Le donne che hanno lavorato alla 'Fabbrica di San Pietro'
In una giornata di studi promossa dall’Archivio storico della Presidenza della Repubblica e dall'Università di Tor Vergata riemerge una presenza di donne nell’artigianato e nell’arte
Domenica, 20/01/2019 - Quando si fa ricerca storica superando luoghi comuni perduranti da secoli sulle donne e si indaga cercando veramente cosa sia stata la presenza delle donne in tutti campi (dalla vita sociale ai campi dell’arte, della letteratura, delle dottrine accademiche) emergono spesso grandi sorprese, che contribuiscono a svelare altre storie e verità rispetto a quelle raccontate. E’ quello che è avvenuto nella giornata di Studi promossa il 17 gennaio scorso dall’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica e dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, dal titolo “Donne e Lavoro, arte, architettura, cultura, istituzioni in età moderna e contemporanea”, visitabile fino al 17 febbraio 2019 (pannelli mostra).
Al centro una rivisitazione puntuale, frutto di lunga ricerca storica e archivistica, di alcune pagine ed episodi che appartengono soprattutto all’ambito della storia dell’Arte e della Architettura (ma che danno nuova luce anche alla storia sociale del lavoro) con l’intento di evidenziare e sviluppare le numerose tracce lasciate dalle donne in alcune epoche e settori molto particolari, letti fino ad ora solo in termini di “settori maschili”. La giornata di studio, svolta nella sede dell’Archivio della Presidenza della Repubblica, si è articolata con alcune relazioni di storiche e archiviste su storie ed episodi che hanno fatto emergere dalla invisibilità storica profili e ruoli eccezionali di donne nel periodo che va dal XVI al XVIII secolo. L’originalità di tali lavori è data proprio dai settori e ambiti che sono stati scelti: il mondo delle costruzioni edili, della progettazione e realizzazione di manufatti importanti per Roma, il mondo produttivo che ruotava intorno a campi artistici importanti. Un posto centrale in questa giornata è stato occupato dalle ricerche fatte sulla presenza delle donne nella storia della Fabbrica di San Pietro a Roma, ricerche che sono il frutto di un lungo lavoro pluridisciplinare e archivistico i cui risultati sono stati resi fruibili attraverso la pubblicazione di un volume di grandissimo interesse “Le donne nel cantiere di San Pietro in Vaticano Artiste, artigiane e imprenditrici dal XVI al XIX secolo” a cura di Assunta Di Sante e Simona Turriziani, edito da Il Formichiere, che ha avuto anche il 1°premio de Il Paese delle Donne. Un libro che attraverso il racconto e la ricostruzione di vite di donne restituisce una storia sociale e produttiva al femminile che dà contorni nuovi ad un capitolo ad epoche importanti per la storia urbana di Roma.
Così, tutta la giornata ha fatto uscire quasi plasticamente profili veri di donne, alcune con nome e cognome altre come sfondo e contesto economico e sociale. Dopo alcune introduzioni storiche di Marina Giannetto dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica, di Cecilia Amato e Nicoletta Marconi dell’Università di Tor Vergata, la studiosa Consuelo Lollobrigida dell’Università di Arkansas ha raccontato dell’incredibile lavoro professionale svolto da Plautilla Bricci, operante nel campo dell’architettura (progettò la villa Benedetti al Gianicolo, oggi distrutta) e del mercato dell’arte nella Roma dei Barberini. La professoressa Nicoletta Marconi e Luca Calenne dell’Archivio Diocesano di Segni dell’Università TorVergata, si sono soffermati sulla presenza delle donne nei cantieri edili di Roma e provincia dal 1500 al 1700, svelando pagine nuove e importanti in un campo immaginato e raccontato fino ad ora solo al maschile. Le storiche dell’Arte Lucia Manniti e Chiara Toti hanno parlato di figure femminili poco valorizzate nella Firenze del ‘900. Roberto Dulio del Politecnico di Milano si è soffermata sulla ritrattista Ghitta Carrel. Margherita Guccione del Maxxi di Roma ha parlato di Lina Bo Bardi.
