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Sola mai. Donne e l'occhio digitale a Carosino (TA)

Sola mai. Donne e l'occhio digitale a Carosino (TA)

Mostra inserita nel cartellone unico di Novembre 2019 legato al contrasto alla violenza di genere

Venerdi, 06/12/2019 - E' passato qualche giorno dal termine della mostra fotografica di Francesco Sapio “Sola mai” , mostra inserita nel cartellone unico di Novembre 2019 legato al contrasto alla violenza di genere, promosso dall'Amministrazione comunale di Carosino e realtà associative.
Le foto manifestano perfettamente la realtà difficile del farsi strada, se si è donne, gli stereotipi con cui bisogna fare i conti, la difficoltà di essere credute anche nelle aule dei Tribunali.
Per questo tra i relatori abbiamo avuto personalità di spicco nell'ambito dell'arma: la sostituta commissaria Vanessa Rosato della squadra mobile di Taranto, e docenti e criminologi capaci di sviscerare da ogni punto di vista il dramma della violenza sulle donne.
La professoressa Daniela Annicchiarico ha percorso storicamente il problema, ha evidenziato come nei secoli si sia stratificata quella sorta di sudditanza del genere femminile di fronte al potere maschile; un potere che aveva tra le mani l'organizzazione dello Stato e quindi tutto veniva declinato al maschile.
La stessa cosa ci dice il criminologo Ciro de Angelis, ci porta a riflettere sulle parole. La parola matrimonio viene da madre, patrimonio da padre. La cura alla donna il potere agli uomini. Da qui nasce sin dalla più piccola cellula della società, la famiglia, un rapporto dismogeneo, che vede uno che sta al di sopra e comanda, e una che sta al di sotto e soccombe. Chi non si adegua a questo muore fisicamente o moralmente. “non sei stata al tuo posto” si dice ancora oggi alle donne, anzi molte volte sono le stesse donne a dirlo e questo fa più male. Ferisce dentro.
La sostituta commissaria Vanessa Rosato di Taranto, specializzata nel settore “violenza e maltrattamenti di genere”, ci racconta il suo delicato lavoro quotidiano e dice che all'inizio stentava quasi a capire perchè, quando una donna arrivava nel suo ufficio parlava e poi spariva. Poi ha capito che la violenza sulla pelle delle donne brucia così tanto che una donna ha bisogno di tempo per parlare.
“Quando arriva una donna in commissariato”, ci dice la dottoressa Rosato, “bisogna buttare l'orologio, non avere fretta; far capire alla donna che il luogo e le persone la ascoltano e ne capiscono tutto il dramma, questo è nelle nostre priorità. Non è possibile dire di tornare il giorno dopo, non tornerebbe più, perché parlare del maltrattante che è anche il proprio marito è difficilissimo, crea forti freni”.
Allora bisogna fermarsi, accogliere anche i silenzi della donna, stilare una valutazione del rischio per metterla in sicurezza. Se la donna è in pericolo di vita in poche ore è già in casa rifugio. Nella massima protezione e anonimato.
Nessuno si merita di essere umiliata, derisa, offesa, maltrattata. I figli vedono queste scene e potrebbero usare lo stesso trattamento. La catena va spezzata con coraggio, bisogna iniziare una buona volta. Oggi non possiamo neanche dire: “non ho i soldi” perché l'avvocato ce lo paga lo Stato in caso di violenza domestica. C'è il gratuito patrocinio e meno male.
Ma anche l'ammonimento del questore è una possibilità nuova e positiva per uscire dalla violenza. Chi scrive è co-fondatrice di un comitato contro la violenza di genere, “Donne in fermento”. La pagina la trovate su fb se volete avere qualsiasi tipo di informazioni in merito.
Elena Manigrasso

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