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Le 13 donne del passato del Museo delle Belle Arti di Lione

Le 13 donne del passato del Museo delle Belle Arti di Lione

Caste vergini, donne di piacere, donne di potere dal carisma politico, bambine ingenue o regine dal forte calcolo patrimoniale: storici modelli di donna...

Domenica, 01/11/2015 -
Anonime o celebri, semplici contadine, o dame, contesse o regine... fa lo stesso. Il Museo delle Belle Arti di Lione (www.mba-lyon.fr) ha istituito un percorso tematico ad hoc per la donna, fonte di ispirazione che mai prosciugherà.



La donna, infatti, a volte ridotta (persino banalizzata) a ideale di bellezza (un ideale che fa del femminile qualcosa di meno concreto e corporeo, più astratto ed angelico), viene qui considerata attraverso 13 stereotipi, o meglio, 13 tipi.



Santa Caterine d'Alessandria, ad esempio – opera scultoria di Simon Guillaume (seconda metà del XVII secolo) – conobbe il martirio, una donna di spada, quindi, il cui coraggio fu temprato dal supplizio. Rifacendosi alle tenaci donne dell'Antico Testamento biblico, Caterina è un classico modello di virtù religiosa, di prestigio morale e spirituale.



Ben diversa, invece, è l'Odalisca di James Pradier (opera marmorea del 1841). Il suo corpo non è l'emblema della fiera verginità e del pudore, al contrario, sia nel viso che nel corpo ella richiama alla scoperta della nudità. “Odalisca”, dal turco “odalik”, designa una donna da harem. Ecco perché quest'opera evoca una donna d'altro genere: forme voluttuose, sguardo complice e seducente grazie al quale anche il marmo sa palpitare di sensualità.



Dall'era precristiana, più precisamente dalla lontana XXV dinastia d'Egitto, ci giunge fiera e immortale la divinità Isis-Hathor. Una statuetta femminile assisa rappresenta la sposa di Osiride, ovvero: la bellezza e la forza della sposa-amante. Un connubio interessante che coglie suggestioni talmente antiche da suonare nuove, e che intreccia: senso del potere, fertilità, sensualità e forza.



Un po' come Iside, l'Imperatrice Julia Domna (che conosciamo attraverso un busto marmoreo di provenienza sconosciuta, ma risalente senza ombra di dubbio alla fine del II secolo) ha molto da insegnarci. Donna e principessa originaria della Siria e sposa di Settimio Severo, divenne imperatrice e simbolo di una nuova coppia imperiale (dalla incredibile fortuna artistica e iconografica). Oggi diremmo di lei che fu una donna perfetta per la propaganda politica: un profilo austero e imperturbabile, dalla condiscendenza misteriosa e dall'interiorità irraggiungibile.



Pochi esempi bastano a comprendere la ricchezza di questo percorso che ci offre la possibilità di tenere insieme i molti e complessi modelli femminili giuntici dal passato.



Cleopatra, Juliette Récamier, la Giuditta di Ziégler, la giovanissima Niçoise di Morisot, fino alle più astratte figure femminee di Delaunay e di Picasso (come la “donna assisa sulla spiaggia”) sono modelli di donne eterogenei, la cui fortuna o sfortuna ha in ogni caso ammesso la perpetuità artistica. Sono perlopiù donne realmente esistite, e non solo soggetti d'ispirazione e d'astrazione. Riferimenti che ci permettono di relativizzare i modelli femminili dominanti. Ci consentono di ricordare, cioé, che la donna, polo dialettico del maschile ma anche creatura a sé dal suo proprio e peculiare statuto, è un universo di echi, profili, risorse e poteri.

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