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... ma ne volevamo di più !

... ma ne volevamo di più !

Brave le Ministre ... - dopo la formazione del governo Prodi noidonne ha raccolto i commenti di Margherita Hack, Ivana Monti e Francesca Brezzi. Pubblica inolte le note dell'Udi e di Usciamo dal silenzio

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2006

Governo Prodi/2

Brave le Ministre, ma ne volevamo di più



LE RESPONSABILITA' DEI PARTITI
Margherita Hack, scienziata
"Prodi ha composto un buon governo, ma ha trattato male le donne. Giovanna Melandri o la Rosy Bindi sono state eccellenti ministre e oggi non sono state valorizzate. La Finocchiaro si sarebbe occupata ottimamente di Giustizia e invece le è stato affidato un ruolo che forse è importante, ma che mi pare più onorifico. Prodi è stato costretto, evidentemente, a mediare tra mille esigenze e i partiti, in generale, hanno le loro belle responsabilità. Avrebbero potuto valorizzare le tante e profonde competenze delle donne. Ora la nave è avviata e guardando al futuro direi che le donne devono tirare fuori più grinta e pretendere ciò che meritano".


POCHE RISPETTO ALLE ATTESE
Ivana Monti, attrice
"Spero che il governo Prodi possa emanare al più presto una nuova legge elettorale per evitare che in futuro si ripetano queste situazioni. Le donne nominate Ministro le conosciamo e sappiamo che sono eccellenti. Ci hanno avvicinato alla politica: quando le vediamo in televisione non le sentiamo autoreferenziali ma cogliamo la loro passione. Sono poche rispetto alle attese e alle promesse ma la qualità è alta".


QUALE IL RUOLO DELLE DONNE NEI PARTITI?
Francesca Brezzi, professoressa universitaria
"Il giorno dopo le nomine dei ministri e dei sottosegretari devo dire che la delusione è grande, dopo tante dichiarazioni da parte di tutti, in primis di Prodi, il risultato è un esiguo numero di ministre e altrettanto di sottosegretarie o viceministre, per di più in ruoli di scarso peso. Siamo lontanissimi dal 50%, ma anche dal 33% delle famigerate quote rosa, che sembrava una richiesta ragionevole. Dobbiamo ripetere che siamo circondate da un sistema politico maschilista? Dobbiamo constatare una volta di più il ritardo culturale dell’Italia che scivola sempre più in basso per quanto riguarda la rappresentanza femminile? Francamente credo che non serva, penso che dobbiamo invece riflettere ancora e poi compiere passi diversi e nuovi. Riflettere e chiederci qual è il ruolo delle donne nei gruppi dirigenti femminili dei partiti? inesistente, subalterno, superfluo? Dopo la sciagurata legge elettorale che ha consentito a 10 individui maschi, forse 20 (segretari dei partiti) di scegliere 600 persone da mandare in parlamento, e anche in questa occasione le donne sono poche, io credo che serva un segnale di discontinuità da parte delle donne stesse che dimostri che quanto è avvenuto in altri paesi d’Europa e del mondo (Spagna, Cile Liberia) sia possibile anche in Italia, dal momento che un riequilibrio della rappresentanza non è una utopia o una chimera, ma un percorso attuabile solo che lo si avverta come una priorità. Leggo le dichiarazioni di Veltroni e Marrazzo che assumono l’impegno affinché il 50% dei posti nei consigli di amministrazione delle aziende del comune di Roma e della Regione sia occupato in futuro dalle donne. Perché questa non sia ancora una promessa elettorale credo che tutte dobbiamo agire in termini propositivi per una prassi politica qualitativamente diversa. Per esperienza di contatto con giovani donne nell’Università devo dire con gioia che è un mondo in grande fermento, dove ci sono donne che non accettano questa situazione di vera e propria emarginazione politica, ma vogliono partecipare attivamente alla vita pubblica con il loro patrimonio di competenze e conoscenze, quindi vigileremo perché ciò sia possibile".


