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78° Festival di Cannes – Tutti i premi della Giuria presieduta da Juliette Binoche

78° Festival di Cannes – Tutti i premi della Giuria presieduta da Juliette Binoche

Un’edizione 2025 a regola d’arte, con opere di alta qualità e premi ben distribuiti, anche grazie ad una giuria del concorso ‘al femminile’. Palma d’Oro al magnifico film di Jafar Panahi, presto in sala con Lucky Red

Lunedi, 02/06/2025 -

È stato bello vedere il regista iraniano Jafar Panahi camminare libero sulla Croisette e salire sul tappeto rosso, dopo tanti anni di vessazioni, carcere, divieti di fare film e di lasciare il Paese. Ancora più significativa è stata l’assegnazione della Palma d’Oro alla sua ultima, geniale opera, ‘Un Simple Accident’ (Yek tasadef sadeh), in concorso al 78° Festival di Cannes.

 

In generale, le opere selezionate nell’edizione 2025 sono state portatrici di contenuti importanti, come i diritti alla libertà degli individui e dei popoli, il valore della giustizia e della pace contro la distruttività della guerra, la conquista dei diritti civili, la parità di genere, l’inclusione di ogni diversità, contro il razzismo, la violenza e la discriminazione.

 

In qualche modo l’assegnazione dei premi ha reso evidente il significato più profondo che ha segnato questa edizione: in primis, per quanto riguarda il Concorso, con l’assegnazione del Premio più importante, la Palma d’Oro, ad un film portatore di un messaggio, non solo rivolto all’Iran, ma bensì universale, relativo alla giustizia, alla responsabilità dei propri atti, al rapporto tra vittime e carnefici, al restare umani.

 

D’altra parte la giuria del concorso, composta da Halle Berry, Payal Kapadia, Alba Rohrwacher, Leïla Slimani, Dieudo Hamadi, Hong Sangsoo, Carlos Reygadas e Jeremy Strong, era presieduta dall’attrice Juliette Binoche, nota in Francia e nel mondo per il suo impegno civile e politico, spesso come testimonial per appoggiare cause sociali legate ai diritti o all’emancipazione di genere e non solo.

 

Un Simple Accident’ è la storia di un uomo che, per caso, un giorno crede di riconoscere, nelle vesti di un buon padre di famiglia, colui che durante la sua prigionia politicaera stato uno spietato carnefice, e decide di vendicarsi, chiedendo aiuto ai suoi vecchi compagni di carcere: da qui la trama e i dialoghi iniziano a disegnare le tante riflessioni possibili e i dilemmi etici che conseguono a questa decisione.

 

Panahi affonda lo sguardo nel cuore del regime iraniano, con la sua acuta capacità di osservatore del Paese, individuando, attraverso la finzione cinematografica, un tema universale, appartenente a ogni tempo e luogo: di fronte ad ingiustizie, violenza, torture e prepotenze rivolte a persone innocenti, è condannabile la vittima che voglia farsi giustizia da sola, è eticamente giustificata la sua sete di vendetta? Come comportarsi altrimenti? Il regista chiama in causa ogni spettatore e sembra domandare a ciascuno: ‘voi cosa fareste al posto dei protagonisti?’

Sempre attento ai personaggi femminili – qui la co-protagonista è una donna moderna e determinata, vittima del regime – il regista iraniano, per la prima volta,riprende la protagonista femminile senza velo per l’intero film, un elemento certamente non gradito dalla censura iraniana: in una scena la donna, infatti, discute con un gruppo di uomini tutori dell’ordine, che le imputano proprio la mancanza del velo.

“Dopo la morte di Masha Amini molte donne si erano tolte il velo - racconta Panahi - e, dopo 40 anni di conflitti e repressioni, vedevamo le donne camminare liberamente senza velo in testa e questa era una cosa totalmente nuova, che rappresentava la nuova realtà della nostra società. E, da registi sociali, noi descriviamo la realtà del nostro Paese, della nostra società, in cui nessuno è completamente buono o cattivo ma tutti fanno parte e sono il risultato di un sistema che impone le proprie regole e i propri valori: così ho girato questo film mostrando il personaggio femminile come sarebbe stato nella vita reale”.

