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Teresa Mannino, sbarca in Sicilia

Teresa Mannino, sbarca in Sicilia

Al debutto da regista col suo spettacolo autobiografico 'Sono nata il ventitrè'. La one woman show propone un'esperienza Terrybilmente divertente!

Domenica, 09/08/2015 -
Arriva in Sicilia per chiudere il tour estivo Teresa Mannino, vera Signora dello Spettacolo, nelle vesti di regista col suo autobiografico Sono nata il ventitré, scritto a quattro mani con Giovanna Donini, prodotto da Bananas e portato in Sicilia da Agave Spettacoli. Dopo Acireale, oggi a Tindari al Teatro Greco, lunedì 10 agosto a Partanna (Trapani) al Teatro in Pietra, martedì 11 agosto nella sua Palermo al Teatro di Verdura e il 12 agosto chiude ad Agrigento nella Valle dei Templi, sempre alle 21.30.

Lo spettacolo è lo specchio dei suoi pensieri; e siccome la one woman show pensa sempre quello che dice e dice sempre quello che pensa, sarà un’esperienza "Terrybilmente" divertente seguire il suo filo logico. NOIDONNE le ha rivolto qualche domanda.

Biografia Teresa Mannino 



Con "Sono nata il ventitré" vuoi raccontarci la tua vita e i tuoi traumi. Perché?

In realtà tutto è iniziato con la presentazione del film di Pif. Lui mi chiese di parlare del rapporto con la mafia da piccoli. Lì, tutti dovevamo portare una foto ed io avevo tirato fuori la foto della mia prima comunione. Parlavo e facevo vedere la mia foto, parlavo della mia infanzia in maniera breve e vedevo che il pubblico rideva e non c’era niente di preparato, era tutto naif. Io raccontai il mio rapporto con la mafia. Era stata una confessione, un’apertura davanti al pubblico palermitano raccontando cose divertenti e cose tragiche e c’erano state risate e pianti. Così mi sono detta che mi sarebbe piaciuta l’idea di raccontare la mia infanzia perché il pubblico si identifica ed è divertente. Ho omesso tutta la parte relativa alla mafia. Quello che racconto sono le cose che ci succedevano da bambini ed è bello ricordare perché appartenevano all’infanzia.



La verità è che siamo quello che siamo anche perché abbiamo avuto dei traumi, raccontarli è anche averli superati. Ora per buttarla a ridere, secondo te, i nostri politici italiani ne hanno avuti di traumi o non li hanno mai superati, per fare quello che fanno o chissà?

Io in realtà credo che il problema è legato al fatto che si è perso un po’ il punto verso cui si guarda, l’orizzonte che forse vedono troppo vicino o è quello dei soldi e del potere sugli altri. Il potere è sempre una cosa negativa perché è un dominio. È un togliere la libertà in qualsiasi forma. Bisognerebbe fargli aprire gli occhi e farli guardare un po’ più lontano. Ci sono orizzonti più belli come quelli della giustizia e della libertà dell’eguaglianza. È come se guardassero molto troppo vicino, come se guardassero i loro piedi, e invece dovrebbero guardare più lontano.



In questo spettacolo parli di rapporto genitori-figli. Tu come lo vedi questo rapporto oggi?

