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Vivere la separazione

Vivere la separazione

Leggere l'albero -

Baldassarre Bruna Domenica, 05/07/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2015

 Cara Bruna,

sono uno studente universitario di Scienze e Tecniche Psicologiche. Ho vent’anni e mi sento perso. Sto vivendo una separazione non voluta dal mio primo amore. So ciò che è giusto fare ma non ci riesco perché vivo un grande conflitto. Vorrei essere diverso e non sentire tanta rabbia. Che ne pensi?



Andrea



Carissimo Andrea,

nella fase del primo amore “L’anima sboccia nel Tu” e si vive così dall’interno verso l’esterno. Come si vive la vita, in questa fase, non dipende dal significato obiettivo della realtà ma dall’esperienza soggettiva di essa. La separazione, non soltanto blocca momentaneamente un flusso vitale, ma agisce da freno nella delicatissima ricerca del Sé e del valore di se stessi. La cessazione del rapporto significa anche la perdita di un’idealizzazione della compagna, con tutte le qualità che si potevano vedere soltanto in lei. La parte più difficile è riprendersi quelle qualità che molto spesso non appartengono obiettivamente all’altro ma a se stessi come risultato di semplici meccanismi proiettivi. Questo spiega il motivo della difficoltà di uscirne bene e presto. Per aiutarsi occorre l’immagine goethiana del viaggio, nel senso che non si dovrebbe viaggiare solo per arrivare ma per vivere nel viaggio…

A vent’anni le aspirazioni non sono solo la sublimazione di impulsi biologici, ma forze incentrate su se stesse, che portano già al bisogno di vedere se stessi in uno sviluppo che abbracci l’intero arco della vita. In questo periodo nasce un mondo interiore dove certi impulsi del corpo sono soltanto un fatto tra tanti. Iniziano a manifestarsi gli obiettivi verso il sociale, verso il mondo esterno attraverso un’autentica realizzazione di sé, e quando l’Io si rivolge verso l’esterno in modo attivo, esso si esprime con la creatività. Ti aspetta un cammino colmo di sorprese, di emozioni e soprattutto di pazienza! Il tuo albero ci dice che sei un giovane equilibrato, che sta attraversando un momento regressivo. Nel tronco sono scritti i tuoi momenti difficili della vita: a tre anni e mezzo, 8 e 18, ma soprattutto c’è come l’immagine “protetta” del tuo bambino interiore, un alberello essenziale, ricco di contenuti ma solo, che aspetta la linfa vitale per uscire dal suo guscio… Nella parte sociale dell’albero, quella della chioma, ci sono dei rami a forma di monconi, che rappresentano sempre un trauma, una sofferenza. Si tratta di traumi ricollegabili al passato, al vissuto di perdite subite da un punto di vista psichico.

Caro Andrea, le prove della vita, come una separazione, ci fanno soffrire anche e soprattutto per la valenza che assumono rispetto a vissuti simili ricollegabili al passato, come ad esempio la separazione dei genitori, o il vissuto di assenza di uno dei due. La non pacificazione con la realtà dipende spesso da ferite del passato, che chiedono inconsciamente una soluzione possibilmente rapida per agire armonicamente nella realizzazione di sé e nella vita sociale.

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