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Udi Monteverde / Grazie alle nostre scienziate

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Il lavoro e il successo delle tre scienziate: Capobianchi, Castilletti e Colavita. Una riflessione in vista della Giornata internazionale delle Donne e delle Ragazze nelle Scienze

Mercoledi, 05/02/2020 - Riceviamo e pubblichiamo

La scorsa domenica abbiamo accolto con soddisfazione la notizia dell'identificazione della sequenza genomica del coronavirus 2019-nCoV, responsabile dell’infezione respiratoria in corso in Cina, diffusa, con giustificato entusiasmo, dal Ministro della Salute, on. Roberto Speranza, e dal dott. Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico dell’ Istituto Nazionale Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma. Non entriamo nelle implicazioni scientifiche della notizia, salvo il fatto che è stata descritta come la chiave per la diagnostica, a livello molecolare, della malattia e per lo sviluppo di un futuro vaccino.
Abbiamo anche appreso che, dietro questo successo, c'é il lavoro di almeno tre donne: la dott.ssa Maria Rosaria Capobianchi, che dirige il Laboratorio di Virologia dello Spallanzani, la dott.ssa Concetta Castilletti, responsabile della Unità “Virus emergenti” e la dott.ssa Francesca Colavita, ricercatrice con contratto a tempo determinato, insieme al dott. Fabrizio Carletti, dirigente dello stesso laboratorio, e al dott. Antonino Di Caro, responsabile della Unità “Laboratorio di microbiologia banca biologica”. Il Ministro della Salute le ha presentate come "Un orgoglio per il nostro Paese.”, ma la dott.ssa Capobianchi, con uno stile inclusivo in cui ci riconosciamo, ha sottolineato: "Ha vinto tutto lo staff, abbiamo fatto dell'esperienza sul campo la nostra forza".

Ci sembra importante sottolineare la presenza e l’atteggiamento femminile, in questa occasione, poiché spesso, nella storia anche recente della scienza, i contributi, spesso decisivi, delle ricercatrici hanno avuto poco riconoscimento e visibilità. Basti guardare alla distribuzione per genere dei premi Nobel  che, nella categoria “Medicina” registra 207 uomini e 12 donne. Non va meglio nelle altre discipline scientifiche. Purtroppo, in Italia, ancora nel 2019, abbiamo assistito alla proclamazione da parte di uno “scienziato” che le donne sarebbero geneticamente inadatte alla fisica. Invece, già da 15 anni, con la pubblicazione della “Carta europea dei ricercatori” (per esattezza “researchers”, temine non sessuato nel testo inglese), l’Unione Europea dichiara la necessità di promuovere la partecipazione delle donne alla ricerca, ritenuta indispensabile per ampliare il patrimonio delle conoscenze e la crescita della produttività nel futuro prossimo, e sottolinea la necessità di favorire la creazione delle condizioni necessarie per carriere “sostenibili”. Tra queste “condizioni” possiamo immaginare molte cose per le quali combattiamo da tempo: sostegno alla genitorialità e al lavoro di “cura”, attraverso la disponibilità di servizi di assistenza; compatibilità dell’organizzazione del lavoro con il lavoro “di cura”, condiviso da entrambi i generi; accesso a modalità “part-time”, “smart-working” e “home-working”, ove possibile. Sono seguite iniziative europee per incoraggiare le ragazze e le giovani donne ad intraprendere carriere nelle discipline STEM (science, technology, engineering, mathemathics) e per sostenere le donne nella scienza nel rompere il soffitto di cristallo che confina le donne in posizioni apicali nelle discipline scientifiche a circa il 25% (a livello europeo), ma peggio in Italia.
Speriamo che la luminosità guadagnata dalle ricercatrici dello Spallanzani, insieme alla loro modalità inclusiva, fornisca un modello positivo per tutte le ragazze interessate alla scienza e supporti un rapido sviluppo nell’eliminazione di pregiudizi, molestie e stereotipi che tuttora ostacolano il libero sviluppo delle potenzialità delle donne nella scienza.
Su iniziativa dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, martedì 11 febbraio si celebra la Giornata internazionale delle Donne e delle Ragazze nelle Scienze, Con questi obiettivi, dall’8 al 9 febbraio si svolgerà a New York, presso la Sede Generale delle Nazioni Unite, il Forum Equality and Parity in Science for Peace and Development, che potrà essere seguita sulla web TV (http://webtv.un.org/) dell’ONU.
L’obiettivo è utilizzare le strategie, le competenze e le risorse di esperti, politici, settore privato e associazioni sul tema dell’uguaglianza e della parità nella scienza per lo sviluppo sostenibile.


Marina Patriarca, UDI Monteverde (Roma)



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