Il Grand Prix del Concorso (la Palma d’argento) è stato vinto dal film norvegese ‘Sentimental Value’ (Affeksjonsverdi), del regista Joachim Trier, un dramma familiare, tra teatro, vita reale e cinema, come solo gli scandinavi sanno scriverlo e girarlo. Al centro dell’opera la protagonista, Nora, attrice affermata ma preda di attacchi di panico ed incapace di stabilire legami duraturi, a causa dell’abbandono vissuto da parte del padre, noto regista di cinema, tornato in Svezia dopo il divorzio dalla madre.

Unico legame forte di Nora  è quello con la sorella Agnes e con la casa di famiglia, che sarà teatro di nuove vicende e relazioni familiari complesse: una magnifica Renate Reinsve, attrice già premiata per ‘La persona peggiore del mondo’, interpreta il ruolo di Nora e un caparbio Stellan Skarsgard quello di un padre che, pur avendo egoisticamente messo al primo posto la sua arte e la sua libertà, non ha mai smesso di amare le proprie figlie e vuole recuperare tardivamente il loro affetto. C’è anche una velata critica del regista al mondo delle piattaforme, che hanno cambiato il modo di fare cinema, rendendolo sempre più commerciale.

Anche il film vincitore del Premio per la Migliore Sceneggiatura, ‘Jeunes Mères’ (Giovani Madri), dei fratelli Dardenne, affronta un tema sociale forte e di grande attualità, quello delle ragazze madri, adolescenti e single, che vengono accolte e vivono insieme in una casa-protetta: povere, abbandonate dalle famiglie o dagli immaturi compagni, a causa della gravidanza e, spesso, con complicazioni personali, quali tossicodipendenza o maltrattamenti in famiglia, queste adolescenti trovano rifugio nella ‘maison maternelle’.

Tanto di cappello ai Dardenne che, nella loro decima partecipazione al Festival di Cannes, mettono al centro della loro ultima opera, con partecipazione ed attenzione alle giovani donne a rischio, emarginate dalla società, un racconto individuale e corale al tempo stesso: le cinque storie di Jessica, Perla, Julie, Arianne e Naïma (attrici non professioniste), che si intrecciano all’interno della casa-famiglia - rifugio sicuro dove abitano e dove tornano ogni sera, spesso confrontandosi fra loro e con l’équipe socio-sanitaria – sono ispirate a storie vere.

L’idea iniziale del film, infatti, è nata proprio da un’esplorazione, realizzata dai registi, in una vera casa-rifugio, una maison maternelle, nei pressi di Liegi, che accoglie e sostiene giovanissime ragazze in gravidanza o già madri. In questo centro specializzato, psicologhe, educatrici, operatrici socio-sanitarie, dottoresse ed infermiere, aiutano le giovanissime mamme, sostenendole nella gestazione e nel parto, insegnando loro a gestire i propri figli neonati e stando loro accanto nella difficile scelta, fatta da alcune, di optare per un eventuale affidamento o adozione a coppie adulte e stabili. Nella scrittura del film, vita reale e fiction si mescolano con grande maestria, tra profondità e leggerezza.

Si è già parlato, su altro numero di NOIDONNE  del bel film che ha vinto, meritatamente, il premio come Miglior Film nella sezione festivaliera di Un Certain Regard, ‘La misteriosa mirada del flamenco’, di Diego Céspedes, sorta di western moderno, in cui un gruppo di donne transgender, nel deserto cileno degli anni Ottanta, adotta una bambina abbandonata, Lidia, e la difende dal bullismo e dagli uomini del posto, mentre dilaga una misteriosa e mortale malattia (l’AIDS) che gli abitanti del luogo credono si trasmetta attraverso lo sguardo delle donne.

Mentre la comunità delle trans diventa rapidamente bersaglio di paure e fantasie collettive, con esiti drammatici causati dalla leggenda del contagio diffuso tramite lo sguardo, anche Lidia matura il desiderio di vendicarsi, in un mondo consumato dall'odio e dall'intolleranza, mentre la sua grande famiglia diventa il suo unico rifugio, insieme all’amicizia con un ragazzino del posto.

