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Sicurezza sociale con una rete di servizi innovativi. La parola a Francesca Danese

Sicurezza sociale con una rete di servizi innovativi. La parola a Francesca Danese

Donne e disagi sociali: le risposte nei servizi a bassa soglia, nell'innovazione della PA e nella coprogettazione. Intervista a Francesca Danese, portavoce Forum Terzo Settore del Lazio

Lunedi, 15/02/2021 - Francesca Danese è attualmente portavoce del Forum del Terzo Settore del Lazio e da sempre si occupa del disagio sociale. “Per affrontare efficacemente i gravi problemi che vivono ampie fasce della popolazione occorrerebbe, soprattutto in questo momento, un apparato pubblico più competente perché le possibili risposte ai bisogni concreti delle persone e delle donne si scontrano con una macchina amministrativa non adeguatamente formata, un problema accentuato dal lungo blocco delle assunzioni per il patto di stabilità. A questa inadeguatezza - sottolinea Danese - si aggiungono politiche che hanno cambiato modelli di welfare che in passato hanno dato risposte efficaci; è il caso, per esempio, degli asili nido a Roma: il sistema si è impoverito con il risultato che tante donne hanno dovuto lasciare il lavoro a causa dell’eccessiva distanza del nido dall’abitazione”.
A questa osservazione Francesca Danese aggiunge una riflessione sul tema “dei tempi di vita e tempi di lavoro che è sparito dalle agende politiche” e fa riferimento all’esperienza del maggiordomo di quartiere o del doposcuola come iniziative strutturate in atto a Viterbo per segnalare il ventaglio di possibili soluzioni di molti problemi. A monte dell’incapacità della Pubblica Amministrazione di organizzare risposte adeguate alle necessità diffuse vi è “l’assenza di attenzione ai processi demografici, il cui studio consente di capire i processi di cambiamento delle città”, la conseguenza di questa mancanza “ha come effetto l’incapacità di costruire bandi e di pensare servizi adeguati a rispondere a questi cambiamenti”.
A pagare questo scollamento sono soprattutto le donne “la loro schiena è molto appesantita per il carico di lavoro che grava su di loro con anziani da accudire, figli da seguire, didattica a distanza. Le donne pagano un prezzo alto in questa fase anche con la perdita di lavoro, ma sono in crisi anche le donne con un lavoro stabile che hanno difficoltà ad andare avanti con i figli perché magari non ricevono più il sostegno da parte dell’ex coniuge, cha a sua volta ha perso il lavoro. Il ceto medio si è progressivamente impoverito e deve cercare sostegni. Sono tornati i pacchi alimentari, come quelli di Natale per i poveri. Ma oggi è una lesione della dignità della persona intollerabile. Noi ci siamo inventati le carte prepagate spendibili nei supermercati, più discrete e anche adeguate a lasciare libere le persone di scegliere prodotti meno nocivi per la salute”.
Il problema della casa è una delle grandi questioni irrisolte, che oggi si aggiunge ai problemi di migliaia di famiglie. “Anche chi lavora non riesce a sostenere costi pesanti degli affitti e questo sta provocando un aumento delle donne tra i senza fissa dimora, spesso anche di donne con bambini. È un fenomeno nuovo di fronte al quale io resto sbigottita, tanto più che non ci sono risposte adeguate; tante famiglie dormono in macchina perché l’unico modello che ancora si propone è la casa famiglia, dove il padre non può entrare”.
Sempre a proposito di inadeguatezza della rete dei servizi pubblici, Danese denuncia l’incapacità di dialogare tra i vari uffici, cosa che “depotenzia ulteriormente la capacità di intervento del pubblico, che invece dovrebbe strutturarsi per una presa in carico complessiva dei bisogni con politiche del lavoro, politiche dei servizi, politiche per l’infanzia”.
Da segnalare, sempre a proposito di modifiche del tessuto sociale, che questi bisogni primari, una volta tipicamente urbani, si sono estesi anche nelle cittadine delle provincie.
“È tempo di riorganizzare i cosiddetti servizi a bassa soglia ricorrendo a modelli innovativi. Penso, per esempio, a progetti di cohousing che mettano insieme anziane altrimenti destinate a non avere mai i punteggi necessari per vedersi assegnata una casa popolare. Penso a sostegni strutturati per le famiglie e per le donne che accudiscono persone con handicap per le quali la legge 328 è stata scarsamente attuata se pensiamo ai cosiddetti tempi del sollievo. Penso alle donne migranti, badanti dei nostri anziani o impiegate nel turismo e nella ristorazione, rimaste in gran numero senza lavoro per la pandemia”.
La riforma del Terzo Settore ha suscitato grandi aspettative per le sue potenzialità innovative, ma come troppo spesso accade in Italia, è ancora ferma all’enunciazione di principi. “Negli articoli dal 53 fino al 57 del nuovo codice si parla di coprogettazione e coprogrammazione anche con il Terzo Settore. Noi siamo pronti a collaborare e ci teniamo a sottolineare che dovremmo essere ascoltati già nel momento in cui si prepara il bilancio dell’Ente Locale, potremmo essere parte attiva nella progettazione di modelli diversi di sistemi: oltre le competenze abbiamo la conoscenza dei territori e possiamo mappare e raccontare i bisogni reali delle persone”. L’appello di Francesca Danese ha toni drammatici. “Serve una visione nuova, dobbiamo proporre un nuovo modello di sviluppo locale; noi vogliamo collaborare con le donne impegnate nella politica e con quelle della Pubblica Amministrazione. Si può innovare anche applicando le regole e le leggi che già esistono. Bisogna avere il coraggio di abbandonare i vecchi modelli, non bisogna ricorrere ai ribassi d’asta quando si tratta di servizi in cui ci sono in gioco le persone e il lavoro delle persone. Insieme possiamo costruire un nuovo modello di welfare in cui deve entrare anche il privato, che può supportare e sostenere in maniera mirata e ragionata una rete integrata dei servizi socialie sociosanitari”. È il momento della responsabilità, rimarca Danese, tenendo conto che “non si può più parlare genericamente di sicurezza ma bensì di sicurezza sociale con tutte le implicazioni correlate”.


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