Lo diciamo in tante, da molti anni con la fatica quotidiana di tenere aperti spazi di confronto, di riflessione, di analisi, di proposte, di iniziativa politica. Spazi materiali e simbolici autonomi da partiti e schieramenti perché nessun partito, nessuno schieramento ha mai assunto compiutamente la questione del rapporto tra donne e uomini come problema radicale ed ineludibile della politica.
La relazione dispari tra donne e uomini è perciò ancora oggi una questione aperta, per le nostre vite private e per la vita democratica del nostro paese.
Berlusconi ne è un esempio emblematico perché assomma in sé quattro tipi di potere: il millenario “potere maschile”, il potere del denaro, il potere mediatico, il potere politico al massimo livello.
Berlusconi per noi non è rispettabile come uomo né autorevole come premier
Come uomo offende la nostra dignità di donne, la nostra soggettività complessa che non vuole, proprio non vuole, essere ridotta al solo corpo, sia pure giovane e bello.
Ma come uomo offende principalmente la dignità della parte maschile dell’umanità, che secondo noi dovrebbe essere capace di riconoscere e rispettare il valore umano, culturale e politico della differenza che le donne esprimono.
Come premier insulta la nostra dignità di cittadine con le sue bugie (le mani nelle nostre tasche ce le ha messe, eccome!), con una concezione “proprietaria” e antidemocratica della politica e del potere, con i tagli pesanti a quei servizi che rendono civile una comunità e che ci sono costati tanti anni di lotte.
Vogliamo una società solidale, compiutamente democratica, amica delle donne
E lo diciamo
• a tutti gli uomini del nostro Paese
• al mondo dell’informazione che dovrebbe rappresentarci correttamente e darci parola
• a tutte le agenzie educative, scuola compresa, che ancora veicolano un linguaggio sessista e un sapere che ignora il punto di vista e le elaborazioni delle donne
• al potere politico perché provi imbarazzo nel ritrovarsi tra soli uomini
• al mondo del lavoro perché riconosca che “la lavoratrice” non è “il lavoratore” e richide cambiamenti profondi.
Con queste richieste, con questi desideri siamo in piazza
domenica 13 febbraio
per il presente e il futuro nostro e del nostro Paese
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