Maggio 2012 - Gruppo PD Regione Emilia Romagna - Festeggiare adeguatamente il Primo Maggio è l’occasione per sottolineare la centralità della condizione lavorativa nella vita civile dell’Italia.
Marco Monari Venerdi, 06/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2012
Festeggiare adeguatamente il Primo Maggio è l’occasione per sottolineare la centralità della condizione lavorativa nella vita civile dell’Italia. L’articolo 1 della Costituzione infatti recita: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». In un periodo in cui di questo si sta parlando molto, non sempre a proposito, basterebbe un richiamo al cuore della nostra Carta fondamentale, al suo avvio, per rendersi conto di quanto sia importante il tema e come sia inopportuno un certo modo semplicistico di affrontare l’argomento.
E’ dunque per rispetto dell’ospitalità di questo mensile, e non certo per reticenza, che eviterò di ancorare il ragionamento al merito delle questioni in corso di svolgimento, che molto ancora faranno dibattere e che nella fase attuale potrebbero prestare il fianco a polemiche figlie di speculazioni che non aiutano la soluzione dei problemi dei cittadini e, men che meno, dei lavoratori.
La discussione sull’Articolo 18, la riforma delle pensioni e del welfare, il dibattito sulla liberalizzazioni, la questione degli esodati: la cronaca politica degli ultimi tempi è un continuo richiamo alla condizione dei lavoratori, a partire dai dati drammatici della disoccupazione giovanile. Nel panorama complessivo permane al tempo stesso una questione femminile ancora aperta e della quale si legge poco, in Italia, rispetto all’accesso alla carriera, alla parità di trattamento, alla possibilità di conciliare tempi di cura della famiglia e di svolgimento delle mansioni che qualsiasi professione richiede.
E c’è tutto il punto sulla sicurezza sul lavoro che, come nei fenomeni carsici, appare e scompare a ondate cicliche dai titoli di quotidiani e telegiornali: un mese domina, quello successivo pare non essere più una priorità. Le statistiche, ahinoi, ci dicono invece che esso è sempre e più che mai attuale, e che occorre continuare – come ha fatto la Regione Emilia-Romagna – ad aggiornare i propri provvedimenti legislativi per eliminare una volta per la sempre la possibilità che una persona che esce la mattina di casa non vi faccia rientro la sera perché morta in un cantiere, in ufficio, in fabbrica.
La data del Primo Maggio, festa dei lavoratori, è senz’altro quella in cui tutti si soffermano su riflessioni e analisi, si diceva. Ma è nel resto dell’anno - come le redattrici e le lettrici di questo giornale ben sanno - che si misura “lo stato di salute” del nostro Paese sul tema. C’è, infatti, un’analogia con la Festa della Donna: non bastano 24 ore di buoni propositi per dire che siamo una nazione progredita, che molto è stato fatto. Occorre fotografare la situazione negli altri 364 giorni e misurare i (faticosi) passi in avanti, senza lasciarsi scoraggiare da quelli indietro che leggiamo, purtroppo, nelle cronache dei quotidiani.
Il PD, dall’atto stesso della sua fondazione, è impegnato ad accompagnare l’allestimento di un sistema universalistico di tutele sociali a una regolazione più moderna dell’ingresso e dell’uscita dal mondo del lavoro. E’ l’idea di un modello che garantisca un equilibrio dei diritti e che preveda un meccanismo di coesione e non di frantumazione della società. Si tratta di un compito difficile non solo perché siamo alle prese con una recessione globale che dura ormai da quattro anni e che non accenna ad attenuare la sua morsa, ma anche perché i riferimenti - sul piano internazionale - scarseggiano: Stati Uniti ed Europa sono entrambi alle prese con la crisi e quei Paesi (i cosiddetti Brics) che riescono invece ancora a crescere non possono rappresentare un modello in assoluto. Non lo sono senz’altro, nella stragrande maggioranza dei casi, per quanto attiene le tutele dei lavoratori, dei loro diritti, della loro salute, della loro dignità.
Come Consiglieri del PD, Presidente Errani in testa, e come Regione siamo da ben prima del 2008 impegnati su questo fronte. La difesa delle famiglie e dei lavoratori, le misure di contrasto alla recessione, il ricorso agli ammortizzatori sociali e l’affiancamento alle battaglie sindacali per aziende che delocalizzavano pur in presenza di elementi che non giustificavano una dismissione dell’attività (emblematico il caso Omsa): dai bilanci dell’Emilia-Romagna che ogni anno approviamo, alle leggi e ai provvedimenti specifici, alle Risoluzioni e alle Interpellanze proposte e votate in aula, sono numerosissimi gli atti che vanno in questa direzione in modo univoco e cristallino.
Il segretario nazionale Bersani, nell’ultima direzione ha detto, fra l’altro: "Rifiutiamo che il problema del lavoro sia descritto come un problema del PD. Certo, noi siamo quelli che discutono, che frequentano questo tema, che si interessano a questo tema. Noi mettiamo il lavoro nel cuore della nostra prospettiva, del nostro progetto". Senza voler entrare nel dettaglio della discussione nazionale in atto, mi permetto di aggiungere: "Al momento del voto ci ricorderemo tutti che il Pdl ha definito "pericolose battaglie di retroguardia" la difesa del posto di lavoro?".
Marco Monari èPresidente Gruppo PD Regione Emilia-Romagna
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