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Spigolando tra... Minori: due buone notizie per le vittime di violenze

Spigolando tra... Minori: due buone notizie per le vittime di violenze

La Corte europea dei diritti umani condanna l'Italia per non aver protetto madre e figlio minacciati. La Camera ha approvato la legge per gli orfani dei crimini domestici. Il rapporto Unicef

Lunedi, 06/03/2017 - Una briciola di ottimismo in una marea di problemi



La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, in seguito al ricorso di Elisaveta Talpis tramite i suoi avvocati, condanna l’Italia per non aver agito con sufficiente rapidità per proteggere la donna e suo figlio, dagli atti di violenza domestica perpetrati dal marito cinque anni fa, violenze che hanno portato all’assassinio del figlio (il quale tentò di difendere sua madre) e al tentato omicidio di Elisaveta.

La Camera finalmente in questi giorni ha approvato, all’unanimità, la legge che tutela gli orfani di femminicidio e più precisamente vittime di crimini domestici.

Entrambi gli atti non sono definitivi in quanto alla sentenza di Strasburgo che valuta l’atteggiamento ”passivo” adottato in particolare dalle forze dell’ordine italiane, ma anche dei magistrati di fronte agli atti di violenza domestica subiti e denunciati dalla donna, è possibile un ricorso dell’Italia nei prossimi 3 mesi, prima che la sentenza divenga inappellabile.

La legge di tutela degli orfani di ”femminicidio” deve essere esaminata al Senato ma, vista l’unanimità ottenuta alla Camera dei deputati, si può ben sperare.

I due atti, ancora in itinere, che sono comunque una piccola speranza in quanto arrivano non per casualità ma a seguito di, possiamo dire senza rischio di essere smentite, di decenni di lavoro e denunce e iniziative di un mondo femminile e (anche) maschile, quanto mai da prendere in considerazione. Nel merito, va ricordato che Elisaveta Talpis ha visto morire - ucciso dal padre - il figlio che voleva difenderla.

Si tratta di traguardi di chi crede all’uso “della politica“ e dello Stato per il raggiungimento della democrazia e il riconoscimento dei diritti.

Non a caso l’avvocata Titti Carran, presidente dell’Associazione D.i.re (Donne in rete contro la violenza), rappresenta la voce di Elisaveta Talpis essendo una delle avvocate della sua difesa.

E ancora non è casuale che siano state/i proprio degli orfani di femminicidi in prima fila per anni a impegnarsi perché lo Stato riconoscesse, con un atto legislativo, le loro complesse difficoltà burocratiche, di vita quotidiana, di futuro, intrecciate ad un dolore e senso di abbandono per molte /i presumibilmente rivolti anche alla valutazione dell’ingiustizia che ha travolto la propria vita.

Un impegno che ha finalmente trovato la solidarietà militante della politica che non sempre si ricorda purtroppo di avere il dovere di farsi STATO e di volta in volta incarnare la Repubblica Italiana e i principi della sua Costituzione.

Due vicende dunque quelle che, per quanto non ancora definitive, hanno già lasciato un segno che considero indelebile verso diritti e difesa delle donne e in generale dei più deboli che troppo spesso, come è noto, per non dire, sempre, vedono i bambini travolti da ingiustizia e violenze.

A questo proposito fra le notazioni che mi appaiono importanti da sottolineare dei giorni passati c’è la divulgazione del nuovo rapporto Unicef che da conto e termini qualitativi e quantitativi delle violenze inenarrabili: sessuali, di sfruttamento, abuso e detenzione che donne e bambini rifugiati e migranti subiscono sulle rotte del Mediterraneo e, prima, dall’Africa sub Sahariana alla Libia.

E’ strano, ma quando esce un rapporto di una Org (Unicef o altre) a fronte delle sintesi, in questo caso terribile di avvenimenti in corso, raramente diviene fonte di articoli, esempi rilancio di ricerca di nuove idee, di uno sforzo di accompagnare la notizia con nuovi e più attuali esempi da conoscere, che il rapporto sintetizza. Sembra divenire un documento da archivio invece che denuncia bollente, di corpi vivi che soffrono; quasi che il commento silenzioso fosse: sappiamo già tutto!

Che altro fare oltre quello che si fa? Spero che l’impressione sia tutta e solo mia e spero di leggere smentite anche veementi.

E comunque di briciole non ci si sazia!

C’è bisogno di una ”fetta“ erta di ottimismo e speranza. Ecco perché l’impegno democratico è ancora il primo punto all’ordine del giorno di tante e tanti.

Paola Ortensi

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