La donna del mese - Intervista alla candidata alla Presidenza della Regione Sicilia per l'Unione
Stefania Cantatore Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2006
Rita Borsellino ha vinto le primarie in Sicilia. Chi ha preso le distanze da questa modalità democratica, per ortodossia e per nostalgia di una politica che non c’è più, ha dovuto prendere atto di una volontà popolare pazientemente coinvolta e motivata in un’attività decennale. Un percorso che ha sconfitto veti, prudenze e quella perversa logica, sancita in una legge elettorale voluta, pare, solamente da Berlusconi e, con qualche mugugno, dall’UDC. Una logica perversa che prevedibilmente penalizzerà le donne e sulla quale i vertici di partito non hanno avuto difficoltà ad accomodarsi. Rita Borsellino, in un panorama nazionale non esaltante, oggettivamente rappresenta un esempio virtuoso. E naturalmente non solo in virtù di un’eredità nobile, quella del fratello Paolo, che sola non basta né a spiegare né a costituire un patrimonio quale le sue pratiche stanno mettendo in campo in Sicilia.
L’intervista che accorda al nostro giornale, si è svolta tra un impegno e l’altro: gli innumerevoli appuntamenti sul territorio sono insieme pratica ed elaborazione di un progetto. È questo già un elemento di lettura su uno stile che non delega e non si affida ai mezzi tradizionali della politica. Quei mezzi tradizionali che hanno prodotto quei legami e quelle compromissioni con la mafia e il sistema mafioso. Parla con voce ferma e cortese che ci permette di passare subito al tu ed entrare immediatamente nel merito
Tutto questo lavoro e tutte le relazioni da questo prodotte, andranno disperse, se a maggio l’elettorato non dovesse risponderti come tutte ci aspettiamo?
Sicuramente no: c’è una volontà comune ed un sostegno espresso soprattutto dalle donne che prefigurano un lavoro che è destinato ad allargarsi territorialmente ed a costituire nei luoghi il controllo dal basso. Un lavoro, quello dei cantieri (sul sito www.ritapresidente.it) che nel raccogliere le istanze nel progetto conferma e rafforza la cultura del diritto.
Quando parli di allargamento territoriale, intendi a tutto il paese?
Si. Le mafie sconfinano, ed anche noi dobbiamo sconfinare. Estendere la conoscenza del fenomeno nelle sue espressioni economiche e di investimento: ho già preso contatti, certo con la rete delle donne che mi sostengono coi comitati quanto e più dei partiti, ma anche con rappresentanze regionali autorevoli: la Bresso, la Bastico ed anche con la Jervolino.
Le donne sono le grandi assenti da questa campagna per le politiche, non tanto e non solo per l’assenza delle misure elettorali specifiche, ma perché non è nominata la loro soggettività. L’opposto di quel che succede qui da te……
È vero. Le donne sono protagoniste, con i giovani e gli uomini che mi sostengono (che sono tantissimi) in quanto portatrici di una cultura che può affermarsi unicamente nella convivenza laica e nelle relazioni costruite fuori dalla sopraffazione mafiosa. La mafia è fortemente strutturata in senso patriarcale e da donne non possiamo che avere tutto da guadagnare nello sconfiggere le oppressioni occulte e manifeste, il comando immotivato. E poi c’è la cultura del buon governo e della trasparenza, che è storicamente legato alla pratica politica delle donne, essendone la motivazione più qualificante.
I cantieri del programma appaiono assai laboriosi ed anche disseminati su tutto il territorio. Sembra un lavoro complesso e faticoso da seguire, che non si costruisce dall’oggi al domani…
Infatti il mio lavoro, e quello di chi mi ha accompagnato e sostenuto, da un percorso di anni e dalla valorizzazione delle coscienze. I cantieri sono espressione e presupposto del programma, ma di più saranno un modello di elaborazione costruzione di un modello di cittadinanza attiva nei comuni.
Il governo di una Regione è il risultato di tante volontà che vanno sollecitate e soddisfatte in un rapporto vivo di scambi.
Mi sembra una proposta di governo “esportabile”. Ma naturalmente non è di minore interesse il messaggio raccolto da una rete di donne che probabilmente si sentono accomunate, in questo momento politico, in un’azione di contrasto a quelle tante analogie tra lo strapotere mafioso e l’arbitrarietà di certa politica che tende ad includerle in logiche a loro estranee.
La mia speranza, ed anche il mio impegno, infatti, vanno in questa direzione perché mafia non è solo il male della Sicilia e Sud , come tutti ormai sanno, ma è un male nazionale che, purtroppo, ha trovato facili ingressi in un sistema che sa accoglierla convivendoci.
Gli auguri sono per Rita, ma soprattutto per il nostro paese, che da troppi anni parla e muore di mafia, camorra, n’drangheta. Un paese nel quale qualcuno non voleva Rita Borsellino candidata per l’Unione perché “troppo radicale”.
(23 aprile 2006)
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