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4 atti profani

4 atti profani

Teatro a Torino - Recitazioni magnifiche, vigore e spietatezza del testo

Mirella Caveggia Martedi, 16/06/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2009

Espressioni brutalmente estremizzate, linguaggio farcito di oscenità, sfondi gonfi di tempesta si addensano nel bellissimo spettacolo “Quattro atti profani” tratto dagli scritti teatrali di Antonio Tarantino, proposto al suo debutto alle Fonderie Limone di Moncalieri per lo Stabile di Torino con la grandiosa regia di Valter Malosti.

Su una collina circondata dalle macerie di una città devastata affondano gli episodi del dramma: Stabat Mater, Passione secondo Giovanni, Vespro della Beata Vergine, Lustrini. Le vicende citano le scritture evangeliche che travestite e deformate affiorano per lampi e investono con l’afflato del sacro le miserie di poveri cristi di oggi, destinati per un verso o per l’altro al sacrificio del Golgota. Nei quattro drammi estratti da una realtà metropolitana invasa dalla povertà, ignorata e senza speranza di difesa, inveisce e si agita a vuoto fra sconcezze e turpiloqui il popolo delle panchine, della prostituzione infima, della povertà, dell’alcolismo. È un brandello di umanità dalla sensibilità cicatrizzata, pittoresco e abbagliante, segnato dalla follia fino alla trasfigurazione. Si intravede, steso sulla barella dopo il suicidio, un giovane convertito alla prostituzione con accanto un padre goffo e grottesco chiamato per il riconoscimento (un poderoso Mauro Avogadro) che invano lo aveva messo in guardia di fronte alla morte annunciata. C’è il matto maciullato dall’elettroshock che ruota sempre intorno alle stesse parole e agli stessi gesti fino a rivestirli di una ambigua santità (Valter Malosti, a suo agio nella follia). E rifugiata in una cabina sbilenca ai piedi della collina che reca infissi i tre pali simboli del supplizio di Cristo, la signora Maria Croce sproloquia con i colori della volgarità in favore del figlio “nelle grane per i rabadàn della politica” (Maria Paiato in negligè, vestaglie e ornamenti vistosi è impagabile nella sua sguaiata fisicità). Infine nel capitolo ‘Lustrini’ si contemplano i due ladroni gay, un fantastico Michele di Mauro senza freni con Mariano Pirrello, che muore di freddo e di amore con soave e isterica trepidazione.

Recitazioni magnifiche, vigore e spietatezza del testo, scenografia stupefacente dei giovani e già celeberrimi Botto & Bruno, costumi sgargianti e pazzi, luci e musiche di gran qualità.



(16 giugno 2009)

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