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Ragazze di altrove. Kazho dal Kurdistan iracheno

Ragazze di altrove. Kazho dal Kurdistan iracheno

Durante il quinto International Neighbourhood Symposium a Heybeliada in Turchia abbiamo chiesto ad alcune giovani quali sono le sfide che come donne siamo chiamate ad affrontare.

Sabato, 25/07/2015 -
L'International Neighbourhood Symposium è stata un’occasione unica per conoscere tante giovani ricercatrici e donne impegnate nel cosiddetto terzo settore in vari paesi del vicino e medio oriente. La presenza femminile, dominante tra i partecipanti del seminario (venti donne su trentatrè in totale) e paritaria nell'elenco dei relatori, da la misura delle tante donne impegnate in prima persona nei processi di cambiamento e democratizzazione nei paesi dell'Est, del Medio-oriente e del Nord-africa, e della loro voglia di incontrarsi e confrontarsi. Molte di queste ragazze parlano più di due lingue, hanno fatto esperienze internazionali e lavorano nei paesi di origine sfruttando reti e contatti che hanno costruito durante i soggiorni all’estero. Abbiamo deciso di intervistarne alcune, partendo dal presupposto che il loro sentire, potenzialmente differente da quello occidentale, possa arricchire la nostra visione del mondo e stimolare il ragionamento su quali siano le sfide più importanti che siamo chiamate ad affrontare.

Capelli lunghi, occhi profondi, modi raffinati. Mentre siamo a tavola Kazho, che viene dal Kurdistan iracheno, mi racconta che i suoi si sono conosciuti tra le montagne, entrambi combattenti peshmerga. La madre aveva solo tredici anni, e come tante giovanissime curde, decise di imbracciare il fucile e combattere. Quando me lo racconta i suoi occhi si accendono di orgoglio e ammirazione. Lei, ventitre anni, la sua battaglia l'ha condotta sui libri. Laureata in Business Administration all’Università Americana dell’Iraq, Sulaimani, al momento lavora per ACTED, una ONG internazionale, e si occupa dei rifugiati che arrivano a migliaia nel suo paese per via del conflitto in Siria e dell’instabilità in tutta la regione. Il suo sogno è diventare scrittrice e continuare a studiare, magari vincere un dottorato, per poter anche insegnare in futuro, e fino a quel momento si augura di continuare a lavorare nel campo delle risorse umane, ambito per cui si sente portata.

 

Kazho, cosa pensi delle donne del tuo paese? Come giudichi le leggi vigenti e il ruolo che è assegnato alle donne nella sfera pubblica e privata?

Credo che nel mio paese le donne godano di molti diritti, ma come accade anche altrove, mancano apposite leggi che rinforzino e rendano effettivi questi diritti. Negli ultimi anni molte attiviste nella mia regione si sono battute per ottenere le leggi necessarie, e storicamente le donne hanno sempre ricoperto un ruolo essenziale negli avvenimenti del mio paese. Durante la Guerra contro il regime Ba’ath migliaia di ragazze si sono unite all'esercito nella battaglia per la libertà, lasciando le loro famiglie e gli studi per muoversi sulle montagne. Anche adesso le combattenti peshmerga lottano contro l’ISIS ricoprendo un ruolo attivo al pari degli uomini. Lo stesso accade nell’ambito professionale: sia nel settore pubblico che in quello privato le donne sono tante e ricoprono anche ruoli manageriali.

 

Cosa pensi delle donne occidentali? Le hai mai considerate un modello? Trovi che siano simili o molto diverse dalle donne del tuo paese?

Non credo che le donne occidentali siano così diverse dalle donne nel mio paese. Non le ho mai considerate un modello. Le donne a cui mi ispiro possono provenire da qualsiasi paese del mondo, e l'esempio più importante per me è mia madre. La differenza tra donne curde e quelle europee sta forse in una maggiore libertà e nel godimento pieno di certi diritti, ma le donne nel mio paese sono sempre più indipendenti e libere, anche perchè studiano e si laureano, e sopratutto le giovani hanno uno stile di vita molto simile alle donne europee e sono animate dalla stessa voglia di libertà e dalla ricerca costante di un equilibrio tra vita privata e carriera.  



Quali sono secondo te le grandi sfide delle donne oggi a livello globale?

Una delle sfide più grandi per le donne a livello globale è l’accesso all’educazione. Rendere maggiormente istruite le donne equivale a investire sul futuro dei bambini. Inoltre, le donne più saranno colte più saranno indipendenti e pronte a lottare per i propri diritti. L’istruzione aiuta le donne a essere consapevoli di come funziona il mondo e di come bisogna misurarsi e affrontare i cambiamenti. Un'ulteriore sfida è quella di garantire pari opportunità in tutti i settori. Penso che a volte le donne si scontrino ancora con delle forme di discriminazione di genere, non riuscendo ad andare avanti in alcuni settori proprio per via delle barriere enormi che incontrano. 

 

Quali punti di connessione individui tra donne di paesi diversi, come punto di partenza per il rovesciamento del sistema ancora fortemente patriarcale in cui viviamo? Come possiamo agire il cambiamento?

Una delle cose che credo accomunino le donne, anche di paesi molto diversi, è la mancanza di riconoscimento delle proprie capacità. Dico questo sulla base della mia esperienza e delle mie letture. Le donne vivono ancora sulla loro pelle, anche nei paesi più sviluppati, varie forme di discriminazione perché i loro diritti e i loro sforzi non sono riconosciuti come quelli degli uomini. Vengono sottostimate, e l’unico modo per ottenere un cambiamento in questo senso è l'accesso all'istruzione e la crescita di una consapevolezza non solo tra le donne, ma anche tra gli uomini affinchè siano tutti consapevoli che gli esseri umani, indipendentemente dal genere, devono avere gli stessi diritti e godere dello stesso riconoscimento. Dico questo sulla base di quello che riscontro nel mio paese e nelle nazioni che ho visitato. Credo dunque che le campagne che insistono sull'importanza dell'educazione siano la chiave per un vero cambiamento sociale.  

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