Io quando dico che noi genitori di oggi siamo troppo preoccupati per i nostri figli, parto dalla mia esperienza. Però è vero che nei genitori di oggi c’è la preoccupazione che è diversa dall’occupazione. Oggi bisognerebbe preoccuparsi di meno e occuparsi di più. Magari ci si preoccupa di fesserie, ma non ci si occupa di loro. Non si parla coi figli, vengono abbandonati e delegati a tv, videogiochi, I-pad, cellulari. È vero che oggi i bambini sono più ossessionati dalla presenza, ma magari non per le cose importanti. Però io penso che prima c’era più amore, più presenza. Adesso col fatto che entrambi i genitori lavorano ed è ovvio che ci si occupa meno di loro. I bimbi vanno ai campi estivi, fanno duemila attività, ma lontano dai genitori. Questo non è necessariamente negativo, ma quando i genitori sono liberi dovrebbero essere più presenti. A me è capitato proprio ieri di vedere una scena che è frequentissima in cui delle persone a cena, al ristornante, padre, madre e figlia, padre col cellulare in mano, figlia col cellulare in mano e madre in silenzio. E lì la famiglia dov’è? Io mi ricordo questi pranzi e cene, sia a casa che fuori, dove c’era il rumore dell’amore, della relazione e anche dell’odio, di quando ci si litigava, ma si comunicava. Io mi ricordo che con mio fratello litigavamo a pranzo dall’inizio alla fine e finiva quasi sempre sempre con io che mi alzavo, buttavo a terra la sedia e me ne andavo. Erano scene madri, ma c’era una relazione. Oggi purtroppo, la relazione, per via della vera rivoluzione che c’è stata, dai nostri anni a quelli anni di oggi, che è internet, la comunicazione si è interrotta. Questo è il grave rischio coi figli oggi e con le nuove generazioni. Io infatti sono molto severa con mia figlia. Preferisco che abbia altri problemi, ma quelli relazionali mi fanno un po’ paura.



In Sono nata il ventitré parli anche del tradimento. Quando sono le donne a tradire spesso hanno la peggio, vengono anche ammazzate. Mi viene spontaneo l’accostamento col femminicidio di cui le cronache sono sempre più affollate. Cosa ne pensi?

La mia è purtroppo solo una constatazione che porto in scena in maniera divertente, si ride in quel momento, ma la mia è una riflessione. Il fatto che abbiamo un diverso modo di vivere il tradimento. Nell’uomo è quello che leggiamo, la violenza, ovvero gli uomini spesso non ce la fanno a superare il tradimento. Loro pensano che la donna sia un oggetto di sua proprietà. È questo che poi lo spinge ad arrivare a una violenza estrema perché è sbagliato il loro modo di amare. Su questo le donne dovrebbero essere più avvertite. Per esempio se un uomo ci dice che in un posto non vai se non ci accompagna lui, questo non è un gesto di amore o protezione, ma piuttosto è togliere la libertà. Se un uomo ci dice chi hai guardato, quella camicetta non la metti, insomma non sono gesti di amore, ma piuttosto un togliere la libertà. Così forse dal modo di amare si può intuire che uomo abbiamo accanto e che tipo di donna vogliamo essere noi. Una donna posseduta può essere bellissimo come gioco e come gioco erotico, ma il possesso quotidiano della vita, tout court, non va bene. È questo porta a volte a gesti estremi. Invece la donna ama anche col senso dell’accoglienza, anche quando l’uomo ci tradisce, a volte lo perdoniamo e lo accogliamo. Ma nel mio caso no. Lo dico chiaramente nello spettacolo. Ma non necessariamente è giusto non perdonare perché in fondo il tradimento è più un tradimento di se stessi che dell’altro. Però l’uomo proprio non ce la fa a perdonare e più c’è ignoranza, più c’è voglia di possedere più che conoscere la persona che si ama ed è probabile che si arrivi a quei livelli di violenza.



Quali sono i progetti per il futuro?

Questa è una fase in cui non voglio accettare compromessi. Ho tanti progetti, ma non sempre possono essere realizzati perché è difficile lavorare, se hai le idee così chiare e dall’altra parte non c’è la stessa tensione. Dipendiamo sempre dagli altri e perciò non sempre puoi realizzare le cose che vorresti. Ho girato una piccola parte nel Commissario Montalbano, credo uscirà nella primavera prossima, non so. Ho fatto un film, una commedia deliziosa, di Gianfrancesco Lazzotti. Si intitola La notte è piccola per noi, con un cast stupendo, Cristiana Capotondi e Francesca Reggiani e altri attori molto bravi. Faccio la professoressa, un ruolo comico-delicato, diverso dagli altri film che ho fatto finora. Spero esca presto. A novembre tornerò in Sicilia con tantissime tappe, non pensavo ci fossero tutti questi Teatri nella mia terra e sono felicissima perchè questo lavoro mi sta permettendo di conoscere meglio la mia Sicilia.



La foto che correda l'intervista è di Mirta Lispi


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