Mercoledi, 20/03/2013 - 21 marzo: è la primavera di ALDA MERINI
Ricordo di Tonino GUERRA, dialettale, internazionale,
amico e sodale di MICHELANGELO ANTONIONI
di Maria Cristina Nascosi Sandri
Il 21 marzo, primo giorno di primavera segna quest’anno quello che sarebbe l’82° compleanno della indimenticabile poetessa Alda Merini che qui vogliamo brevemente ricordare omaggiando, al contempo, il primo anniversario della scomparsa di un altro grande, Tonino Guerra, amico e collaboratore e molto più per Michelangelo Antonioni.
Di lui, recentemente, ha scritto il cine-critico Farinotti:
“….Era un romagnolo di provincia e quella sarebbe sempre stata la sua cultura (….) Dopo l'8 settembre del '43 si ritrovò in un campo di concentramento in Germania e divenne il ‘tutore’ di tanti romagnoli che volevano sentire il loro dialetto. E Tonino scriveva e scriveva poesie in lingua dialettale romagnola (…)”.
Eh, sì, aveva provato anche il campo di concentramento.
Maestro elementare, nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale venne deportato in Germania e internato nel campo di Troisdorf.
“Mi ritrovai con alcuni romagnoli che ogni sera mi chiedevano di recitare qualcosa nel nostro dialetto. Allora scrissi per loro tutta una serie di poesie in romagnolo”.
Raccontava così dell'origine della sua vena poetica.
Dopo la Liberazione si era laureato in Pedagogia presso l'Università di Urbino (1946), con una tesi orale sulla Poesia Dialettale. Fece leggere i suoi componimenti al rettore, Carlo Bo. Ottenuti riscontri positivi, decise di pubblicarli, a sue spese. La raccolta s'intitolava «I scarabòcc» (Gli scarabocchi) e Bo ne redasse la prefazione. Diventò membro di un gruppo di poeti, «E cìrcal de giudèizzi» (Il circolo della saggezza), di cui facevano parte anche Raffaello Baldini e Nino Pedretti.
Per anni conobbe la Russia con la seconda moglie di là, Lora ed è proprio quella Russia che gli ‘insegna’ a scrivere la FAVOLA: il vivere in quella terra complessa lo iniziò al vivere tra realtà e sogno, tra passato e presente fino a riconoscere un nuovo sé o, meglio, un altro da sé, ed un nuovo modo di scrivere.
E la levitas di quel nuovo universo, sospeso tra l’onirico ed il narrativo teneramente pervade L’AQUILONE, favola atemporale scritta a quattro mani con Michelangelo Antonioni, pubblicata nel 1982 da Maggioli con 8 tavole colorate di Nicolai Ignatov.
Una favola nata dalle desertiche pianure assolate dell’Uzbekistan, poi riedita in folio nel 1996 per i tipi di Delfi, illustrata grandiosamente da Vladim Medzibouskiy.
Ma la favola non diverrà mai film, come previsto: dopo il trionfo del 1995 alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Tonino Guerra si disse certo che: “… non sarà questo l' ultimo film di Antonioni: ora ci aspetta "L' aquilone", una favola scritta insieme che avrà per sfondo la Russia ‘calda’ dell' Uzbekistan”. La conferma del progetto veniva da Felice Laudadio, già promotore e produttore dell' opera firmata Antonioni –Wenders.
“E' sicuro, il nuovo film si farà e con gli stessi produttori…”, ancora Tonino.
Le riprese del film, dopo innumerevoli ostacoli, sarebbero dovute iniziare nell'autunno 2007, con la regia di Enrica Fico, ma oggi sappiamo che quella bella favola rimase sogno: Michelangelo c’aveva lasciato pochi mesi prima, a fine luglio 2007.
Però siam certi che ora, insieme, Tonino e Michelangelo s’inventano nuove favole vere in un bellissimo luogo che, di sicuro, assomiglia al grande assolato, ombroso Uzbekistan…
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