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Màrquez in scena al Palladium: con Maria Rosaria Omaggio

Màrquez in scena al Palladium: con Maria Rosaria Omaggio

Un inedito per teatro del Nobel colombiano diventa un gioiello nell'interpretazione di Maria Rosaria Omaggio.

Martedi, 10/03/2015 -
E' passato poco più di un giorno dall'ultima replica dello spettacolo-concerto (andato in scena a Roma, sul palco del Palladium) firmato Gabriel Garcìa Màrquez, interpretato dalla magnetica Maria Rosaria Omaggio e, infine, impreziosito dalla straordinaria musica dal vivo di Roland Ricaurte e di Alex Taborri. Musiche etniche hanno avvolto la rappresentazione scenica (già ben curata secondo le attenzioni di Emanuela Giordano) in atmosfere ricercate: costruite con chitarre, percussioni, tastiere, charango e acordeòn.



'Diatriba d'amore contro un uomo seduto" (scritto dall'autore colombiano famoso per il suo 'Cent'anni di solitudine' e insignito del Nobel per la letteratura), è l'unico testo drammaturgico dell'intera produzione scrittoria di Marquez. Inoltre, Garcìa in persona, bisogna dirlo, ha concesso alla Omaggio in via del tutto esclusiva l'autorizzazione alla mise-en-scène dell'opera.



Ecco dunque che 'Diatriba d'amore' di Marquez si presenta fin da subito come un'opera speciale: unica, drammatizzata postuma, insolita per la penna di un nobel, praticamente inedita, lasciata come un pregiato testimone per le mani dell'interprete, la Omaggio, che ha egregiamente dato forma, voce e corpo all'esprit della protagonista, Graciela.



Ma c'è persino di più, perché 'Diatriba d'amore' è un testo femminista. E' un monologo che intende dare spazio, finalmente, alle frustrazioni coniugali, personali e psicologiche di una donna.



Graciela è una donna dalle umili origini che finisce per sposare un uomo benestante. Quest'uomo, però, in fin dei conti, si dimostra capace solo di cornificarla: deliberatamente, impunemente, ostinatamente... per venticinque lunghissimi anni.



«Solo un Dio maschio poteva regalarmi questa bella scoperta per le nostre nozze d'argento. E devo ancora ringraziarlo di avermi dato tutto il necessario perché potessi spassarmela nella mia stupidità, un giorno dopo l'altro, durante venticinque anni mortali. Tutto, anche un figlio affascinante e fannullone, e figlio di puttana come suo padre... Cosa credevi? Che all'ultimo momento avremmo annullato la festa più attesa dell'anno, perché io ci facessi la figura della strega di Biancaneve e tu lì bello fresco come una rosa? Ah, ah. L'eterna vittima! Ma intanto ti rifiuti di rispondermi, ti rifiuti di discutere i problemi come la gente di buon senso, ti rifiuti di guardarmi in faccia».



L'incipit del monologo, lo si vede, è già garanzia di una letteraria grandezza che, in effetti, la Omaggio è riuscita a sancire e sigillare. 'Diatriba d'amore contro un uomo seduto' sembra un'opera nata direttamente dal realismo magico di Garcìa Marquez, nutrita di un ché di femminino che sorprende abbia la firma di un uomo.



I soli uomini che compaiono in questa drammaturgia sono inetti, ignavi, arroganti, vittimisti, ridicoli, fragilissimi. Guitti piagnucolosi e insopportabili. Pare quasi che lo scrittore colombiano abbia voluto, con questo testo, fare una diagnosi sociale al consesso universale maschile, non senza autovalutarsi o empatizzare.



La Omaggio, peraltro - reduce dai successi della Mostra del Cinema di Venezia per l'interpretazione di Oriana Fallaci nel film di Wajda, "Walesa" - è riuscita a ispessire la psicologia di quelle donne non meno vittimiste dei loro mariti... perché ormai indurite e mortificate da una sorta di falsa virtù della sopportazione.



«Se bisogna proprio dire la verità, ho sempre avuto paura di una reazione così primitiva da parte tua. Fin da quando sono venuta per la prima volta in questa casa. Adesso è difficile immaginarsi di quanto coraggio ho avuto bisogno per entrare in questa casa... Per trasferirmi in questa casa ho perso la fiducia delle mie amiche di scuola, le uniche che avevo, e non ho mai avuto completamente quella delle tue amiche di qui. Sono finita in un limbo di donne sole, la cui unica affinità con me è quella di non sapere bene dove siano i nostri mariti».



Insomma, 'Diatriba d'amore' è quasi un monologo sapienziale, sicuramente un testo confessionale dalla notevole portata umana ed emotiva - che affronta con estrema lucidità il fallimento di quella felicità artificiale rintracciata nei matrimoni borghesi. Questa grandezza va di pari passo con la professionalità della Omaggio, e con il buon gusto complessivo della riuscitissima rappresentazione.

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