Login Registrati
Tangentopoli Processo alla Prima Repubblica

Tangentopoli Processo alla Prima Repubblica

Opera teatrale su Tangentopoli al Teatro Golden di Roma

Domenica, 09/04/2017 - Un’opera teatrale di Vincenzo Sinopoli e Andrea Maia con un cast d’eccezione:

Sebastiano Somma, nel ruolo di Antonio di Pietro, Augusto Zucchi in Bettino Craxi, Roberto Negri nel ruolo del giudice, Morgana Forcella, l’avvocata di Craxi e Danilo Ramon Giannini come voce narrante. Scene e costumi di Ivan Stefanutti, Regia di Andrea Maia. Un teatro il Golden, logisticamente accogliente, ispirato a un anfiteatro, dove il pubblico abbraccia una visione maggiormente tridimensionale. La scena è essenziale, studiata molto bene nei dettagli, come per il cartello “La Legge è uguale per tutti”. Regia, luci, musica, ritmi perfetti. La storia, ispirandosi ai fatti di Tangentopoli, va oltre proponendo un ritorno di Craxi da Hammamet per partecipare al suo processo. Un confronto tra due simboli: “Mani Pulite” e “Prima Repubblica”. Diventa molto difficile il passaggio alla seconda Repubblica per i cultori della verità, sia allora, sia ora. La rivoluzione che Mani Pulite compie sacrificando tutto e tutti, non riesce a estirpare il tarlo della corruzione, ancora sovrana nel nostro Paese. La “vittima sacrificale” Bettino, non se ne va senza lasciare una ricca eredità: un ventennio dove il modello dominante è quello di un menestrello, il vincitore più furbetto ai danni della Comunità. Così Di Pietro, da mito diventa politico, non più idealizzato, non più infallibile, diventa ancora figura di riferimento del “Popolo Viola” ma i movimenti per loro natura si modificano e svaniscono facilmente, con andamento carsico. Tutto continua e i colletti bianchi si riproducono come dei virus. Per le generazioni mature, l’epidemia dei politici asserviti a un sistema deviante era prevedibile e molto dolorosa, quasi anestetizzante e senza speranza per i più giovani. L’attore Augusto Zucchi, pur non avendo la fisiognomica di Craxi, riesce a entrare profondamente nell’animo del personaggio, fino a immedesimarsi nella sua voce, nella sua postura svelando il colosso che è realmente.

Il processo inizia con Sebastiano Somma (Di Pietro) convinto di cambiare la storia e di poter credere veramente che la legge sia uguale per tutti. Egli vuole svelare lo scandalo più grande di tutta la storia della nostra Repubblica Italiana. L’attore s’immedesima talmente nel ruolo del PM che la voce, la statica, la cinematica, ogni dettaglio interpretativo, proprio come fanno i più grandi attori, ricorda esattamente il Pubblico Ministero che fece sognare una nuova dimensione di rinnovamento morale. Eppure già da allora lo stesso Di Pietro ebbe quasi un presentimento che le cose sarebbero potute andare in modo un po’ differente dagli ideali per i quali avrebbe rischiato pure la sua vita.

Il personaggio Di Pietro, nella scena, incalza difendendosi che l’unico obiettivo del Pool era ristabilire la legalità e vorrebbe chiarimenti sulle cause della distribuzione di tante risorse tra il partito, i conti personali e quelli esteri intestati a prestanomi. Morgana Forcella, nel ruolo dell’avvocata di Craxi, con una notevole carica interpretativa afferma che Craxi sia solo un capro espiatorio. In pratica il suo è il processo all’intero sistema. Il duetto, PM-avvocata diventa incalzante, interessante, che non perde mai di ritmo e concentrazione, proprio come l’anima dei due attori calati totalmente nelle parti. Ugualmente il duetto dialogante Di Pietro-Craxi, che dolcemente si compenetra vibrando a unisono: si scoprono persone al di là dell’esercizio del potere. Nella scena si approfitta di una pausa processuale per far emergere l’umanità dei personaggi al di là di ogni appartenenza giuridica o politica. Entrambi svelano il filo rosso delle loro biografie. Si scopre l’amicizia con Lucio Dalla, con Tony Renis e il vero Bettino Craxi, la loro inaspettata visita ad Hammamet. Lucio Dalla aveva composto una canzone che avrebbe voluto intitolare “Craxi” invece di “Latin Lover”.

Craxi si confida con Di Pietro ammettendo di essere stato un bambino impossibile forse perché cresciuto nei tempi della guerra. Inutile soffermarsi sui disastri della guerra, soprattutto per i bambini, che vengono a dir poco trasformati. Craxi suppone che le asprezze del suo carattere derivino da questi traumi ma che per correggersi c’è sempre tempo! Di Pietro gli confida di essere stato pure lui un tipo esuberante da bambino e che soltanto salendo sul trattore si sentiva così il padrone del mondo. Poi l’emigrazione, la varietà dei mestieri, l’entrata in polizia e infine la magistratura. I due svelano le loro ambizioni, affascinati entrambi dall’onnipotentismo politico. Craxi prova a giustificarsi affermando che i soldi permettevano di fare politica e Di Pietro suggerisce che così si poteva dire solo addio agli ideali e alla passione. Si arriva infine a ricordare Berlinguer, l’unico che aveva sottolineato nella politica la centralità della questione morale ma il Di Pietro della scena, poco prima, si era già tolto la toga, deciso a lasciare la magistratura.

“Sinora gli uomini hanno interpretato il mondo. Ora si tratta di cambiarlo”, sostiene Craxi citando Marx.

Le confidenze e l’apertura dei personaggi impregnate di empatica sagacia. Di Pietro rimprovera Craxi di avere sparato a zero sulla partitocrazia senza mai uscire dal recinto dei partiti diventandone il padrone con una gestione personalistica!

Ciò che appare al pubblico è una rivisitazione storica densa di umanità, di spunti per riflettere sui rischi attuali della politica e della giustizia, forse sui rischi di un nuovo populismo, carente di neuroni specchio, di quell’empatia che invece affiorava ancora nei potenti animati da ideali.

Un capolavoro l’opera teatrale scritta da Sinopoli e Maia, dotata di grande equilibrio nella ricostruzione storica, nei dialoghi, negli originali apporti creativi e nel sottinteso auspicio che in fondo la coscienza può ancora costituire una speranza se siamo pronti a immedesimarci nel dolore dell’altro, nel cambiare così la nostra storia diventandone i veri Signori e non le vittime.



“Tangentopoli Processo alla Prima Repubblica”, assolutamente da non perdere, in scena al Teatro Golden di Roma fino all’11 Aprile.

Il Teatro Golden partecipa al progetto della Casa di Peter Pan, una ONLUS per i bambini oncologici.

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®