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Da vittime a testimoni. Un Tribunale delle donne per i diritti delle donne in migrazione

Da vittime a testimoni. Un Tribunale delle donne per i diritti delle donne in migrazione

Il progetto di Lesconfinate e Differenza donna sostenuto dall'8xMille della Chiesa Valdese per 'fare memoria' delle violenze e violazioni subite dalle donne migranti. Intervista a Isabella Peretti

Sabato, 20/05/2023 -

Le donne migranti da "vittime" diventano testimoni e prendono la parola a partire dalla loro esperienza perché sia condivisa, altrimenti non vi sarebbe traccia. È questa, in estrema sintesi, l’idea del progetto realizzato da Lesconfinate e da Differenza donna allo scopo di ‘fare memoria’, e quindi storia, attraverso le testimonianze vive delle donne arrivate in Italia da varie rotte delle migrazioni subendo ogni sorte di violenza e di violazione. L’altro importante obiettivo è “ispirare riforme legislative in materia di protezione internazionale sia incoraggiando l’esplicita inclusione tra i motivi di persecuzione quelli motivati dal sesso e dal genere, sia per la definizione di procedure interne che proteggano dalla vittimizzazione secondaria”. Abbiamo intervistato Isabella Peretti, tra le promotrici del progetto Da vittime a testimoni. Un Tribunale delle donne per i diritti delle donne in migrazione".  

Come nasce l’idea dell’istituzione del Tribunale per i diritti delle donne in migrazione e poi del progetto?
Nel 2020, in occasione di una delle tre giornate che dedicammo, come associazioni Lesconfinate e Bosnia nel cuore, alla storia e alla tragica attualità degli stupri di guerra, ascoltammo alcune “perle femministe” di Staša Zajović (Donne in nero di Belgrado) che ci raccontò l’incredibile storia del Tribunale delle donne di Sarajevo dove le testimoni sono diventate soggetti di giustizia; grazie a tanto coraggio e ad un lungo lavoro di sostegno le donne hanno potuto trascendere il conflitto tra nazionalismi e mettersi insieme: slovene, croate, serbe, bosniache, montenegrine, kosovare, macedoni, dopo una terribile guerra che ha voluto dividerle. L’obiettivo era, ed è, chiedere, oltre a risarcimenti economici, forme ben più incisive di riparazione simbolica, di giustizia riparativa. In precedenza ci sono stati quasi 40 tribunali delle donne in Africa, Asia e America Latina. Sono Tribunali che non emettono pene, ma denunciano ingiustizie e raccolgono racconti di resistenza. E fu allora che pensammo ad un progetto che potesse organizzare un Tribunale delle donne anche qui, a Roma, alla Casa internazionale delle donne, pensando a quelle donne che più di tutte soffrono violenze e stupri, respingimenti, emarginazione, razzismo: le donne in migrazione. Abbiamo quindi partecipato al bando delle Chiese Valdesi per ottenere un finanziamento, il progetto è stato accolto ed eccoci ora a realizzarlo nel concreto (leggi doc). 

Per la stesura del progetto, e poi per l’attuazione, avete interpellato molte associazioni e specialiste con esperienze specifiche nel campo delle migrazioni e delle violazioni dei diritti umani. Come sono coinvolte?
Certamente il nostro è un lavoro corale, frutto di una rete di relazioni a livello nazionale con associazioni che operano in varie città e regioni: da Cisda, Binario 15 e Nove onlus, alla cooperativa Eva di Caserta, alle Donne di Benin city di Palermo, alle Donne brasiliane in Italia, a Bosnia nel cuore, a Trama di terre di Imola. La Casa internazionale delle donne di Roma è capofila e luogo simbolico per un progetto così importante per la libertà e l’autodeterminazione di tante donne. Fin dall’inizio ci confortò la collaborazione con Gabriella Rossetti, che in una delle tre giornate che nel 2020 dedicammo agli stupri di guerra aveva raccontato e scritto la storia dei Tribunali delle donne mettendo bene a fuoco l’idea che le “testimoni possono diventare creatrici di giustizia”. È stato importante anche il contributo di Franco Ippolito e Simona Freudatario della Fondazione Basso, per la loro esperienza del Tribunale permanente dei popoli, da cui consegue il pieno appoggio della Fondazione e la collaborazione al progetto. Un ruolo fondamentale viene svolto da Differenza donna, in particolare dall’avvocata Ilaria Boiano, che con me, Patrizia Salierno e Gabriella Rossetti ha ideato il progetto, e che, con le sue competenze , contribuisce a collocare materiali e testimonianze nella cornice del diritto internazionale, europeo e nazionale, affinché ne emergano i diritti disattesi e le conseguenti rivendicazioni. 


Quali sono gli obiettivi che vi prefiggete con il progetto e quali i prossimi passaggi?
In sintesi gli obiettivi del progetto sono: promuovere il DIRITTO delle donne migranti alla protezione internazionale e a forme di riparazione morale e politica, rispetto ai danni derivanti dal regime dei confini, facilitando il loro inserimento in Italia; istituire un TRIBUNALE simbolico permanente per dare voce alle loro testimonianze sulle violenze subite, rispondendo così a una domanda di giustizia che per lo più non trova spazio nelle procedure vigenti; creare un ARCHIVIO DELLA MEMORIA; diffondere i risultati in una CAMPAGNA NAZIONALE anche attraverso un video delle sedute; promuovere il modello di GIUSTIZIA RIPARATIVA. Abbiamo sinora fatto incontri propedeutici all’avvio del progetto, con scambi in presenza e a distanza con le partner e le donne che intendono rilasciare le loro testimonianze. Il primo incontro del Tribunale si terrà alla Casa internazionale delle donne di Roma sabato 27 maggio (h 15:00) e sarà dedicato alle donne afghane. È già programmata la seconda sessione del Tribunale a Caserta (28 giugno) quindi in luglio andremo a Palermo per incontrare le donne nigeriane. Infine a ottobre a Reggio Emilia faremo con le ragazze bangladesi, iraniane, irachene, pakistane un processo al processo Saman, che è tuttora in corso, nell’intento non di individuare i colpevoli, che è compito dei Tribunali ordinari, ma di cogliere le inadempienze delle forze dell’ordine e dei servizi sociali italiani. 

Dove sono raccolti i materiali del progetto?
Sono tutti fruibili nel sito della Casa internazionale delle donne di Roma (https://www.casainternazionaledelledonne.org/progetti/un-tribunale-delle-donne-per-le-donne-in-migrazione/) e man mano che procederemo saranno tutti pubblicati.


DA_VITTIME_A_TESTIMONI_PERETTI.pdf

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