche magliette della manifestazione contro la violenza sulle donne del 25 novembre: non siamo donne a disposizione. E chi vuole intendere…
Un anno è trascorso è forse non è stato del tutto ‘horribilis’! Il sipario si chiude, per ora, con parecchi punti a vantaggio: oggi, alla vigilia della nuova tornata elettorale per le regionali, protagoniste sono tornate le donne. E, stavolta, la loro bellezza non sta solo nel loro aspetto. Si riparla di vita quotidiana, di lavoro, di buona politica, di corretto uso dei media. E, magari, lo verificheremo, di rispetto per tutte le donne!”
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