Una legge per l’equilibrio di genere nelle nomine pubbliche - di Daniela Poggio
E le Donne Magistrato denunciano un sistema di potere declinato al maschile
Mercoledi, 10/06/2020 - Articolo di Daniela Poggio pubblicato il 9 giugno 2020 in 27ma Ora (Corriere della Sera)
Ricorderemo la quarantena anche per la richiesta corale di una equa rappresentanza di genere nei luoghi decisionali. Il risultato è stato apparentemente più simbolico che sostanziale, eppure la soglia di attenzione sul tema della rappresentanza di genere è cresciuta e ora sarà difficile passare inosservati quando si violano in maniera plateale i principi di uguaglianza. Un segnale arriva dal ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, che in questi giorni ha declinato l’invito a un convegno tutto al maschile. E anche il piano che Vittorio Colao ha consegnato al Premier dedica un capitolo alle pari opportunità introducendo lo strumento del bilancio di genere, che l’economista Azzurra Rinaldi valuterà sul Recovery Fund. Insomma, la situazione emergenziale legata al Covid-19 ha messo nuovamente in evidenza il problema strutturale dell’ineguaglianza di genere. In questo senso, l’ondata mediatica sollevata è stata l’occasione per dare ancora più voce a istanze che le associazioni impegnate nel percorso di emancipazione delle donne rivendicano – e studiano con profonde competenze - da molti anni.
È il caso di Noi Rete Donne, coordinato da Daniela Carlà e Marisa Rodano, che da oltre dieci anni promuove – a partire dal documento di proposte Per un sistema di regole elettorali women friendly - un accordo per la democrazia paritaria sostenuto da oltre 60 associazioni con cui ha contribuito all’approvazione di importanti interventi normativi in materia di rappresentanza di genere nelle leggi elettorali. Recentemente Noi Rete Donne aveva diffuso anche la “lettera aperta” a Ursula von der Leyen e Cristine Lagarde “per ridisegnare le priorità economiche, consolidare democrazia e diritti civili” in tempi di Covid19. Oggi Noi Rete Donne firma una proposta di legge per un equilibrio di genere nelle nomine pubbliche. Il richiamo è a quel principio di eguaglianza e di pari opportunità riflesso nella nostra Costituzione agli artt. 3, 51 e 117, comma 7.
In particolare, l’art. 3 della Costituzione afferma che non basta proclamare in astratto l’uguaglianza, ma occorre che lo Stato si adoperi per renderla effettiva rimuovendo le disparità di fatto: sono le cosiddette “azioni positive”, ovvero misure specifiche che aiutano a rimuovere le disparità. Un esempio su tutti, la Legge 120/2011, nota come Golfo-Mosca, che stabilisce che gli organi sociali delle società quotate debbano riservare una quota pari ad almeno un quinto dei propri componenti al genere meno rappresentato: le donne. Analoghi principi – ricorda Noi Rete Donne - sono richiamati anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e nel Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea che vincolano l’Italia in quanto Stato membro dell’Unione. Principi che in Italia – in assenza di leggi – sono sistematicamente ignorati. La proposta di Noi Rete Donne prevede una norma antidiscriminatoria temporanea per almeno 3 mandati e un periodo complessivamente non inferiore a 9 anni per il raggiungimento dell’obiettivo paritario, ovvero “50 e 50” (e comunque non meno del 40%) della rappresentanza per le nomine e designazioni pubbliche di competenza parlamentare e governativa (giudici costituzionali, componenti laici degli organi di autogoverno della Magistratura, presidenti, commissari, authority, partecipate, organismi consultivi quali commissioni, comitati, osservatori…). La proposta prevede anche sanzioni in caso di non applicazione e un monitoraggio periodico quali-quantitativo affidato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con obbligo di relazione al Parlamento. Va nella stessa direzione anche la proposta (n. 976/2019) della deputata di Forza Italia Cristina Rossello –presidente della Associazione donne progetto futuro - per la riforma delle nomine nella magistratura con inserimento della doppia preferenza di genere obbligatoria nell’attuale legge elettorale del Csm. Proprio recentemente l’Associazione donne magistrato italiane (A.D.M.I) – che poi sarebbe bello dire Donne Magistrate – ha scritto una lettera al presidente della Repubblica e al ministro della Giustizia denunciando “un sistema di potere declinato al maschile e caparbiamente blind gender nei luoghi dell’Autogoverno e nelle posizioni di vertice della magistratura”. Una richiesta coraggiosa e accorata che invoca, ugualmente, il concetto di democrazia paritaria. Insomma, l’epoca #tuttimaschi va archiviata, definitivamente. Siamo in una fase di ripartenza e abbiamo la straordinaria possibilità di cambiare paradigma. Le donne, se ascoltate, sanno avanzare buone proposte nell’interesse della società. E questa volta – in qualità di promotrice di #DateciVoce - lo dico io, anzi lo diciamo noi: dateci voce, o ce la prenderemo. (Il gruppo di lavoro di Noi Rete Donne per la proposta di legge sull’equilibrio di genere nelle nomine pubbliche è composto da Agnese Canevari, Daniela Carlà, Marilisa D’Amico, Antonella Anselmo, Laura Onofri, Eva Desana, Carla Marina Lendaro, Fulvia Astolfi)
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