Martedi, 24/04/2018 - PAOLA, PENSIERI E PAROLE IN LIBERTÀ / La Giornata della TERRA e il Natale di ROMA
La TERRA e ROMA unite nel nostro calendario d’aprile ci richiamano all’umana responsabilità di lavorare all’idea di eternità!
La settimana scorsa si sono susseguite una dietro l’altra, il 21 e 22 aprile, due ricorrenze davvero evocative: il Natale di Roma e la Giornata mondiale della Terra. E così, per quello strano gioco della mente che, talvolta, ci conduce attraverso pensieri e parole in libertà, mi sono venute in mente idee e riflessioni che forse “per assurdo” uniscono e coniugano le due realtà. Un semplice ma intrigante aggettivo mi ha acceso una concatenazione di pensieri che vi “racconto”, con il desiderio di stimolare e leggere altre riflessioni sul tema.
L’aggettivo in questione, complice di notevole azzardo e peraltro coniato al femminile, e che al di là della grammatica rappresenta motivo di riflessione, è “eterna”, come viene definita ROMA in modo esagerato ma fortemente simbolico. Quale riconoscimento (fino ad ora) alla città che a quasi 3000 anni dalla sua fondazione, coi suoi monumenti, vestigia, documenti e cultura mostra ancora la forza, la grandezza di una civiltà e testimonianza di un grandioso passato dell’Occidente, che può essere affiancato ad altre esperienze analoghe di civiltà di altre parti del mondo. Eternità, un concetto certamente simbolico ma che vuole evidenziare, attraverso testimonianze di cui ancora godiamo, il racconto di una incredibile umana grandezza. Una grandezza che oggi vediamo, però, a rischio sempre più serio.
ROMA, per chi la vede e vi convive ogni giorno in quella che è la sua visibile testimonianza e memoria del passato, che racconta dagli antichi romani allo svolgersi dei secoli l’umano ingegno, sembra oggi perdere la sua “eternità” e sfaldarsi, disfarsi silenziosamente.
Un'“eternità” messa in discussione dalla mancanza di adeguata cura, amore e responsabilità nei confronti di questa testimonianza di umana capacità che si affianca, nel mondo, ad altre di uguale potenza. Un'eternità ancora, tornando alla ricorrenza del 22 aprile che, con ben altro significato, siamo nati pensando appartenesse alla TERRA. Una TERRA che invece ha avuto bisogno addirittura di una giornata speciale per ricordarne la fragilità e il rischio a cui stiamo sottoponendo la sua eternità, affatto scontata.
L’umanità, di generazione in generazione, della TERRA deve assumersi responsabile cura e riflettere sulle difficoltà evidenti da cui è attraversata. Difficoltà create da umana irresponsabilità e che, a fronte dell’inquinamento dell’aria, del suolo, dei mari, dell’acqua e di una crescita esagerata dei rifiuti tossici, della desertificazione frutto di uno stravolgimento degli equilibri, ci pongono di fronte ad una messa in discussione della sua eternità; il che corrisponde alla stessa vita della civiltà umana.
La TERRA e ROMA, due entità dall’importanza, dalle radici, dalla “storia” certo, così incredibilmente diversa ; l’una identificabile quale esempio dell’umana intelligenza e capacità creativa e costruttiva, l’altra dono misterioso dell’universo. Entità oggi unite attraverso gli appuntamenti del calendario, dalla messa in discussione di un'idea di eternità che ne ha definito nel tempo, rispettivamente: ambizioso auspicio per ROMA e la sua storia e certezza di un destino per la TERRA. Immensa dunque la nostra responsabilità umana che davvero ci auguriamo mostri capacità e consapevolezza di esprimere scelte che garantiscano l’eternità della TERRA, a tutt’oggi unico pianeta conosciuto in grado di accoglierci e pur con tutte le ovvie differenze sostanziali. ROMA testimonianza, ancora, di millenni di umana ambizione di puntare all’ambiziosissima ”costruzione” dell’eternità. Entrambe dunque simbolicamente dipendenti dalla responsabilità degli esseri umani che ROMA hanno costruita e la TERRA hanno avuto in dono. Ed è così che il compleanno di ROMA e la Giornata della TERRA pongono, nel metodo, seppur nella indefinibile ovvia diversità dell’importanza, una comune urgente decisione di lavoro di cura. Un lavoro di cura che tornando a quel femminile che la TERRA e ROMA grammaticalmente richiamano ci responsabilizza una volta in più all’essere agenti positive di sviluppo e civiltà.
Paola ortensi
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