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2009 l’Afghanistan alle urne - di Simona Lanzoni / Pangea *

2009 l’Afghanistan alle urne - di Simona Lanzoni / Pangea *

l’Afghanistan alle urne per la seconda volta dopo la caduta dei talebani. Non si respira più l’aria di speranza e di partecipazione del novembre 2004, quando milioni di uomini e donne afghani avevano dimostrato al mondo di poter ancora sognare...

Giovedi, 20/08/2009 - Ieri come oggi diversi ordigni sono esplosi a Kabul, continua la politica di intimidazione per impedire alle persone di andare a votare con tranquillità, anche il giorno prima delle elezioni.

Non solo i Talebani ma da tutti coloro che devono salvare qualche pezzo di potere indipendentemente dalle elezioni stanno muovendo le loro pedine.

ISAF, Nato, truppe USA, niente sembra scalfire il sistema militare multi teste, multilivello e multistrato organizzato in Afghanistan tra i signori della guerra, i narcotrafficanti, i gruppi insorgenti , Al Qaeda, l’ISI (servizi segreti pakistani), con la connivenza delle politiche internazionali e nazionali che volenti o nolenti hanno rafforzato il loro sistema.

I talebani dopo un lungo silenzio rispetto alle elezioni, negli ultimi dieci giorni hanno annunciato esplicitamente presso moschee, nei bazar, volantinando e aprendo frequenze radio illegali che non si deve andare a votare, le votazioni sono un metodo importato dagli infedeli, e puniranno chi disobbedirà.

Tra le minacce della campagna di intimidazione contro le elezioni i talebani hanno annunciato che i seggi elettorali saranno attaccati il giorno delle elezioni, vi sono 200 uomini pronti a farsi esplodere. Le persone che andranno a votare saranno riconosciute dall’inchiostro indelebile che avranno su una delle dita della mano, a loro verrà tagliato il dito. (Per identificare e registrare le persone al seggio elettorale o si dovrà firmare o si dovrà lasciare l’impronta digitale, l’85% della popolazione è analfabeta).

Accanto alle minacce degli insorgenti si parla in maniera sempre più pressante di frodi. Per 10, 20, 30 dollari le persone vendono le proprie carte elettorali a chi organizza il commercio dei voti in maniera da “delegare” qualcun altro domani al diritto di voto. Ironicamente ciò risolverebbe la minaccia talebana del taglio del dito.

Le nostre college afgane di Fondazione Pangea a Kabul ci spiegano che la gente comune vive questi ultimi giorni pre elezioni nel terrore di tornare al periodo dei Mujahiddin, (’92-’95) quando tutte le fazioni di guerriglieri locali si sparavano radendo al suolo il paese, o sotto i talebani (1996-2001) nella repressione ancora più feroce di quella che hanno vissuto.

Il clima che si respira nel paese è di paura e di attesa, nessuno si muove.

Si deciderà il giorno stesso se andare a votare, nessuno vuole rischiare di perdere la vita per dei candidati che non incarnano le speranze di pace e ricostruzione del Paese. Questa volta il gioco non vale la candela pensano in molti.

In termini di importanza la diatriba si svolgerà tra Karzai, attuale Presidente, rappresentante dei Pashtun e Abdullah Abdullah, ex consigliere fidato di Massud ed ex ministro degli affari esteri sotto Karzai. Seguono per ordine di importanza tra i candidati l’ex ministro della pianificazione economica Bashardost e l’ex ministro delle finanze Ghani. Da 41 candidati si è arrivati a 36.

Il Pakistan sostiene la candidatura di Karzai.

E le donne chi sosteranno? Su circa 12milioni e mezzo di aventi diritto al voto il 40% saranno donne, ovvero circa 5milioni. Nel 2004 il 42% dei voti era femminile.

L’Afghan Women Network, organizzazione che riunisce le donne leader in tutto l’Afghanistan per l’impegno costante a favore della società civile e dei diritti femminili, ha incontrato e chiesto ai maggiori candidati di pronunciarsi e rendere visibili le loro linee guida politiche in caso di vittoria sui diritti umani e delle donne. Dal 2001 ad oggi le donne hanno fatto molto cammino, anche in Afghanistan, malgrado tutto! Hanno imparato cosa vuol dire fare politica, conoscere le leggi e difendere i propri diritti. Loro non hanno armi e continuano imperterrite a costruire ponti di dialogo e pacificazione con le comunità locali afgane nonché reti di relazioni e scambi di sapere con la comunità internazionale.

Certo sono ancora molti gli ostacoli che devono superare, non ultime le pressioni dei gruppi politici più conservatori, per questo motivo è fondamentale sostenere il loro sforzo ed amplificare la loro voce in questo momento, perché il passato non si ripeta ed il futuro “migliori”…



Qualche dato in più:

  • Sono 34 le province che andranno al voto in 7000 seggi elettorali. 100 sono stati chiusi per problemi di sicurezza. 182 seggi sono ospedali, centri sanitari locali, dispensari, etc.

  • Saranno 160mila gli osservatori elettorali accreditati per queste elezioni, copriranno il 70% del territorio, il restante 30% resterà scoperto in quanto si rischiano seri attacchi. 

  • In 21 provincie uomini dei villaggi (tribesmen) possono registrarsi presso le autorità locali dichiarando la propria arma da fuoco per poter contribuire ed assicurare il regolare svolgimento delle elezioni, proteggendo la propria popolazione locale da attacchi esterni e collaborando con le milizie e le autorità locali, sono pagati 160 dollari al mese.

  • Sono 100mila le milizie internazionali, tra forze US e NATO, presenti sul territorio afgano, sono 75mila gli afghani che fanno parte della polizia e dei militari.

  • Obama sta pensando di inviare altri 30mila soldati.


* Simona Lanzoni - Direttrice Progetti Fondazione Pangea onlus

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