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Al TFF: “1974-1979. Le nostre ferite” di Monica Repetto

Al TFF: “1974-1979. Le nostre ferite” di Monica Repetto

In Selezione Ufficiale Fuori Concorso, al Torino Film Festival, un docu-film sugli anni Settanta raccontato da chi non li ha vissuti, fra femministe del collettivo casalinghe, studenti e polizia

Mercoledi, 18/11/2020 - Quante di noi eravamo presenti in quegli anni e vorremmo riviverli, e quante invece dimenticarli? Gli anni Settanta, volenti o nolenti, hanno segnato per sempre la nostra storia, politica, artistica, ideologica, lavorativa e tanto altro ci sarebbe da dire. Al punto che anche chi non c’era, per motivi di età, come Monica Repetto, regista e sceneggiatrice del docu-film “1974-1979. Le nostre ferite”, sente il bisogno di esplorarne alcuni aspetti, e di catturarne l’essenza creativa e narrativa, il potere trasformativo, anche scavando in pieghe riposte, fra archivi, testimoni privilegiati e Super 8.

Selezionato Fuori Concorso al 38° Torino Film Festival (che si svolgerà quest’anno dal 20 al 28 novembre interamente online sulla piattaforma streaming di MYmovies), il film documentario “1974-1979. Le nostre ferite”, di Monica Repetto, prodotto da Deriva Film e realizzato con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte, intende raccontare la straordinaria “normalità” degli anni di piombo della gente comune, sopravvissuta alla violenza politica e al terrorismo negli anni Settanta, fra casalinghe femministe, aspiranti manager, studenti, poliziotti, uomini, donne, ragazzi con un piede impigliato nella storia e voci sommesse che aspettavano di essere ascoltate.

Fra le storie raccolte, quella di Nunni e Anna che, nella Roma delle radio libere, sono femministe del collettivo casalinghe colpite dai mitra e dalle molotov dei NAR mentre va in onda “Radio Donna” nella sede di Radio Città Futura. La storia di Luigi, che frequenta il collettivo universitario di Medicina di Roma e di Francesco del liceo Augusto, entrambi feriti a distanza di pochi giorni dai neofascisti nel 1974. La vicenda di Vincenzo, un poliziotto del sud, unico scampato a un conflitto a fuoco con i brigatisti rossi a Piazza Nicosia, o di Renzo, un bancario colpito insieme ad altri nell'unico attacco compiuto da Prima Linea contro una scuola. La storia di ogni personaggio si sviluppa con un prima e un dopo segnati dalla ferita che gli è stata inferta. L’autrice guarda agli uomini e alle donne in carne ed ossa, ai loro percorsi di vita, agli affetti, al lavoro, alle convinzioni, alle idee e alle emozioni. Ogni storia individuale è collocata nel contesto della Storia collettiva. Tra mobilitazione e disimpegno, le immagini della leggerezza si alternano con quelle della crisi, dell’impegno civile, delle lotte per i diritti, in un crescendo che tracima nella violenza sempre più efferata.

«Per acerbi limiti d’età - ha dichiarato la regista Monica Repetto - non ho fatto in tempo a vivere quegli anni. Non sono una ex del ’68. Sono nata nel 1965 in una famiglia in cui la politica era un film in bianco e nero con Don Camillo e Peppone. Non sono una ex del ’77. A 12 anni vivevo isolata in una campagna brulla che si stava ricoprendo di capannoni di cemento. Sono una contraddizione ambulante. Dico no alla cultura di classe ma ne sono il frutto. Da questa posizione che mi sta scomoda ho guardato a quei Settanta, decennio cerniera per l’occidente capitalistico, fine del ciclo espansivo del dopoguerra, dominato da un forte conflitto sociale e da una irriducibile forza d’immaginazione. Partendo da qui volevo strappare le cose dal paesaggio indistinto, che per noi in genere è il passato degli altri, la vita degli altri quando non eravamo presenti. Ho cercato tra testimonianze, immagini in super 8, archivi e faldoni, perché mi interessava quella zona d’ombra in cui le narrazioni si sono incagliate, tacendo, forzando, idealizzando, negando e a volte anche manipolando».

Un film corale dunque, realizzato attraverso originali repertori familiari in Super8 e testimonianze che raramente conquistano le prime pagine, in cui i protagonisti sono persone “normali”, sopravvissute, vittime di terrorismo e di violenza politica. Fra gli interpreti: Francesco De Ficchy, Renzo Poser, Annunziata Miolli, Anna Attura, Vincenzo Ammirata, Luigi Schepisi

Monica Repetto, regista e produttrice. Approda al mondo del cinema dopo la laurea in psicologia e il lavoro di critico cinematografico nei primi anni '90. Tra le sue opere la serie documentaria Il corpo dell’amore (Rai3), nomination ai Diversity Media Awards 2020, O rugbill per la serie “Dmax Rugby Stories” (Discovery Channels), ha co-diretto con Pietro Balla, ThyssenKrupp Blues (Rai Cinema), evento speciale alla Mostra d’Arte cinematografica di Venezia, vincitore del Mediterraneo Film festival, la serie documentaria Scatti di nera con Michele Placido (Fox Crime), i documentari La forza delle idee, Operai, Falck. Romanzo di uomini e fabbrica (Rai), La vera storia di Marianne Golz (sviluppato con il supporto del Programma europeo Media Plus per History Channel). Nel 2011 ha ideato e curato il lancio di ON THE DOCKS, prima piattaforma italiana di video on demand dedicata al cinema della realtà, con il sostegno della Regione Lazio. È tra i tutor del Premio Zavattini, workshop di formazione e sviluppo per la realizzazione di cortometraggi di riuso creativo del cinema d’archivio, promosso da Archivio del movimento operaio e democratico e Luce Cinecittà. È autrice di saggi e scritti sul cinema. Ha collaborato con Paese Sera, Il Tempo, il manifesto, Alias.

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