Il volume sulla presenza delle donne nel Cantiere di San Pietro apre una pagina più ampia che dà conto di grandi e meno note figure di donne a Roma ma fornisce anche preziose informazioni sul contesto sociale e lavorativo nel quale tante donne si trovavano a svolgere una quantità incredibile di lavori, per una opera che ha rappresentato per Roma per secoli uno dei punti più rilevanti della sua storia urbanistica. Una significativa presenza di donne, in mansioni di vario tipo, che certamente derivava da una politica “assistenziale” e solidale adottata dal Vaticano tesa a tutelare comunque operai e famiglie impegnate in quell’opera, ma comunque significativa per l’epoca. Le donne ereditano come mogli o madri il lavoro di loro familiari in caso di difficoltà o morte ma il loro lavoro viene riconosciuto poi alla pari anche sul piano economico, attraverso la concessione di una vera e propria “patente” professionale. Una pagina differente dalla storia delle Fabbriche di altri Duomi come quello di Firenze, di Milano, di Siena, dove non appaiono comunque donne.
Con l’aiuto di immagini e documenti rintracciati da Archivi del Vaticano o altri Archivi emerge una quantità enorme di lavoratrici ma anche “imprenditrici familiari” che hanno operato con diversi mestieri, attrezzi, ruoli, indipendentemente dal sesso e dalle forze fisiche: carrettiere e guidatrici di carri per il trasporto dei materiali, muratrici, scavatrici , ma anche indoratrici, intagliatici di legno, mosaiciste, capatrici ( cioè raccoglitrici) di smalti, vetrare, fornaciare, persino stampatrici di documenti legati alla fabbrica.
In questa folla di donne emergono singole figure straordinarie: Paola Blado, “stampatora”, che ereditò e proseguì una attività di stamperia a Campo dei Fiori del marito e che ebbe vari incarichi legati alla fabbrica di San Pietro; Francesca Bresciani, tagliatrice di lapislazzuli, a cui si deve il lavoro splendido di lavorazione e cesello del tabernacolo del Bernini in San Pietro, una donna che ha combattuto per fare riconoscere i suoi meriti anche sul piano di una paga adeguata. Giovanna Jafrate, vetrara che ereditò per la sua bravura la posizione del marito, famoso vetraro che lavorò per Bernini; Lucia Barbarossa, intagliatrice di legno della seconda metà del 1700, che ha il coraggio di chiedere esplicitamente al committente vaticano una paga più alta per il suo lavoro; Marta Sannazari fornaciaria, erede di una famiglia di fornaciai attiva nella prima metà del 1700, fornitrice anche delle famose padelline di creta che servivano ad illuminare la Basilica di San Pietro. Le sorelle Palombi “ferrare” che, dopo la morte del padre, operarono per anni nella fine del XVIII secolo con la patente concessa dal Vaticano. Vittoria Pericoli, pittrice, “cristallara e fabbricatrice di smalti” che partecipò al rifacimento dei medaglioni dei papi della Basilica di San Paolo dopo l’incendio che aveva distrutto nel 1847 quelli dipinti.
L’ iniziativa seminariale del 17 gennaio era affiancata da una Mostra che con immagini, riproduzioni e fotografie illustra il percorso delle ricerche, collocandolo nella ricerca più generale del ruolo delle donne nella società, nel lavoro, nell’arte e nell’edilizia. Alla realizzazione della Mostra hanno dato il loro apporto gli Archivi Storici: della Presidenza della Repubblica, della Fabbrica di San Pietro, del MAXXI di Roma, della rivista NOIDONNE. La Mostra è visitabile fino al 17 febbraio al Palazzo S.Andrea (Via del Quirinale 30) previa richiesta di accesso (Archivio Quirinale).
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