Lunedi, 22/01/2018 - PAOLA, PENSIERI E PAROLE IN LIBERTÀ. Madri Coraggio - ancora - ci chiamano a riflettere
Parlare di madri coraggio è davvero tema difficile e delicato. Forte il rischio di cadere nella retorica, di ripetere concetti già detti e superati, di non tenere conto che forse essere madre è di per sé un atto inconfutabile di gioia e coraggio sempre, ed ancora di avere presente di come il termine sia stato usato e accettato in momenti di denuncia collettiva forti e impegnativi della storia anche recente. Come quando per anni abbiamo assistito alle madri di Plaza de Mayo che in Argentina denunciavano costantemente gli orrori della dittatura e della sparizioni dei propri figli e nipoti.
Eppure a Napoli una serie di avvenimenti recenti ripetutamente “raccontati“ dall’informazione, come quelli dei ragazzi massacrati da baby gang di loro coetanei, mi hanno portato a pensarci con insistenza e a condividere con semplicità alcuni dei miei pensieri e degli interrogativi che mi pongo e a cui non può esserci una risposta individuale o personale.
A Napoli, una volta in più, dei giovani come Arturo accoltellato alla gola da una baby gang o Gaetano massacrato di botte e altri hanno imposto alla nostra attenzione le loro madri decise a scendere in campo, darsi coraggio e battersi perché il problema delle baby gang sia preso fortemente in considerazione e affrontato; lo hanno fatto, contemporaneamente, misurandosi a ragionare intorno a quanto loro stesse in prima linea per dolore e angoscia possano fare di utile unendosi.
Madri che percepisco subito, come sorelle di quelle madri della terra dei fuochi, che da alcuni anni si battono, senza stancarsi per il risanamento di un territorio che ha ammalato e ucciso, diffondendo tumori e altre malattie, troppi dei loro figli bambini.
E poi, contemporaneamente alle baby gang, eccoci a leggere di Crotone; dove viene ucciso Giuseppe Peretta per difendere sua mamma Katia, presidente di un'associazione, “Libere Donne”, impegnata contro la violenza di genere. L’assassino è un vicino di casa, convinto di essere spiato e sparlato. Ma quanto ci riporta al nostro filo conduttore di madri coraggio è sapere che mamma Katia decide, sommersa dal dolore, di continuare nella sua Associazione, convinta che suo figlio Giuseppe questo le chiederebbe di fare.
E queste sono madri che ci raccontano della loro battaglia nel ruolo che sentono di madri, appunto.
Come ce lo dice ancora una volta a Roma, proprio in questi giorni, Elena Improta all’ennesimo capitolo di lotta attraverso lo sciopero della fame perché a suo figlio Mario, 28 anni disabile grave, chiede che venga garantita un'assistenza che gli permetta una vita civile, sia per necessità primarie, che per il diritto a un sostegno a una vita possibile nella malattia. Sostegno che è stato interrotto dalle autorità pubbliche perché era troppo difficile intrattenerlo, Mario ; giocarci e altro per riempire il suo tempo. Alla rivendicazione di mamma Elena di una dignitosa assistenza diurna, si sono unite altre madri che, con problematiche analoghe, chiedono altrettanto impegno a una vita complessa per figli che hanno bisogno di un aiuto a vivere e non solo esigenze primarie, che peraltro madri e famiglie affrontano in maggioranza con fatica e coraggio senza parole.
Ed a questi fatti che si impongono, vi sono infinite storie parallele di madri silenziose ma che possiamo immaginare impegnate strenuamente. Ed è proprio per rimanere legata in qualche modo all’attualità di cui ho scritto che mi interrogo su cosa mai penseranno altre madri forse nella loro impotenza, dei ragazzini coinvolti nelle baby gang una volta scoperta la violenta attività dei loro figli.
Ed ancora cosa potremmo dire o condividere con la madre della giovane che ha rivelato in un tema di essere stata abusata dal padre. Padre e marito che, scoperto, non ha retto la vergogna e si è ucciso lasciando una famiglia distrutta. E la madre che dice che forse non tutto ciò che era scritto era vero, come potrà da sola essere all’altezza del compito tragico che si trova ad affrontare con le sue figlie nel futuro.
Non so se sono riuscita a dare il senso dei miei pensieri, ma è come se avvertissi che dovremmo, con coraggio, anche noi riprendere in mano questo tema, difficile e complesso, che è quello dell’insopprimibile senso di responsabilità e di obbligata responsabilità e coinvolgimento “materno” che non si annulla mentre discutiamo necessariamente che i genitori sono due e che dobbiamo parlare di famiglia, di scuola e società. Le madri coraggio sono forse qualcosa che esiste al di là delle nostre sane aspirazioni di coinvolgimenti famigliari complessi e con cui non possiamo di fare a meno, con una sorta di umiltà culturale, come donne di confrontarci e di ragionare come pensarlo e ripensarlo e sostenerlo in modo consapevole questo dato reale, mentre pur auspichiamo parallelamente che altre risposte maturino….
Paola ortensi
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