Sabato, 27/01/2018 - PAOLA, PENSIERI E PAROLE IN LIBERTÀ/ Il tragico deragliamento del treno Cremona - Milano e la vita amica della gente che va ..
Tre donne muoiono, e le loro vite narrate nei particolari sui giornali ci testimoniano in qualche modo la vita di tutte e tutti quelli che erano su quel treno, di cui divengono loro malgrado testimonial di una tragedia dalle dimensioni insopportabili.
Ida Milanesi, Giuseppina Pirri, Pierangela Tadini sono le tre donne la cui vita è stata cancellata dal deragliamento del treno Cremona – Milano Piazza Garibaldi.
Queste morti - feroci, ingiuste, terribili e molto probabilmente evitabili - ha portato l’informazione a raccontarci le loro storie in modo dettagliato. Ed è leggendo delle loro vite che mi è venuto spontaneo mettere a fuoco alcuni pensieri che, pur nell’ovvietà, non mi sembrano scontati e del tutto superflui e che per questo avverto importante evidenziare, in rappresentanza anche di tante e tanti altri passeggeri di cui non abbiamo e non avremo notizie altrettanto precise e di cui forse non sapremo mai le incancellabili conseguenze del disastro che hanno vissuto fisicamente e psicologicamente.
E allora...
Ida, neurologa stimata e “amata “ dai suoi pazienti per la dedizione e la cura nei loro confronti. Alessandra, impiegata così legata alla sua famiglia da essere, come spesso accadeva, al telefono al momento dello schianto con sua mamma, tanto da raccontarle cosa stesse avvenendo e sentire per ultime proprio le parole di sua madre che le suggeriva di buttarsi a terra. Pierangela, impiegata in ospedale in viaggio come ogni mattina con sua figlia Lucrezia, entrambe dirette al lavoro in ufficio e a scuola.
Queste 3 donne, e quanto di loro abbiamo imparato, seppure con il pudore dovuto nella situazione terribile in cui le abbiamo “conosciute”, rappresentano l’Italia che va. Quell’Italia che nel quotidiano costruisce, lavora, progetta, che ha relazioni, affetti, famiglia, che affronta problemi e trova soluzioni, che soffre, si arrabbia, sogna e spera.
Quell’Italia silenziosa, laboriosa, quella spina dorsale a cui dobbiamo di essere ancora un grande paese.
La gente di ogni giorno. In questo caso specifico 3 donne con le loro vite di figlie, madri, mogli, ma che potremo e, ci tengo in questo caso a sottolinearlo, riproporre se mi fossi ritrovata a parlare di uomini.
Le pendolari, i pendolari, tra vita di lavoro e d’affetto e di problemi. Gente di tutti i giorni la definirebbe qualcuno, se non fosse stata la tragedia del treno a svelarci la ricchezza e complessità del loro quotidiano.
E invece è proprio di un'umanità come la loro, orgogliosa del proprio impegno, come ci racconta la storia di Ida, che lascia orfani disperati i suoi pazienti e la sua famiglia, orgogliosa di aver trasmesso a sua figlia ,insieme al marito, la passione della medicina come una missione. La storia di Giuseppina, che ha raccontato 'in diretta' il deragliamento alla mamma, che è corsa sul luogo del disastro e che, avuta la conferma della tragedia, si è chiusa nel silenzio fumando una sigaretta a fianco di un padre marito operaio in pensione.
La storia di Pierangela, sul treno con la sua ragazza, Lucrezia.Quella figlia, ci raccontano i giornali che, dopo la separazione dal marito era la sua vita il suo orizzonte e che non è facile immaginare come potrà farsi una ragione di essere sopravissuta, avendo perso la mamma a un soffio da lei.
La normalità e la storia di queste vite, che comunemente non fanno notizia e che solo la tragedia ci racconta.
Ho voluto soffermarmi su queste 3 donne quali testimonial insostituibili dei 50 feriti delle centinaia di passeggeri di cui non sappiamo notizie precise e che risultano feriti nel corpo e nella mente ai quali è stata strappata la serenità, la sicurezza e la salute per un tragico avvenimento che poteva presumibilmente essere evitato.
E allora, non rimuovendo l’orrore di questo deragliamento, dobbiamo conservare e difendere la memoria e il pensiero per tanti esseri umani, uomini e donne del tutto simili a noi, pendolari per necessità che affidano la loro vita ogni giorni a un paese che chiedono sia all’altezza di accompagnarli in quel ritmo che li porta quotidianamente a organizzare vite complesse dove senza sosta va avanti la ricerca di un equilibrio tra normalità e straordinarietà, lavoro, affetti, interessi progetti speranze e delusioni e poi di nuovo speranze, preoccupazioni e gioie.
Vite che è inaccettabile siano spezzate da una rotaia forse sottostimata. Vite che, pur non conoscendo, immaginiamo con certezza fossero ricche di futuro come simbolicamente ci hanno raccontato a nome di tutte e tutti le vite di Ida, Pierangela e Giuseppina
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