Login Registrati
Messico sorvegliato speciale

Messico sorvegliato speciale

Donne e diritti nelle carceri

Sabato, 24/12/2011 - Solo poche settimane sono passate dalla ricorrenza annuale della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, fenomeno dilagante in tutto il mondo, capace di mostrarsi talvolta nella sua efferatezza più atroce, altre, in forma silente e subdola. Il Messico è uno stato con un altissimo tasso di criminalità e i femminicidi, soprattutto nella regione di Chihuahua, tristemente nota per gli omicidi di Ciudad Juarez. C’è un altro enorme problema e riguarda le condizioni di vita delle donne nelle carceri. Le detenute, anche se con figli, convivono, in otto nove persone, in spazi di circa 20 metri quadrati. I bambini vengono così esposti quotidianamente ai disagi e alle difficoltà, vivendo nelle condizioni terribili in cui vivono le loro madri. Secondo i dati del Dipartimento di pubblica sicurezza a Oaxaca, uno degli Stati più poveri del Messico, le donne rappresentano il sei per cento della popolazione carceraria del Paese. Se il carcere femminile non è disponibile nella giurisdizione in cui sono state incriminate, le donne vengono inviate nei reparti femminili di uno dei 14 penitenziari di Stato. Le donne sono per lo più povere e la maggior parte di loro sono madri sole con figli a carico con meno di cinque anni - età in cui è necessario rinunciare alla custodia e affidarli a un parente o a un tutore. Le detenute devono gestire da soli i loro figli, perché non ricevono assistenza dalle autorità carcerarie né cibi adatti ai bambini. Alcune delle donne sono state arrestate per piccoli traffici di droga, altre per omicidio. Ci sono parecchie donne indigene, per lo più zapoteche originarie della catena montuosa meridionale, spinte alla criminalità dalla terribile situazione economica. Alcune sono in prigione dopo essersi dichiarate colpevoli, ma altre sono ancora impantanate nelle procedure giudiziarie e in attesa del processo. La povertà non lascia molte altre possibilità a queste donne: patire la fame o unirsi al traffico di stupefacenti. Così fanno la loro scelta di essere "trasportatrici di droga". Sono l'anello più debole, l'ingranaggio più vulnerabile nella macchina di impunità che sostiene il commercio della droga. Il rafforzamento della lotta al narcotraffico è l’unico modo per ridurre progressivamente le situazioni di povertà estrema che inducono le donne a unirsi alla criminalità, venendo scoperte e arrestate. I loro partner sono emigrati e sono state abbandonate dalle loro famiglie che non possono permettersi il costo del viaggio verso le città dove si trovano le detenute e non sono disposte a subire le umilianti perquisizioni cui sono soggette i visitatori delle carceri. Quello che serve anche in questo caso, in cui si tratta sempre di rispetto dei diritti umani, sarebbe necessario avere un approccio di genere nei confronti delle detenute.

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®