Infine da segnalare il Premio assegnato, come Miglior Attrice, all’esordiente Nadia Melliti per la sua interpretazione da protagonista nel film ‘La Petite Dernière’ (anch’esso già citato nel settimanale di NOIDONNE) diretto da Hafsia Herzi, storia di un difficile coming out, maturato in un ambiente di religione islamica, ispirato all’omonimo romanzo autobiografico di Fatima Daas, dove la protagonista diciottenne, che vive nella banlieu parigina, tiene nascosto a lungo con grande sofferenza il suo segreto, cercando in primo luogo di accettarlo lei stessa e confrontandosi con le autorità religiose della moschea.

L’assegnazione del Premio come Miglior Attrice alla giovane Nadia Melliti, reclutata in un casting aperto durante un Gay Pride in Francia, piuttosto che ad un’attrice già nota, ha un particolare significato, offrendo un’opportunità importante a questa talentuosa ragazza per la sua futura carriera ma anche affermando l’importanza di riconoscere e rispettare, ovunque, la libertà ed il diritto alle differenze culturali ed alle plurime identità di genere.

Il premio della ‘Quinzaine des Cinéaste’, assegnato direttamente dal pubblico, è stato vinto dal film ‘The President's Cake’ di Hasan Hadi: un’opera di esordio, che racconta la storia di una bambina irachena costretta a preparare una torta per il compleanno di Saddam Hussein.

Infine, last but not least, il film vincitore del Grand Prix alla Semaine de la Critique 2025 è stato ‘A Useful Ghost’ (Pee Chai Dai Ka), diretto da Ratchapoom Boonbunchachoke: il film, thailandese, racconta la singolare storia di alcuni fantasmi che protestano contro l'oblio, reincarnandosi negli elettrodomestici. 

TUTTI I PREMI DI CANNES 2025

Palma d’Oro: It Was Just an Accident (Yektasādof-e sāde) di Jafar Panahi

·         Miglio regia: Kleber Mendonça Filho, O agente secreto

·         Miglior attore: Wagner Moura, O agente secreto

·         Miglior Attrice: Nadia Melliti, La Petite Dernière

·         Premio della Giuria: Sirât di Óliver Laxe, ex aequoIn die Sonneschauen (Sound of Falling) di Mascha Schilinski

·         Premio Speciale (Prix Spécial): Kuángyěshídài (Resurrection) di Bi Gan

·         Miglior Sceneggiatura: Jeunes Mères di Jean-Pierre e Luc Dardenne

Premio Miglior Film ‘Un Certain Regard’:La misteriosa mirada del flamenco di Diego Céspedes

Premio Miglior Film ‘Quinzaine des Cinéastes’:The President's Cake, di Hasan Hadi.
Premio Miglior Film ‘Semaine de la Critique’:
A Useful Ghost(PeeChai Dai Ka), diretto da Ratchapoom Boonbunchachoke

·         Camera d’Or: The President’s Cake di Hasan Hadi

·         Camera d’Or - Menzione Speciale: My Father’s Shadow di Akinola Davies Jr.

·         Palma d’Oro per il Miglior Cortometraggio: I’m Glad You’re Dead Now di Tawfeek Barhom

·         Menzione Speciale Cortometraggio: Ali di Adnan Al Rajeev

·         Premio al DocumentarioGolden Eye: Imago di Déni Oumar Pitsaev

·         Premio Speciale della Giuria Golden Eye: The Six Billion Dollar Man di Eugene Jarecki

·         Queer Palm: La Petite Dernière di Hafsia Heerzi

·         Dog Palm: Panda in Ástinsemeftirer (The Love That Remains)

·         Premio FIPRESCI (Competition): O agente secreto di Kleber Mendonça Filho

·         Premio FIPRESCI (Un Certain Regard): Urchin di Harris Dickinson

·         Premio FIPRESCI (Parallel Sections): Planètes (Dandelion’s Odyssey) di Momoko Seto


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