Lunedi, 14/09/2020 - Articolo di Daniela Carlà pubblicato in giudicedonna.it, Numero 2 /2020 Per un equilibrio di genere nelle leggi elettorali e nelle nomine pubbliche: il caso Puglia La democrazia contemporanea vive una crisi profonda e radicale o stiamo assistendo a una delle sue tante trasformazioni? E, in tal caso, in quali direzioni e verso quali declinazioni? Tanti gli interrogativi, poche le risposte comuni e condivise. Una certezza però emerge: la vitalità della democrazia non può prescindere da una piena realizzazione della democrazia paritaria. Lo abbiamo ripetuto come un mantra, la democrazia o è paritaria o non è democrazia. Da questa idea di fondo è nata dieci anni fa la rete “Noi Rete Donne”, che ha finalizzato gran parte del proprio impegno proprio sulle leggi elettorali, conseguendo risultati significativi. Il cantiere della legge elettorale nazionale, probabilmente, si riavvierà.
Noi Rete Donne, fedele alla propria vocazione e in coerenza con l’impostazione sino ad ora condivisa, sosterrà che - quale che sia la soluzione prescelta rispetto ai sistemi elettorali - è comunque irrinunciabile la declinazione di genere, ossia la previsione di specifiche garanzie per contrastare la discriminazione di genere ed assicurare la parità nella rappresentanza. È quanto abbiamo sostenuto nella scorsa legislatura, suggerendo emendamenti trasversalmente sostenuti dalle forze politiche, grazie ai quali l ' attuale Parlamento è quello con la più alta percentuale di donne in tutta la sua storia. Siamo ancora lontani dalla democrazia paritaria di 50 e 50, ma il risultato è apprezzabile. Mi sento anche di sostenere che si sta diffondendo tra le parlamentari più giovani la consapevolezza che tale esito non sia stato casuale o automatico, ma costituisca invece l’effetto di un impegno e di elaborazioni che siamo riuscite a fare adottare durante l’iter di approvazione delle leggi elettorali. Noi rete donne ha, infatti, formulato proposte per le garanzie di genere nelle leggi elettorali per i comuni, per le regioni, per il Parlamento nazionale e il Parlamento europeo; ha anche promosso e coordinato l'Accordo per la democrazia paritaria, che ha riunito oltre 6O associazioni e che , anche sulla base di precedenti e articolate proposte, elaborate in particolare dall’UDI, ha prospettato temi e soluzioni che hanno sollecitato e fatto avanzare il dibattito sulla rappresentanza di genere, costituendo la base per iniziative e interventi delle parlamentari di tutti gli orientamenti politici. Riaffermare il valore della democrazia e, contestualmente, considerarne con valenza costitutiva l’implementazione e la declinazione di genere, ha rappresentato il focus della nostra attività.
La Rete si propone, infatti, di analizzare il rapporto tra le donne e il potere, svelando i meccanismi anche indiretti di discriminazione, con l’obiettivo di contribuire a rafforzare la presenza femminile in tutti i luoghi decisionali, a cominciare dalle istituzioni rappresentative. L'attenzione è stata sino ad ora rivolta non solo alle leggi elettorali- comunque decisive- ma anche alla vita interna dei partiti (argomento centrale ma ancora inspiegabilmente trascurato se non addirittura dimenticato o oscurato) e, in generale, ai meccanismi di selezione della classe dirigente nel nostro Paese. Tali meccanismi sono palesemente vecchi; le dinamiche di selezione sono opache e inceppate; i filtri intasati, non lubrificati dalla vita, dal confronto e dall' avvicendarsi delle generazioni, non areati dalla rimozione delle discriminazioni tra i sessi. Le discriminazioni di genere costituiscono contemporaneamente causa e sintomo di criteri di scelta desueti, non adeguati, che alimentano spreco di risorse, prospettive inadeguate, arretratezza, perdita di competitività per il sistema- paese, smarrimento nei comportamenti individuali e collettivi. Nella politica, in particolare, solo conformando la presenza di uomini e donne nei vertici decisionali e nelle istituzioni a quella che è la composizione della società, si può garantire imparzialità e si può restituire l'immagine di una visione condivisa delle responsabilità politiche, premessa irrinunciabile per riavvicinare partiti, istituzioni e cittadini. Con forte determinazione, di recente, il Pres. del Cons. Giuseppe Conte ha ritenuto la rimozione di specifiche discriminazioni nei confronti delle donne nell’esercizio dei diritti civili e politici come elemento fondante “l’unità giudica della Repubblica”. Lo ha fatto in una circostanza specifica e peculiare, esercitando per la prima volta il potere sostitutivo dello Stato, contemplato dall' articolo 120 della Costituzione, nei confronti della Regione Puglia che non aveva adottato la doppia preferenza di genere, così come previsto dalla legge n.20 del 2016, in sintonia con le previsioni costituzionali.
