PAOLA, PENSIERI E PAROLE IN LIBERTÀ/Madri e il silenzio assordante di quelle magliette rosse...
Madri e il silenzio assordante di quelle magliette rosse …che scopriamo nei bambini, quali indumenti non casuali, ma scelti quali vessilli di vita per i lunghi viaggi della speranza .
Le mamme che iniziano dall’Africa, e non solo , quel lungo
Lunedi, 02/07/2018 - PAOLA, PENSIERI E PAROLE IN LIBERTÀ/ Madri e il silenzio assordante di quelle magliette rosse... che scopriamo nei bambini, quali indumenti non casuali, ma scelti quali vessilli di vita per i lunghi viaggi della speranza
Le mamme che iniziano dall’Africa, e non solo, quel lungo e dannato viaggio che chiamiamo migrazione, o che decidono di farlo intraprendere da soli ai loro bambini. Probabilmente hanno raccolto da quella misteriosa radio fante che fa camminare messaggi di bocca in bocca, diffondendo qualche notizia, anche se non tutte purtroppo, che è utile che i bambini, per risultare visibili il più possibile ed emergere, pur sommersi nella calca degli adulti, indossino preferibilmente una maglietta rossa e comunque qualche indumento di colore rosso o affine.
Quei viaggi, dai racconti drammatici di chi arriva, scopriamo essere lunghissimi, tra sabbia dei deserti e sabbie e acque del mare Mediterraneo e la violenza dei commercianti di esseri umani.
Viaggi dove bambini con le loro madri camminano o addirittura nascono, persino per violenze subite dalle donne nel trasbordo, o drammaticamente muoiono e lo fanno segnalati da quel piccolo vessillo rosso che dovrebbe in qualche modo “proteggerli”.
Difficile, doloroso eppure necessario e doveroso, ora che abbiamo capito, immaginarsi l’angoscia, la premura, la ricerca di quel qualcosa di rosso che ogni mamma, in partenza, lavora e si impegna per procurarlo magari in più pezzi. Mamme che in questo loro atto che abbiamo scoperto di tante, tantissime, divengono per noi che ne parliamo” MADRI “, nel senso più mitico e sacrale di questa parola. Donne in difesa della vita dei loro figli ma dei figli della terra.
Madri che praticano cura amore per chi ha diritto al futuro.
Madri che non si pensano come cose, come oggetti qualunque, come sembrano sempre più spesso trattarle diversi potenti della terra, ma persone che difendono persone bambine/i e il diritto al domani.
Era settembre 2015 quando il corpicino di Alan o Alyan, bimbo siriano, fu depositato dal mare forse con un'onda pietosa su di una spiaggia Turca. Una foto scattata da una fotografa fece il giro del mondo e quel molto discutibile sentimento umano che si smuove e apre il cuore solo se l’occhio vede, salvo far retro marcia velocemente, fece sgorgare vergogna emozioni, buoni propositi presto cancellati.
E nell’occasione nessuno rilevò, o comunque non fu sottolineato come significativo, quel rosso della maglietta di Alan.
Sono passati tre anni, tanti altri bambini sono caduti, nel silenzio, come in una guerra combattuta dai più poveri e deboli per una vita.
In Italia, che di grandi e bambini ne sono stati salvati in migliaia, fatto di cui essere orgogliosissimi, è cambiato molto e oggi salvare grandi e piccini non è più un obiettivo ma un demerito.
La nuova parola d’ordine attuata da questo Governo Italiano è non facciamoli arrivare, così” impareranno” a non partire.
Orrore di un ragionamento che ci auguriamo non prenda sempre più piede.
Ma tornando per qualche riga a quelle magliette rosse della squadra della vita, proprio solo pochi giorni fa, alla fine di giugno, tre bimbi piccolissimi morti in mare d opo un naufragio sulle coste della Libia ,con le loro magliette rosse sono stati portati a riva . Non sappiamo nulla delle loro madri nè del resto dei loro familiari, forse morti a loro volta.
Credo, però, che non essendo utile parlare sempre della globalità di un problema, questa notizia di nicchia delle magliette rosse, peraltro incredibilmente segnalata e interpretata, o comunque condivisa, per quanto io abbia letto solo ultimamente arricchisce pensieri ed emozioni in più direzioni.
Vorrei proprio partire dal coraggio e dalla speranza delle donne sole, e madri, per le quali quel viaggio quadruplica i rischi in termini di violenze possibili e di fatiche, anche superiori quando non sono da sole. Eppure non si arrendono e, oggi, appaiono sorelle delle donne che in America vanno marciando contro Trump e l’ingabbiamento che ha organizzato per i bambini sudamericani, dividendoli dai propri genitori illegalmente entrati nel paese. Tutto questo ci chiama e ci costringe a riflettere come sia interessante ripartire forse proprio dalle donne, da noi donne, dalla capacità di determinazione che spesso si manifesta in modo collettivo.
Pensare e sperare questo non è nè semplice nè scontato in un momento così complesso e di divisioni profonde come non mai, rispetto agli orizzonti di prospettive immaginati e scelti, nel mondo, dalle le persone.
Per me, però, che alla forza reale e potenziale di noi donne non ho mai voluto smettere di credere, nonostante infinite contraddizioni che attraversiamo, proprio la “riscoperta” del coraggio e della speranza, ripeto, delle madri delle magliette rosse per un verso mi stimola ad essere più che mai protesa a seguire, comprendere, con realismo, questi viaggi, di cui le ”quote “ femminili, leggendo, sembrano sempre in aumento, sia come famiglie, che come singole, e dall’altro a cercare e suggerire un rinnovato dialogo e confronto femminile per capire se davvero c’è qualcosa che ci può utilmente unire contro quell’egoismo dominante dei più forti che sta mettendo a rischio elementi di aspirazione a una civiltà nel mondo, che dovrebbe essere di tutti.
E questo al di là delle demagogia, ma con una seppur difficile progettualità politica democratica.
Tornando così a un cuore che non sia solo un muscolo grigio, e un cervello che ragioni per il bene di tutte e tutti, pur tra se e ma, riconoscendo che ogni uomo o donna sono simbolo e parte dell’umanità tutta.
Paola ortensi 2 luglio 2018
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