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Maura Cossutta: a Roma l'assemblea all'insegna di 'La Casa siamo tutte'

Maura Cossutta: a Roma l'assemblea all'insegna di 'La Casa siamo tutte'

Sabato 6 aprile alla Casa Internazionale delle Donne di Roma un incontro: “Connessioni, nessi, relazioni: essere e fare rete per la forza delle donne”

Mercoledi, 03/04/2019 - Una giornata intera, sabato 6 aprile, è convocata nella Capitale all'insegna del grido 'La Casa Siamo Tutte", che è uno slogan e una campagna, ed è dedicata ad una riflessione collettiva e aperta dal titolo “Connessioni, nessi, relazioni: essere e fare rete per la forza delle donne”. La Casa Internazionale delle Donne di Roma ospita l'assemblea e si conferma come punto di confluenza di dibattito e opinioni non solo a livello cittadino. Abbiamo rivolto alcune domande a Maura Cossutta, tra le protagoniste del movimento che da sempre sostiene la Casa e tra le promotrici dell'assemblea.

Da quale percorso nasce l'iniziativa del 6 aprile e quali obiettivi si pone?
L’attacco alla Casa Internazionale delle Donne ha suscitato una straordinaria reazione, naturalmente da parte delle associazioni femministe ma anche da chi non è stato mai femminista, perché la storia della Casa è dentro la storia della conquista dei diritti e delle libertà delle donne ma anche dentro la storia democratica e della civiltà del nostro paese. Possiamo dire che dalla crisi è nata una opportunità, che ha rafforzato il ruolo della Casa, l’importanza della sua funzione e del suo ruolo politico. Con questa assemblea pubblica intendiamo quindi aprirci, nell’ascolto e nel confronto, continuare la riflessione, l’iniziativa. Il titolo della nostra Assemblea (“Connessioni, nessi, relazioni: essere e fare rete per la forza delle donne”) vuole rendere esplicito il nostro obiettivo: far incontrare femminismi diversi, realtà, esperienze, soggettività plurali, cercando attraverso la pratica della relazione tra donne le loro connessioni e nessi.

Il titolo 'L'essere e fare Rete per la forza delle donne' indica un obiettivo e anche una modalità dell'agire collettivo. Non sempre è stato possibile e sarebbe importante, oggi più che mai, riuscirci. Vedi un cambiamento in questo senso?
Essere rete, sentirsi parte integrante e permanente di una rete è ineludibile per evitare ogni autoreferenzialità, che è vizio troppo diffuso ovunque, purtroppo. Fare rete è la metodologia che permette da una parte di continuare ad approfondire la riflessione tra tutte e dall’altra di essere protagoniste dell’agire la trasformazione. Non sempre è stato così, certo. Ma oggi le cose stanno cambiando. Lo straordinario movimento "#MeToo" e “Non una di meno” esprime proprio questa capacità di costruire relazioni, reti, che continuamente si costruiscono e si intrecciano a livello nazionale ma anche mondiale. Anche la Casa deve contribuire a questo cambiamento. “La Casa siamo tutte” vuol dire proprio apertura, scambio, reciprocità. Vuol dire sperimentarsi con laboratori e gruppi di lavoro, su campagne condivise. La Casa certo non è un movimento, ma è un luogo e come tale intende essere abitato, frequentato, utilizzato, per promuovere la forza delle donne.

Nella presentazione dell'iniziativa è sintetizzato lo sfondo politico che l'ha resa indifferibile: "scenari di oscurantismo reazionario in tutta Europa" e in Italia il Ddl Pillon, il decreto Salvini, l’attacco aperto alla legge 194, fino al Congresso mondiale delle famiglie. Si parla di una “mobilitazione permanente”. Cosa si intende è in che modo si manifesterà?
Il contesto che stiamo vivendo impone non solo una riflessione profonda sulla natura dell’attacco politico culturale delle destre, dell’intreccio tra sessismo, razzismo e fascismo, ma soprattutto una mobilitazione consapevole e determinata. Il movimento femminista sta svolgendo un ruolo essenziale, come è stato dimostrato in tutto il mese di marzo, dallo sciopero globale fino alle giornate di “Verona transfemminista”, indette da NUDM e a cui hanno aderito una moltitudine di realtà, associazioni, persone. Questo movimento nella sua intersezionalità esprime una radicalità che deve essere riconosciuta e valorizzata. Appunto attraverso una mobilitazione permanente, che deve attraversare tutti i luoghi sociali, istituzionali, della vita concreta delle persone.




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