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Villa Romana Palazzi, una seconda Pompei calabrese tutta da scoprire

Villa Romana Palazzi, una seconda Pompei calabrese tutta da scoprire

Casignana, contrada Palazzi, in provincia di Reggio Calabria, una villa romana di un villaggio del I secolo d.C.

Domenica, 02/12/2018 - Forse nessuno immaginerebbe mai la bellezza di quei mosaici e dei sofisticati impianti termali inseriti in molti ettari ancora da riportare alla luce. La parte della villa scoperta nel 1963 e successivamente restaurata si situa tra l’asfalto della 106 Jonica e il profumo del mare da sfumature turchine.
Un lavoro meticoloso di restauratori affiancati da un custode, Giuseppe Romeo. Più che custode il Sig. Romeo è una sorta di Angelo Custode. Già da bambino frequentava in groppa all’asinello portato dal nonno quei territori. E’ sempre l’amore per la bellezza che sostiene il filo rosso di ogni biografia, così Giuseppe Romeo, tralasciando il suo lavoro di elettricista, si adopera affinché lo splendore di questa incantevole scoperta da sogno di bambino diventi bene comune.
In tutti questi lunghi anni ha protetto con la sua idealità e presenza costante ogni possibile impulso per una concreta ricerca nei successivi lavori di restauro, fino a diventare l’esperto del quale nessuno vorrebbe più fare a meno. La sua presenza, infatti, è essenziale per comprendere la complessità della stessa indagine archeologica.
Tutto inizia così per i lavori di un nuovo acquedotto che riportano alla luce il nucleo termale e residenziale della Villa Romana. Più che villa si può parlare di una vera e propria città sommersa su un territorio di almeno dodici ettari.
Un restauro che occuperà anni di ricerche e che è destinato a proporsi come patrimonio dell’Umanità.
Palazzi si suppone fosse uno “statio” per funzionari imperiali in viaggio da Locri a Reggio Calabria. L’antica Locri Epizefiri, allora città e potenza della Magna Grecia -e ultima delle colonie greche- fondata sul mar Ionio nel VII secolo a.C. dai greci provenienti dalla Locride. I greci inizialmente si situarono a Capo Zefiro, Zephyrion Acra, l’attuale Capo Bruzzano per poi spostarsi pochi chilometri più a nord.
La Villa Romana risale quindi al I secolo d.C. con un’importante ristrutturazione nel IV secolo, presumibilmente abbandonata nel V, con tracce di frequentazione fino al VII secolo.
A svelare la bellezza dei mosaici, ormai ricoperti da una patina bianca a causa della salinità marina, è proprio Giuseppe Romeo, che per la felicità dei visitatori, con uno spruzzo di acqua distillata permette allo splendore di un tempo di riaffiorare con tutta l’intensità cromatica possibile.
Proprio come in un film di Bonuel gli antichi romani amavano conversare nelle “latrine”, cioè nei bagni che permettevano loro di condividere intimità e affari.
Gli ambienti frigidarium, tepidarium e calidarium sono il classico habitat dell’impianto termale, contraddistinto da splendidi mosaici perfettamente conservati con tessere policrome, rappresentanti elementi geometrici e figure.
Tra cubi geometrici con effetto tridimensionale, anche per la bellezza dei marmi utilizzati e delle tessere perfettamente collocate, cattura i visitatori la sala per i bagni freddi.
Il mosaico mozzafiato è quello della “Sala delle Nereidi”, nel frigidarium, del III secolo d.C., caratterizzato da pietre bianche e verdi, simboleggiante un thiatos marino, con quattro Nereidi, ognuna cavalcante un leone, un toro, un cavallo e una tigre, tutti contraddistinti da una coda di pesce. La sala ha una pianta ottagonale con quattro lati absidati e due vasche per acqua fredda. La Sala del Calidarium, pure ottagonale, probabilmente ricoperta da una volta, presenta un impianto di riscaldamento a ipocausto con tubi fittili sulle pareti. Nello stesso complesso si trova anche la sala rettangolare pavimentata in lastre di marmo colorato, opus sectile e, a monte, un ninfeo monumentale con cisterne.
Vicinissimo al mare, al di là della strada statale, si giunge attraverso un sottopasso costruito dopo il restauro, nella zona residenziale della Villa, caratterizzata da una serie di sale di rappresentanza. Molto suggestiva è la “Sala di Bacco”, raffigurante il dio del vino sorretto da un satiro. Affascinanti anche la “Sala di Venere” e quella delle “Quattro stagioni”.
Di particolare pregio e rarità il mosaico rappresentante il “Il trionfo indiano di Dioniso”, racchiuso in uno dei riquadri di circa tre metri per tre, in cui è suddiviso il pavimento del corridoio porticato. Il carro, trainato da una coppia di tigri, con Dioniso nudo coperto da un mantello sulle spalle, può risalire al III - IV secolo d.C.
Come tutte le spettacolari bellezze del nostro Paese resta tutta da scoprire alla bontà dei volenterosi e amanti delle radici artistiche italiane.
Il valore delle opere d’arte si scopre soltanto uscendo dall’Italia e sentendone intensamente la mancanza. E’ come se immersi da sempre nella bellezza se ne desse per scontata la sua esistenza, non facendo quasi nulla per tramandarla e proteggerla senza distruggerla.
Da dopo W. Goethe, che sentiva la vita spirituale e l’arte come un’unità, la stessa arte è stata vista sempre più come un lusso, come qualcosa d’élite e non più necessaria all’essere umano, assunto egli stesso come il massimo prodotto della natura. Con l’arte invece l’uomo non dovrebbe imitare la natura ma semplicemente interpretarla. Nell’andare oltre la natura c’è il segreto che lega l’essere umano alla dimensione spirituale. Quello dell’arte è il terzo regno necessario accanto a quello dei sensi e della ragione. Soltanto oltrepassando la realtà si rompe una sorta di involucro penetrando nell’essenza spirituale delle cose, dove si riconosce il carattere dell’universalità e quello della necessità, quindi della libertà.
Una scoperta dell’importanza di Palazzi in un altro Paese sarebbe stata immediatamente valorizzata e tramandata come patrimonio universale dell’umanità.
Per fortuna ci sono stati amministratori sensibili che hanno avviato il difficilissimo compito di donare al mondo un frammento di tale bellezza e unicità, provvedendo anche a strutture sofisticate di protezione. Urge l’appello di non sospendere i lavori finanziando la preziosissima ricerca archeologica.
La storia e la Storia dell’Arte consentono a noi comuni mortali di riconoscerci nella nostra identità. Riconoscersi è fondamentale nella vita degli umani e la bellezza dell’Arte permette all’uomo di scoprire la sua parte spirituale, di riportare nella realtà quotidiana la Luce dell’Idea, così da non sprofondare nella grevità del materiale peso quotidiano, per poter ancora inverare la stessa vita.


Per visitare la Villa Romana chiamare il Sig. Giuseppe Romeo: 347/6719975

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