Per Noi Rete Donne, la cui prima iniziativa è stata una raccolta di firme a favore della previsione della doppia preferenza di genere nelle Regioni e che è intervenuta insieme alla Commissione regionale pari opportunità sulla vicenda pugliese, è stata una conclusione molto importante e positiva. L’ intervento del Governo ha riguardato solo la Puglia, stante l’imminente scadenza elettorale, ma le implicazioni vanno ben oltre il caso specifico. Costituiscono un monito non superabile per le Regioni in cui si voterà successivamente con il sistema delle preferenze, laddove non sia stata ancora adottata la doppia preferenza di genere. Soprattutto le motivazioni proiettano oltre la specifica materia l’intervento del governo. '"Lo Stato non può retrocedere sul punto": lo aveva affermato il Presidente del Consiglio, preannunciando l'esercizio nel potere sostitutivo. Ma la valenza è più ampia.
La Rete ritiene urgente l’attuazione generalizzata della non discriminazione e il riequilibrio tra i generi in tutti i luoghi in cui si decide, si supportano o si valutano le decisioni. È questo uno strano periodo, agitato e confuso. Assistiamo alla polarizzazione tra l’esigenza di parità sempre più diffusa e l’arroccamento maschile, quasi una resa di conti finale. Basti pensare allo straordinario ruolo delle donne nella gestione della crisi derivante dalla diffusione del Covid e alla limitante e inadeguata composizione, prevalentemente se non esclusivamente maschile, di comitati e commissioni istituiti per far fronte alla situazione. Non è più sostenibile, e non si possono rincorrere organismi e comitati, rammendandone la composizione.
Occorre una nuova trama, un differente disegno. Il vecchio logoro ordito è destinato a sfilacciarsi continuamente e quello da costruire ha bisogno della libertà, del protagonismo, della capacità di cura delle donne. Dappertutto.
La Rete ha elaborato una proposta di legge che prevede l’obiettivo virtuoso della garanzia paritaria del “50 e 50” (o almeno 40 e 60 in una prima fase, garantendo il genere meno rappresentato), in tutte le designazioni e le nomine pubbliche, di competenza parlamentare o governativa, al centro e nei territori, per gli incarichi di gestione e amministrazione attiva, per gli organi organismi consultivi, quali commissioni, comitati, osservatori.