UN'OCCASIONE PERSA
Usciamo dal silenzio, Milano.
"Incontrando l'8 marzo le candidate e i candidati eleggibili dell'Unione avevano detto "vigileremo, non firmiamo cambiali in bianco". Ancora una volta, sembra di stare nel vuoto, non in Europa.
Avevamo visto e commentato che la fase di elezione delle cariche istituzionali aveva cancellato, ignorato l'idea che fosse possibile proporre una donna. Abbiamo visto, nei momenti di maggiore tensione dentro l'Unione comparire, col solo fine di scompaginare il gioco, candidature femminili non sostenute nemmeno il tempo necessario perché la notizia arrivasse ai media senza smentita.
Ora la distanza tra la compagine di Governo e l'equa rappresentanza è siderale!
Lo dicono i volti, i numeri e i lineamenti di questo esecutivo: nessun segnale di innovazione e di discontinuità, una rappresentazione pressoché maschile che prefigura un'azione di governo assai lontana dalle nostre aspettative. Una sottovalutazione o una conferma del clima oscurantista che in questi anni si è costruito sul corpo e sul pensiero delle donne?
Perché non dire che sentiamo una profonda umiliazione non solo rispetto alle promesse fatte, evidentemente non in nome di un progetto politico ma solo alla ricerca del voto delle donne, ma anche rispetto al protagonismo che le donne italiane hanno portato in piazza in questi ultimi mesi?
Ancora: pari opportunità sarà l'interpretazione "moderna" della questione femminile, ennesimo alibi che non affronta il nodo della relazione di potere tra uomini e donne?
A chi si pensa di rispondere istituendo un nuovo Ministero, quello alla famiglia, che ignora da un lato i diritti dei soggetti e dall'altro la pluralità delle relazioni tra le persone? Ma di quale società di parla? Si è persa una fondamentale occasione ed allora, basta promesse. Abbiamo solo una richiesta che rivolgiamo alle eleggibili incontrate l'8 marzo: quando si eleverà parola? Dove l'indignazione? Come si pensa di darsi forza se la stessa cancellazione delle donne dalla politica non suscita la vostra reazione?"

VI AUGURIAMO DI RINSAVIRE
Udi, Unione Donne in Italia
"La domanda sorge spontanea, dopo le nomine alle alte cariche dello Stato e ancor più dopo la lettura della lista dei ministri: avete idea della reazione di sdegno di tante donne, e non vi turba, oppure non avete idea, per inveterata abitudine a ignorarle?
Ministeri senza portafoglio, inventati al momento. Un ministero, quello della famiglia, puramente ideologico, tanto da apparire come uno schiaffo in risposta all’allarme delle donne sui pericoli che corre la laicità dello Stato. E nessuna misura di valutazione, nelle scelte, che sia fondata sulle competenze e sull’autorevolezza acquisita da alcune donne in particolare. Vi informiamo che a primavera, in difesa della libertà e della laicità sono scese in piazza, chiamate dalle donne, migliaia di persone; molte singole donne, molti gruppi, molte associazioni nonché l’Unione delle donne in Italia – l’UDI - vi hanno comunicato più volte, a chiare lettere e per mesi che era ora di lanciare un messaggio di ripresa di un dialogo politico più civile tra donne e uomini, e che la ripresa di questo dialogo vedeva tra le sue condizioni quantomeno un riequilibrio della rappresentanza; molte donne hanno lavorato alla preparazione del programma di questo governo pur non essendo donne dei partiti della coalizione; prima dell’inizio della campagna elettorale il candidato Romano Prodi si è incontrato con una grande assemblea di donne esterne ai partiti, a Venezia: a che pro?
Il messaggio che la natura della compagine governativa invia alle donne è: fate pure a meno di tanto impegno, rinunciate alla passione politica, non la vogliamo incrociare sul nostro cammino. Noi che siamo persone responsabili, e siamo migliaia, ci limitiamo a dirvi quali sono le conseguenze possibili di questo vostro stile: una rinnovata spoliticizzazione di tante donne e un ulteriore degrado di quella coesione sociale che avete più volte nominato come un problema cruciale di questo paese. A pagarla sarà proprio la vita segreta di quella “famiglia” alla quale avete dedicato un ministero: pagherà in termini di civiltà dei rapporti tra uomini e donne, tra adulti e bambini. Pagherà in ulteriore decadenza culturale. E pagherà l’Italia, continuando la sua deriva di arretramento, di tristezza, di rassegnazione, di frustrazione. Noi lo sappiamo bene. Voi evidentemente no. Più che augurarvi buon lavoro vi auguriamo di rinsavire".
(1 giugno 2006)

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