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È REATO NON RESTITUIRE IL PIUMINO

È REATO NON RESTITUIRE IL PIUMINO

FAMIGLIA, sentiamo l’avvocata - 'Accade con una certa frequenza che il conflitto coniugale dia luogo ad azioni di ripicca e di negazione degli altrui diritti'

Napolitani Simona Lunedi, 19/12/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2011

La singolare condanna del marito per appropriazione indebita trova riscontro nell’ina-dempimento del coniuge separato, il quale ha trattenuto indebitamente alcuni beni di pro-prietà della moglie. L’uomo è stato condannato a tre mesi di reclusione e al pagamento di euro 300,00 di multa per il reato di appropriazione indebita, aggravata dal possesso di cose a titolo di relazioni domestiche e di coabitazione, per essersi rifiutato di restituire alla moglie separata il corredo, costituito da due piumoni, 3 coperte estive e due invernali, 4 to-vaglie, 2 paia di lenzuola e vari set di asciugamani. Accade con una certa frequenza che il conflitto coniugale dia luogo ad azioni di ripicca e di negazione degli altrui diritti, al punto da fare assumere condotte assai riprovevoli sul piano etico oltre che culturale.

Il caso in esame funge da spunto per riflessioni di maggior respiro che racchiudono con-dotte anche più gravi, come ad esempio l’appropriazione di denaro frutto dei redditi co-muni, sottratto alle soglie della separazione, per farlo confluire in conti non rintracciabili ed intestati al solo coniuge che ha svuotato il conto corrente. Si assiste alla sottrazione di beni che costituiscono i risparmi di una vita di lavoro. Va accolta con soddisfazione la suindicata sentenza, in un’ottica di superamento dalla singola fattispecie, per abbracciare comportamenti più rilevanti sul piano umano ed economico. Le decisioni dei Giudici hanno valenza anche sul piano sociale e culturale, hanno un effetto pedagogico: la consape-volezza della probabile punibilità di una certa condotta, funge da deterrente nei confronti di chi ha intenzione di porre in essere un comportamento illecito. Dobbiamo lottare nelle aule dei Tribunali, anch’esse deputate a fare cultura, nella speranza che la vita delle donne possa svolgersi in un mondo migliore.



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