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RU486 in UMBRIA? NO, purtroppo … - di Marina Toschi

RU486 in UMBRIA? NO, purtroppo … - di Marina Toschi

A proposito di RU486 in Umbria: nè in Day hospital né nei Consultori. Ecco come stanno le cose..

Lunedi, 31/03/2014 - Mi piacerebbe dare pieno plauso all’articolo di REPUBBLICA del 25 marzo 2014 che ci informa di come anche nel LAZIO finalmente si è arrivati ad una Delibera Regionale che permette l’aborto medico in day-hospital attraverso la somministrazione per bocca di 2 sostanze (Mefipristone Acetato detto anche RU486 e poi dopo 2giorni delle Prostaglandine)… ma non ci riesco!

Infatti, vi comunico che in Umbria (come nella maggior parte delle regioni italiane) NON esiste legislazione regionale sul tema. La deliberazione, approntata ormai circa 3 anni fa da una commissione apposita di esperti, giace in Consiglio Regionale Umbro, mai discussa, vista la minaccia di “fronde” interne al PD, di dare battaglia alla Presidente su questo tema “caldo”. Infatti, tale delibera proponeva anche da noi, come in Emilia Romagna e poi in Toscana, l’applicazione della gestione in Day Hospital della RU486, ovvero senza ricovero. Questa pratica non chirurgica, diffusa da 30 anni in tutta Europa, è la tecnica prescelta da più di metà delle donne francesi che chiedono un’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) ed è svolta in collaborazione con gli Ospedali, ambulatorialmente anche dai medici di famiglia che somministrano le 2 dosi di farmaci.

Mi chiedo come mai c’è una così grande attenzione della politica italiana alla vita riproduttiva delle donne italiane, solo per insistere crudelmente a rendere impossibile in Italia tale pratica, spingendo, di fatto, ad intervenire chirurgicamente, mentre si potrebbe proteggere il nostro utero da inutili interventi chirurgici. Mi domando, infatti, quale persona maschio o femmina con un grave reflusso gastroesofageo o un’ulcera gastrica in formazione, preferirebbe finire in sala operatoria piuttosto che assumere farmaci che riducono l’acidità gastrica. Una volta avuta l’informazione completa e corretta, mi chiedo se non ci sarebbe una rivolta collettiva di tutti i GENERI, di fronte ad una Medicina invasa da pareri ideologici di presunta eticità, tanto da entrare nel merito e condizionare le pratiche mediche, decidendo sulla nostra pelle, come già avvenuto con la legge 40 sulla PMA (Procreazione Medicalmente Assistita), invece di garantire il diritto di scelta informata.

L’ideologia che vuole tenere a bada la capacità riproduttiva delle donne, è riuscita a far passare i 3 giorni di ricovero per l’RU486, quasi come una “protezione” sanitaria contro la “solitudine” delle donne, intervenendo, di fatto, a rendere impraticabile, la difficile e sempre personale scelta di come interrompere la propria gravidanza. Riuscendo anche a privare noi medici italiani dell’uso corretto delle tecniche che nel resto del mondo danno minori effetti collaterali specie sulla fertilità futura.

Tutto questo impedendo, in questi tempi di tagli, il risparmio non solo di costi (niente sale chirurgiche, niente antibiotici, né strumentazione da sterilizzare!), di tempi (bambini a casa che aspettano, giornate di lavoro che saltano) ma più che mai la ridotta invasività nel corpo e nella vita delle persone (che guarda caso sono proprio corpi di femmina che decide di sé!).Inoltre l’attuale legislazione italiana rende impossibile l’uso della RU486, dopo il 49mo giorno (7ma settimana) di amenorrea, mentre in molti Paesi l’uso è consentito fino alle 9 settimane, aumentando così la difficoltà a poter accedere a tale tecnica con tempi così stretti. Inoltre la frammentazione del SSN (Sistema Sanitario Nazionale) in SSR, ovvero in 20 diversi sistemi sanitari regionali, moltiplica per 20 la “lotta” dei cittadini/e per ottenere di avere un diritto che rimane negato nella maggior parte delle Province italiane. Infatti, ogni Provincia o meglio ogni Ospedale alla fine si regola come può o meglio a seconda di quanta forza, determinazione o appoggio delle istituzioni locali e sanitarie, i pochissimi medici non obiettori rimasti, riescono ad ottenere per organizzare Servizi per l’IVG che siano efficaci ed efficienti e non costringano ad attese di settimane o mesi. Ad esempio in Provincia di TERNI, Orvieto e Narni si sono organizzati con un servizio per l’aborto medico, seguendo la legislazione nazionale, che obbliga le donne a firmare se non vogliono restare 3 giorni chiuse in Ospedale, mentre in provincia di Perugia NON vi sono Ospedali che la offrono. La Toscana, invece, è già passata a organizzare la somministrazione al di fuori dell’Ospedale, nei Poliambulatori e nei Consultori della sua Regione. Come Associazione Ginecologi Territoriali saremmo molto favorevoli a portare avanti questa soluzione in Consultori/ Poliambulatori, muniti di ecografi e di personale adeguato e formato in integrazione con Ospedali di riferimento, oltre a una piena applicazione della legge 194.

Dove è finita l’attenzione per la salute riproduttiva delle altre donne in questa Regione Umbria, che volevamo trovare da parte delle 2 governatrici umbre degli ultimi 10 anni?



Dr.ssa Marina TOSCHI

Ginecologa – Segretaria nazionale di AGITE

(Associazione Ginecologi Territoriali)

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