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 Piccola riflessione sul caso Weinstein - di Alessandra Tazza

Piccola riflessione sul caso Weinstein - di Alessandra Tazza

La cordata guidata dalla business women americana Maria Contreras Sweet per rilevare la Miramax, che era di Weinstein

Domenica, 26/11/2017 - All’indomani della manifestazione di “non una di meno” contro la violenza sulle donne mi piace sottolineare le ultime notizie giunte dagli Usa sul caso Weinstein.
Come ricorderete le accuse al produttore cinematografico Harvey Weinstein di molestie, violenze e ricatti sessuali hanno scoperchiato un vaso di Pandora. Molte attrici, affermate e meno conosciute, hanno “parlato”.
Il solito provincialismo italiano ha imbastito un bel dibattito non sulla sostanza dei fatti denunciati e/o del sistema di potere ad essi connessi ma sui tempi di queste denunce: perché dopo tanti anni, potevano dirlo prima, ecc. Il solito livello da Bar sport anni ’50 che ormai imperversa in particolare sui nostri talk show.
Le drammatiche testimonianze di molte donne vittime di violenza rese nell’aula della Camera dei Deputati il 24 novembre scorso, ci hanno riportato al nucleo del problema. Un rapporto uomo/donna che troppo spesso purtroppo non si riconosce nei tratti, sia pure differenti, di una comune e paritaria umanità ma si gioca sul piano del potere, del possesso e della sopraffazione.
Questo approccio, duro da modificare, perché appoggiato a modelli culturali ancora forti, si manifesta in varie forme fino alla violenza drammatica del femminicidio.
Sul “che fare” ci interroghiamo tutte e mi auguro sempre più tutti. Si parla giustamente di educazione, di autostima femminile, di conoscenza del rapporto corpo/sentimenti, di sottrarre al gioco perverso alcool-droga tante ragazze e ragazzi, di norme e leggi, ecc.
Qui mi piace sottolineare l’offerta di Maria Contreras Sweet, business women americana, che ha messo insieme una cordata di imprenditrici per rilevare la Miramax, la casa di produzione cinematografica di Weinstein, allontanato dalla stessa dopo lo scandalo.
L’offerta è pari a 275 milioni di dollari e prevede che, pur mantenendo lo staff e i dipendenti in essere, il nuovo Consiglio di Amministrazione sia formato prevalentemente da donne e che sia creato un fondo di 30 milioni da destinare al risarcimento delle vittime di Weinstein.
Vedremo come andrà a finire!
Intanto c’è da riflettere su questa reazione che, al di là della pur giusta denuncia, attiva una risposta concreta, fattiva e mi auguro in grado di incidere su vecchi modelli culturali e sistemi di potere che non ci aiuteranno certo ad affrontare in modo positivo un futuro di grandi cambiamenti.
Il vecchio glorioso femminismo si era affidato prevalentemente alla “parola”, chissà se nel terzo millennio riusciremo ad affermare idee di parità e di libertà anche con le nostre azioni?
Alessandra Tazza

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