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In direzione del cuore di Adar Abdi Pedersen

In direzione del cuore di Adar Abdi Pedersen

E' un'autobiografia scritta da una donna che dalla Somalia è arrivata fino in Danimarca passando per Torino

Lunedi, 12/06/2017 - “In direzione del cuore” di Adar Abdi Pedersen (Neos edizioni) è la storia di Adar, donna somala nata nel dopoguerra che fin da giovane si dimostra ribelle alla mentalità del suo paese.

Il suo modello ideale è la zia Ebla, che ha sposato un europeo e vive a Mogadiscio in una bella villa. Adar infatti coltiva due sogni: andare a vivere a Mogadiscio e vedere l’Italia. La sua famiglia però ha altri obiettivi per lei e così, a quattordici anni, Adar si ritrova sposata contro la sua volontà e madre bambina. Da adolescente però riesce a coronare il suo primo sogno: aiutata dalla zia, prende dimora a Mogadiscio dove inizia ad occuparsi di attività politica e sindacale, entrando in relazione coi militanti del Partito Comunista. Grazie a questo contatto finalmente corona il suo secondo sogno e, con una borsa, di studio va a vivere in Italia, dove completa i suoi studi e trova un lavoro. Il suo grande dolore però è il doversi staccare dalla figlia Fowsia, che la famiglia e il marito non le lascia portare con sé e che sarà allevata dalla nonna come sua figlia.

A Torino Adar prende il diploma di infermiera professionale e vive per circa quindici anni tra lavoro, politica, amicizie e amori, mantenendo i contatti con la famiglia e con sua figlia in Somalia, contribuendo al loro benessere con le sue rimesse economiche. Tornata in Somalia per curare il padre affetto da malaria e poiché la cura risulta efficace, viene creduta medico e con il marito, medico anch’esso viene invitata a fermarsi a vivere in Somalia. A cercare di trattenerla ci sono anche le insistenze di Fowsia, che nel frattempo aveva scoperto di avere una madre lontana e che quella che la stava allevando era sua nonna. Ma nonostante queste insistenze, e piena di dubbi riguardo a sua figlia, Adar vuole però tornare in Italia; in Somalia non vuole più vivere e il suo progetto è di portare un giorno sua figlia con sé.



Tornata a Torino, la vita di Adar si fa più complessa; le tensioni sul lavoro e nel matrimonio la spingono a guardarsi intorno, e lei, pronta sempre a seguire la direzione del cuore, scopre infine la Danimarca, dove trova e sposa Henrik, l’uomo della sua vita. Nel frattempo in Somalia, Fowsia si sposa e in breve mette al mondo quattro figli maschi.

In quegli anni in Somalia si arriva alla guerra civile e anche la famiglia di Adar ne subisce le tragiche conseguenze finché – siamo già negli anni Novanta - la protagonista riesce a riunire tutta la sua famiglia in Danimarca. Purtroppo il processo di integrazione è difficile e presto i suoi genitori vogliono tornare nel loro paese, mentre Fowsia, a disagio in quanto mussulmana strettamente osservante, presto se ne andrà a vivere a Londra coi suoi figli, dove si trova una grande comunità somala ed è più facile mantenere le proprie tradizioni. L’unico nipote di Adar che rimane in Danimarca è Asad il più grande che allora aveva già diciannove anni e che quindi può completare il suo ciclo di studi, andando a vivere in un college.

Adar invece in Danimarca si occupa di mediazione culturale, lavorando strenuamente in quello che crede, e cioè che si possano mantenere le proprie radici costruendo però un mondo dove i diritti umani e delle donne siano rispettati.

“In direzione del cuore” è un romanzo autobiografico importante, con una grande protagonista, piena di vita, di coraggio, di voglia di giustizia, di generosità; porta il lettore a riflettere su quanto sia necessario lottare per i propri diritti, che si sia in Africa o in Europa, e quanto si debba lottare a causa della guerra e delle disuguaglianze culturali. Ci fa anche riflettere sulla facilità di perderli questi diritti una volta acquisiti, se non si riesce a comprendere a fondo le ragioni e la cultura degli altri. Un vero momento di confronto sull’integrazione e sulla multiculturalità.

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