La legge dovrebbe riguardare anche le autority e gli organi di rilevanza costituzionale, tra i quali il CSM. Il CSM è interessato da una recente proposta di riforma che non sembra essere coerente con la normativa quadro di riferimento sulla parità tra i generi. Lo abbiamo affermato presso i livelli istituzionali competenti. La composizione in senso paritario dell’organo di autogoverno della magistratura, in aderenza alle trasformazioni già verificatesi rispetto al numero attuale delle magistrate, costituisce una questione centrale se davvero si vuole conferire autorevolezza al CSM, fornendo prova del riavvicinamento della magistratura alle sensibilità più attente ed evolute del paese. Il riequilibrio tra i generi è obiettivamente irrinunciabile per laici e per togati, nell’ interesse di tutta la magistratura. Ed è indispensabile sciogliere l’ambiguità del connubio tra sorteggio e obiettivo del riequilibrio di genere. Non spaventano le novità, e quella del sorteggio nella storia del pensiero è proposta antica e ricorrente, non annoverabile tra le novità. Corrisponde per le cariche pubbliche al lancio della monetina nelle decisioni sulla giustizia. Piuttosto, lo strumento è inadeguato per contrastare le discriminazioni nei confronti delle magistrate. Le discriminazioni sono radicate, incorporate negli stereotipi, alimentate inconsciamente, vanno ostacolate con consapevolezza per scongiurarne il riproporsi. Non ci si può affidare al caso o alla sorte. Le politiche per le pari opportunità, sempre, devono avere i requisiti della trasparenza, della chiarezza, della consapevolezza. Gli stereotipi si autoriproducono e germogliano nel vuoto di informazioni, di dati che rimarchino le evidenze, di azioni positive esplicite. Le discriminazioni si infilano nelle consuete stantie narrazioni, confortanti rifugio per pensieri pigri e distribuzioni di potere sedimentate. Si è sussurrato troppo a lungo, sia pure senza riconoscerlo apertamente in pubblico, che la consistente femminilizzazione della magistratura ne avrebbe compromesso il livello, come per altri settori del mondo del lavoro. La storia si è premurata di smentire definitivamente tali previsioni, perché l ' autorevolezza è stata sì scalfita ma, secondo quanto emerso sulla base delle intercettazioni e delle informazioni note e diffuse dalla stampa, i protagonisti di vicende riprovevoli sarebbero quasi sempre uomini. Le donne in magistratura non sono uguali tra loro, come non lo sono gli uomini. L’obiettivo onestamente dichiarato deve essere quello di promuovere la candidatura delle più autonome, le meno sollecitate dalle logiche di cooptazione e di fedeltà nell’ambito delle correnti.
Le magistrate, se adeguatamente presenti, comunque non potranno che fare meglio rispetto a ciò che è avvenuto di recente, sia nella vita associativa che nel CSM. Il corretto bilanciamento tra i generi agevolerebbe anche il dialogo e il riequilibrio tra i poteri. Gli organi di vertice e di governo, se malfunzionanti e se non rappresentativi delle proprie realtà rispettive, lavorano senza aderenza alla realtà e con scarsa progettualità, scaricando responsabilità e sovrapponendosi. Il riequilibrio di genere funge da collante, da ingrediente per l 'armonizzazione e per la fluidificazione La stessa magistratura non è autorevole nelle relazioni con gli altri poteri se nei propri organi di vertice, palesemente, non rappresenta adeguatamente e credibilmente se stessa, a partire dalla composizione tra i sessi. Il riequilibrio tra i generi dovrebbe anche essere fondante per un patto trasversale per il governo del Paese, riconosciuto da tutte le forze politiche come unificante, per sottrarre scelte etiche e di civiltà giuridica, di attuazione della Costituzione, alla contingenza e alle conflittualità politiche del breve periodo, I pubblici poteri tutti sono chiamati ora a scelte impegnative, e per farlo devono utilizzare le capacità e le competenze migliori.
La proposta di Noi Rete Donne del 50 e 50 in tutte le nomine e le designazioni, aiuterebbe molto e agevolerebbe un nuovo racconto del potere, che fungerebbe da traino per tutto il settore del privato. La Rete ha elaborato una proposta anche per il riequilibrio di genere nelle società, adeguando la legge Golfo Mosca, riallineando le controllate alle società quotate e prospettando linee di interventi coerenti anche per le società non quotate. È il momento giusto per agire. Lo ha scritto il Presidente del Consiglio motivando l’esercizio del potere sostitutivo nei confronti della Regione Puglia: "Per il Governo l’empowerment femminile è un imperativo morale, politico e giuridico. Non siamo disposti a consentire ulteriori discriminazioni a carico delle donne". L’ imperativo deve ispirare le scelte di tutti i pubblici poteri. A 25 anni dalla Conferenza di Pechino i tempi sono maturi.
Per le proposte di Noi Rete Donne:
http://www.noidonne.org/articoli/per-un-equilibrio-di-genere-nelle-nomine-pubbliche.php
http://www.noidonne.org/articoli/noi-rete-donne-al-consiglio-superiore-della-magistratura.php
http://www.noidonne.org/articoli/noi-rete-donne-il-documento-per-un-reale-equilibrio-di-genere-nelle-societ.php .
Lascia un Commento