Lunedi, 09/04/2018 - PAOLA, PENSIERI E PAROLE IN LIBERTÀ / Li Wenzu, la piccola donna coraggiosa
Spigolando fra le notizie che i giornali ci hanno “raccontato “ nella settimana dopo Pasqua, ancora una volta con un protagonismo femminile, ce ne sono due che mi hanno attratto e a cui ho dedicato una lettura e un ascolto attento.
Una riguardante la morte di Winnie Mandela, un personaggio così significativo e alla prova della morte riconosciuto e onorato dalla gente - da tanta della sua gente - nonostante le ambiguità dell’ultima parte della sua vita in cui ha ricevuto accuse di violenza, corruzione etc. Una storia, però, quella della moglie di Mandela, in cui non mi sento adeguata a scriverne ma che sono contenta di ricordare a noi tutte per il posto importante che la storia, in ogni caso - nonostante la sua personalità controversa e modificatasi nel tempo leggendo i giornali e ricordando il funerale del suo allora ex marito Nelson Mandela- le ha già assegnato.
Passo rapidamente allora all’altra notizia, che riguarda la coraggiosa iniziativa di Li Wenzu, moglie dell’avvocato Wang Quanzhang, probabilmente detenuto nelle carceri cinesi dall’agosto del 2015, senza che di lui si abbiano più notizie. Per porre il problema all’attenzione internazionale sperando che questo aiuti una svolta e che le autorità cinesi diano notizia di suo marito, accusato di “aver messo seriamente a repentaglio l’ordine sociale nazionale“, in quanto attivista oltre che uomo di legge che accettò di difendere persone sgradite al regime, persone che avevano denunciato violenze della polizia o che aderivano ad un culto (Falun Cong) non riconosciuto e perseguito dalle autorità del Paese. La moglie di Wang ha deciso, dopo aver depositato alla Corte suprema l’ennesimo reclamo ufficiale, di percorrere a piedi i 100 km che da Pechino la porteranno verso la fine della settimana a Tianjin, la citta dove si trova la prigione in cui il marito sarebbe rinchiuso.
Li Wenzu, che nel suo percorso è accompagnata da un'altra moglie di attivista Li Heping, condannato a tre anni, è preoccupatissima per la sorte, la salute e le sofferenze del marito per la cui vita ha anche paura essendo l’unico di cui non si sono avute notizie dopo gli arresti avvenuti a seguito di una retata che ha coinvolto circa 200 persone 1000 giorni fa. Le speranze per questa donna coraggiosa partita, dopo aver lasciato il figlioletto, per una missione che non possiamo e vogliamo considerare impossibile, sono che riesca a trovare un risalto maggiore ed una solidarietà fattiva nella nostra stampa e informazione. Per ora, per quanto si cerchi anche su internet, sembra essere stata lasciata al suo destino dopo la partenza. Li Wenzu fida in un'attenzione internazionale almeno di chi ancora crede nella democrazia e libertà.
Vorrei dire anche, come donne, che in questo gesto riconoscessimo, condvidessimo e diffondesimo parole e commenti anche per quello che è un importante e coraggioso atto d’amore e di cura, oltre che politico. Una moglie che, oltre l’affetto, ci sottopone l’importanza della difesa a ogni rischio dei diritti civili, consapevole del rischio che corre e che non a caso non le ha fatto dichiarare il percorso che sta compiendo per il timore di essere fermata dalla polizia che la controlla.
Più le tensioni e i problemi divengono grandi e terribili nel mondo, come l’ennesimo massacro di civili in Siria, solo per citare l’ultimo (mentre scrivo) terrificante, portato con agenti chimici, più dobbiamo rispondere alla domanda cosa posso fare io nel mio piccolo spazio.
Almeno informarsi e parlare, dico io. E' il minimo. Esprimere il proprio dissenso o consenso negli incontri del nostro vivere, sollevare riflessioni, relazionarci con altri che hanno voglia di guardare in grande partendo dal piccolo, che è poi una delle tante suggestioni della politica che, come non mai, oggi ha bisogno di un rilancio consapevole della gente e non di deleghe senza anima.
E allora a Li Wenzu, la piccola donna che è riuscita con la propria tenazia a varcare per sé e suo marito il muro del silenzio, dobbiamo attenzione e interesse sperando che le trasmettano gocce di energia di cui ha tanto bisogno, come noi abbiamo bisogno di ispirarci al coraggio che ricorda l’allegoria di Davide e Golia.
Paola Ortensi
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