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Ricordo di Erminia Castelluccio, una partigiana senza fucile

Ricordo di Erminia Castelluccio, una partigiana senza fucile

Un ricordo di Erminia, attivista dell’Udi, moglie del partigiano e sindacalista Salvatore Mandolfo, partigiana senza fucile. La sua “arma” era “Noi donne” il primo foglio ribelle delle staffette

Giovedi, 21/02/2019 - Erminia Castelluccio ci ha lasciati. Qui di seguito nel ricordo della nipote Raffaella Mauceri

Addio cara indimenticabile zia Erminia!
Era bella e coraggiosa la mia adorata zia Erminia. La più cara, la più dolce e l’ultima che mi era rimasta. Con lei se ne va ciò che restava della mia memoria di bambina. Con lei condividevo il mio femminismo innato e solitario, virtù assai rara ai suoi tempi e nella quale lei era un esempio magistrale.
Attivista dell’Udi (Unione Donne Italiane) e moglie del partigiano e sindacalista Salvatore Mandolfo, era una partigiana senza fucile, la sua “arma” infatti era “Noi donne” il primo foglio ribelle delle staffette italiane che lei distribuiva casa per casa, insieme a me tenendomi per mano.
Allora occuparsi di politica per una donna era a dir poco scandaloso ma lei lo fece apertamente e con smisurata passione.
Avevo 12 anni ed ero una ragazzina assai poco femminile, una che non aveva mai voluto bambole e che leggeva Verne, Salgari, I ragazzi di via Paal… quando lei decise che era giunta l’ora di passare a letture più serie, e mi regalò “Il diario di Anna Frank”. Conobbi così la crudeltà degli uomini e l’importanza di lottare per la giustizia, per la pace e per la libertà di cui parlava nei suoi comizi. Con lei, con la mia grande zia Erminia, appresi tutta l’importanza di tre verbi: votare, studiare, lavorare. Con lei cominciai a partecipare alle marce dei lavoratori per il primo maggio, e insieme alla sua inseparabile compagna e patriota Dimitra Melissoti, contro il regime dei colonnelli greci e per tutte le battaglie politiche e sindacali di quegli anni, quando la politica era una cosa seria e ci credevamo tutti.
Erminia Castelluccio è stata un esempio vivente della solìdarietà fra donne, della lotta per i nostri diritti, la nostra dignità, la nostra autoderminazione. Con lei si chiude un’epoca, difficile e travagliata ma piena di ideali e ricca di ideologie. Con lei si chiude il femminismo di prima linea e la grande letteratura delle donne che ha attraversato tutta l’Italia e tutto il pianeta.
Grazie, cara zia, per tutto quello che mi hai dato e insegnato. E che ho trasmesso ai miei figli.
Tua nipote Raffaella

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