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5 giugno: una giornata per l’ambiente che non sia solo rituale - di Laura Cima

5 giugno: una giornata per l’ambiente che non sia solo rituale - di Laura Cima

Il 3 giugno abbiamo raccontato di Elena Pulcini grazie a Noi Rete Donne e NOIDONNE e oggi, Giornata per l'ambiente...

Sabato, 05/06/2021 - 5 giugno: una giornata per l’ambiente che non sia solo rituale: l’arte di vivere insieme (con la Natura)
di Laura Cima *
Il 3 giugno abbiamo raccontato di Elena Pulcini (filosofa sociale che di recente aveva sistematizzato una “filosofia della cura per l’età globale”) grazie a Noi Rete Donne e NOIDONNE l’affetto e l’empatia che circolavano tra chi era collegata anche con Dario, suo marito e con il suo allievo Leonard, erano talmente palpabili da farci sentire che lei si curava ancora di noi, facendoci stare insieme in quel modo che non ho mai vissuto in un webinar, e solo raramente in riunioni in presenza. Io avrei voluto spiegare anche la presentazione internazionale del secondo manifesto Convivialista che pochi dei presenti conoscevano, a cui Elena mi aveva invitato a parlare di ecofemminismo, una passione politica e teorica che ci aveva fatte incontrare nei locali della Regione a Firenze in quella giornata di presentazione del libro che raccoglie l’esperienza collettiva di noi donne verdi alla vigilia di Cernobyl, premonitrici ante litteram della “rivoluzione necessaria”, ora improrogabile. L’ecofemminismo in Italia che ho curato con Franca Marcomin (Il Poligrafo 2017).

Oggi, 5 giugno, è la giornata internazionale dell’ambiente, con la catastrofe della nave affondata con i suoi veleni nello Sri Lanka sotto i nostri occhi e le speranze sollevate in attesa dei 200 miliardi per finanziare un Pnrrche non ci soddisfa e della transizione ecologica su cui avevo un confronto aperto e empatico con Elena. Voglio parlarne con tutta la ricchezza emersa in questi giorni. Elena aveva voluto partecipare al nostro laboratorio sostenibilità di #dallastessaparte e si era collegata con le parlamentari europee per capire come in UE i fondi next Generation, stanziati dalla Commissione con il preciso impegno di ridurre le emissioni climalteranti del 55% in 9 anni, sarebbero stati spesi e quanti di questi sarebbero finiti nelle mani di eco femministe come noi anziché alle multinazionali, imprenditori, mafie e quel mondo “moltiplicatore di competitività e di violenza che è oggi il capitalismo speculativo, la cui logica predatoria è oggi più che mai in grado di invadere e colonizzare tutte le sfere dell’esistenza”. Grazie alle reti noi donne con Marisa Rodano, grande madre centenaria a cui mi lega esperienza e passione politica (ha scritto la prefazione di “Il complesso di Penelope” ( Il Poligrafo, 2012) abbiamo scritto subito a Ursula Von Der Layen e anche ai parlamentari europei, per affermare la democrazia paritaria e la necessità di sostenere #halfofit, lanciato dalla parlamentare Alexandra Geese, con cui abbiamo inaugurato l’anno in corso facendo il punto delle politiche eco femministe in Italia e in Eu.
Un periodo ricco e complesso di cui resta traccia anche nei post del mio blog. Lo sto attraversando, tra utopia e distopie, con «la radicalità delle sfide da affrontare e l’urgenza delle risposte» a cui Elena ci sollecita dalle prime righe della sua premessa al Manifesto di cui voglio ora parlare, che lei ha titolato “L’arte di vivere insieme” ora che «il mito del progresso» è naufragato e «stiamo infatti mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dell’umanità e del mondo vivente».
La rete internazionale l’ha messa in piedi per misurarsi «con la complessità della condizione umana, con l’ambivalenza delle nostre passioni e inclinazioni» e per «riconoscere il debito che abbiamo verso la natura, alla quale siamo vincolate da un reciproco rapporto di dono/controdono» collaborando con Alain Caillé, fondatore del Mauss, progetto teorico che prosegue il pensiero lanciato negli anni venti dall’autore di “Saggio sul dono”, Marcel Mauss. «La serietà rivoluzionaria del convivialismo», vicina al buen vivir delle culture amerinde.

Ho da subito partecipato agli incontri sulla Laudato si a cui mi hanno invitato come eco femminista i promotori dell’omonima associazione e estensori del bel libro “Niente di questo mondo ci risulta indifferente” Daniela Padoan, 2020. Occasioni di confronto entusiasmanti dove «l’intreccio tra la sfida sociale e la sfida ecologica», a cui dal 2015 papa Francesco ci continua a sollecitare, ha prodotto una elaborazione collettiva ricca e differenziata e dato vita a una rete tra tante associazioni e attiviste, ecologisti, militanti in maggioranza laici. Anche Elena dice che il manifesto fonda sull’enciclica i suoi cinque principi a partire da «quello della comune naturalità: principio che ci impone di prenderci cura di una natura drammaticamente violata dal nostro agire e dalla nostra irresponsabilità, e di farlo con urgenza».
Ma per avere successo va interconnesso alle diverse sfere dell’esistente, al «principio della comune umanità» e a quello di «comune socialità».
Dovremo coniugare la riflessione teorico-ideale su principi e valori con l’individuazione di pratiche e concrete strategie che ne attuino il cambiamento o, meglio, il rovesciamento radicale, in funzione di una nuova società convivialista: la quale, per esempio, stabilirà un reddito minimo/massimo per scongiurare le diseguaglianze estreme, assegnerà un diverso onere a paesi ricchi e poveri nella riduzione/eliminazione delle emissioni di Co2 e lavorerà su nuove forme di energia compatibili con una ritrovata alleanza con la natura; adotterà, oltre l’opposizione comunitarismo/universalismo, una prospettiva pluriversalista che salvi le differenze tra le culture valorizzandone allo stesso tempo i punti in comune; opterà per una ricollocazione dell’economia contro lo strapotere concentrato in pochi marchi globali; prenderà finalmente sul serio, contro il mito della crescita illimitata, l’immagine di una prosperità/felicità non vincolata al Pil e alla sola ricchezza materiale, accedendo alla possibilità di inventare nuove forme di vita» (di convivenza forse sarebbe stato più chiaro visto manipolazioni genetiche, biotecnologie, ogm e robotica di cui si fregia lo sviluppo insostenibile mascherato da transizione digitale).

Come riflettere meglio insieme da oggi a partire dalla ricorrenza che non vogliamo rituale e inutile, dell’urgenza di individuare insieme pratiche e concrete strategie di cambiamento reale facendoci guidare da Elena? Sono certa che ecofemministe e paritarie, ecologisti e attivisti impegnati nelle prossime elezioni di ottobre non si sottrarranno al confronto che abbiamo avviato nei territori. Grazie a tutte e tutti.

Articolo pubblicato in La 27maOra

* Laura Cima, 78 anni, ecofemminista ed ex parlamentare Verde, autrice di Il complesso di Penelope e di L’ecofemminismo in Italia, le radici di una rivoluzione necessaria e creatrice del Il blog di Laura Cima, donne politica ed ecologia

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