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Cronache parlamentari sulla legge 194

Cronache parlamentari sulla legge 194

La scorsa settimana cinquantadue deputati del Pd hanno votato contravvenendo alla disciplina del proprio gruppo parlamentare, ma andando incontro al diritto delle donne di rendere effettiva la scelta di una maternità in piena e convinta consapevole

Giovedi, 20/06/2013 - Di fronte al continuo e costante aumento del numero dei medici obiettori, a cui in virtù della 194 è consentito appellarsi ala propria coscienza per non effettuare le interruzioni volontarie di gravidanza, sono in atto una serie di iniziative pubbliche in tutta Italia, finalizzate a determinare una mobilitazione in difesa della legge che sancì nel 1978 la legalizzazione dell’aborto. Mozioni ed ordini del giorno presentati nei singoli consigli regionali, petizioni in rete, manifestazioni e sit in di protesta, incontri e convegni scientifici, pur dimostrando una volontà specifica delle donne a perseguire la tutela della legge 194, quale complesso normativo a garanzia di una maternità libera e consapevole, nel contempo si scontrano contro il dato oggettivo di regioni ove gli obiettori raggiungono percentuali addirittura superiori al 90%. Conseguentemente appare sempre più urgente ed impellente la necessità di porre mano a nuove disposizioni normative, che rendano effettivo il servizio di interruzione volontaria di gravidanza presso gli ospedali pubblici o privati convenzionati.

In questa direzione la scorsa settimana alla Camera dei Deputati sono state presentate ben nove mozioni da parte dei parlamentari, tutte aventi ad oggetto la 194. La più completa, perché frutto di un lavoro preparatorio posto in essere sinergicamente dai partiti con associazioni e movimenti femminili nonché sindacati di operatori sanitari, era quella di Sel sulla quale sono confluiti, oltre ai propri voti favorevoli, anche quelli del Pdl, del Movimento5 Stelle, di una parte di Scelta civica, e di numerosi parlamentari del Pd. Difatti quest’ultimi, contravvenendo alle disposizioni interne del proprio gruppo politico che imponevano l’astensione, hanno deciso di disobbedire esplicitando il proprio voto a favore della mozione di Sel e di quella presentata dal Pd. Nell’immediatezza di una votazione a dir poco anomala, che ha visto il Pd scavalcato a sinistra dal Pdl, soprattutto in rete si è appalesato un notevole malcontento da parte delle donne, insoddisfatte di quella astensione che pesava cospicuamente sulla pelle delle donne che intendono avvalersi dei servizi assicurati dalla legge 194.

Su You Dem, la televisione ufficiale del Partito Democratico, una deputata si è preoccupata di spiegare siffatta scelta, dicendosi oltremodo contrariata per come i social network avessero veicolato una interpretazione errata del voto del proprio gruppo parlamentare di riferimento. Non convincono, però, quelle motivazioni, soprattutto alla luce di una lettura più attenta delle mozioni di Sel e del Pd. Le accomuna, indubbiamente, la volontà esplicita di confermare nel panorama giuridico nazionale questa legge quale strumento a favore di una maternità non imposta giuridicamente, com’era nell’impostazione normativa passata allorchè l’aborto era penalizzato, ma divergono sulla specifica istanza di porre un argine al fenomeno della obiezione. Difatti la mozione di Sel non si limita a demandare alle Regioni “tutte le iniziative volte a controllare e garantire l’attuazione del diritto delle donne alla scelta libera e consapevole anche attraverso una diversa mobilità del personale” (mozione Lenzi, Pd), ma chiede al Governo di “assicurare il reale ed efficiente espletamento delle procedure e degli interventi di i.v.g. chirurgica e farmacologica”. A tal fine, come votato in Parlamento, il Governo si impegnerà a “costituire un tavolo tecnico di monitoraggio con gli assessori regionali per verificare che le strutture pubbliche o private accreditate eroghino tale servizio e che si eviti ogni forma di discriminazione fra operatori sanitari, obiettori e non” ( mozione Migliore, Sel).

A mio parere, nella mozione di Sel, su cui il Pd si è astenuto congiuntamente a tutte le altre mozioni presentate al voto, c’era uno scatto in più. Dato per acclarato che in Parlamento non si dovesse discutere del sì o il no alla 194, ma su come farla applicare meglio, garantendo alle donne che richiedono l’i.v.g. i correlati servizi pur in presenza di percentuali altissime di medici indisponibili, in quella sede istituzionale si doveva impegnare il Governo a cercare soluzioni ai problemi causati dal sempre più evidente ricorso all’obiezione di coscienza. Non ci si poteva limitare, come ha scelto il gruppo parlamentare del Pd, a puntare tutto su un generico impegno a che si ponessero in essere le condizioni per l’effettiva erogazione del servizio. Visto che le Regioni non hanno finora ricorso ad espedienti per arginare il fenomeno di un altissimo numero di medici obiettori che non consentono le interruzioni volontarie di gravidanza, lo Stato per il tramite del Governo doveva essere indotto ad impegnarsi più puntualmente alla piena applicazione della 194.

Ben venga, quindi, che cinquantadue deputati del Partito democratico abbiano votato a favore della mozione di Sel! A loro va il merito di non aver fatto pesare più del dovuto il rispetto della disciplina del gruppo parlamentare sulla dignità delle donne che come nel Vallo di Diano, comprensorio territoriale in provincia di Salerno, si recano presso il proprio presidio ospedaliero per un’interruzione volontaria di gravidanza e trovano che tutti i medici del reparto i ginecologia sono obiettori. Grazie a quei parlamentari si potrà dire che l’astensione votata dal Pd alla mozione di Sel non è diventata un coltello inciso sulla carne viva della libertà delle donne di sceglier per sé una maternità in piena e convinta consapevolezza, senza ricorrere alla negativa e pericolosa pratica degli aborti clandestini.

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