Sorrisi, gioia di esserci, balli e colore. Incroci magici di differenze che hanno mostrato come sia possibile trovare un comun denominatore su cui costruire le basi di una nuova civiltà politica e sociale. Queste sono state le piazze italiane, oggi. Piene di donne e di uomini, di giovani e di famiglie. Tutti insieme per dire ‘BASTA’, perchè la misura è colma e perchè oltre il limite, già superato, non si accetta di vivere. Resterà per molto tempo una giornata memorabile, questo 13 febbraio, che ha unito generi e generazioni, identità e pluralità, singoli e gruppi con presenze spontanee e autogestite, che hanno obbedito solo alle singole coscienze e che - tutte/i insieme - hanno capito il senso profondo della convocazione. Non c’è stato bisogno di grandi discorsi. La paginetta dell’appello “Se non ora, quando?” era scarna, essenziale. Ma tutte/i hanno capito immediatamente che l’adesione non era data alle parole, bensì al senso dell’iniziativa. La risposta, da Palermo a Torino, delle circa 250 piazze è stata all’unisono, a dimostrazione che l’Italia è molto più unita di quanto non appaia o non sia narrata. Le parole delle donne hanno conquistato la scena pubblica con la forza e l’autorevolezza che meritano. E sono state parole politiche, dal sapore antico ma al tempo stesso modernissime. Dignità, hanno chiesto le donne, e rispetto, prima di tutto per se stesse. Ma anche per le leggi ignorate, per le istituzioni violate, per la prepotenza dentro e fuori i palazzi del potere, per lo sconcio della mercificazione di tutto e tutte/i. Il 13 febbraio 2011 le donne italiane scritto una pagina importante della storia del nostro Paese, dicendo che indietro non si torna perchè è l’avvio di qualcosa che darà frutti e che nutrirà il nostro futuro. “Convocheremo gli stati generali delle donne” ha detto Francesca Izzo - tra le organizzatrici dell’iniziativa - in chiusura dell’appuntamento romano salutando la folla radunata in Piazza del Popolo. Le donne hanno parlato di politica e alla politica, con un metodo e un linguaggio nuovo. Forse siamo già nel futuro, grazie alle donne che con grazia e determinazione hanno detto: è la nostra ora.
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