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PEDOFILIA CLERICALE. CRIMINE SISTEMICO

PEDOFILIA CLERICALE. CRIMINE SISTEMICO

Ex-nunzio apostolico Carlo Matria Viganò: “In coerenza con il conclamato principio di tolleranza zero, Papa Francesco sia il primo a dare il buon esempio a cardinali e vescovi che hanno coperto gli abusi di Mc Carrick e si dimetta insieme a tu

Mercoledi, 05/09/2018 - PEDOFILIA CLERICALE. CRIMINE SISTEMICO
Raffaella Mauceri

L’abbiamo sentita a tg1 (la celebre sagrestia della Rai), la “Lettera al Popolo di Dio” scritta proprio da lui, dal pontefice, dove riconosce gli abusi sui bambini, e chiede perdono e si dice addolorato da tanta crudeltà.
Essì perché di crudeltà si tratta. Non di vizietto, non di disturbo mentale, ma di un crimine planetario, lucido, premeditato, organizzato, ripetuto più e più volte, per anni, su diversi piccoli indifesi che piangono e gridano….ma lui, il mostro con la tonaca, non li ascolta e continua ad infierire senza pietà. Sicuro che non pagherà stante che da duemila anni i clerici abusano dei bambini impunemente.
“La pedofilia è una malattia e dobbiamo mettercelo bene in testa” aveva detto Bergoglio usando la vecchia solfa assolutoria del disturbo mentale per salvare i suoi preti, i suoi vescovi e la reputazione della sua chiesa. Mai le vittime.
Oggi dice: “Sulla pedofilia siamo arrivati tardi”. Eppure sin da quando è salito al soglio di Pietro non ha fatto altro che ripetere “Pedofilia tolleranza zero”. Eppure di accuse su preti e vescovi e monsignori abusanti ne ha ricevute a migliaia. Lui sapeva, altroché. E per cinque anni e mezzo si è preso l’appellativo di rivoluzionario. Ma di fatto quando mai lo è stato?
“In coerenza con il conclamato principio di tolleranza zero, Papa Francesco sia il primo a dare il buon esempio a cardinali e vescovi che hanno coperto gli abusi di Mc Carrick e si dimetta insieme a tutti loro”. A chiederlo è monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Usa, in un lungo e durissimo atto di accusa contro Bergoglio pubblicato su La Verità. Il diplomatico vaticano rivela di aver comunicato personalmente a Francesco, appena 3 mesi dopo la sua elezione al pontificato, ovvero nel giugno 2013, gli abusi sessuali su minori commessi dall’arcivescovo emerito di Washington Theodore McCarrick, al quale soltanto adesso il Papa ha tolto la porpora.
“Bergoglio - continua Viganò - non solo non si è opposto al male ma si è associato nel compiere il male con chi sapeva essere profondamente corrotto, ha seguito i consigli di chi ben sapeva essere un perverso, moltiplicando così in modo esponenziale con la sua suprema autorità il male operato da McCarrick. E quanti altri cattivi pastori Francesco sta ancora continuando ad appoggiare nella loro azione di distruzione della Chiesa! Francesco sta abdicando al mandato che Cristo diede a Pietro di confermare i fratelli. Anzi con la sua azione li ha divisi, li induce in errore, incoraggia i lupi nel continuare a dilaniare le pecore del gregge di Cristo”.
Ecco perché le vittime non si ritengono appagate dalle pubbliche scuse del papa: perché ha coperto preti e vescovi, perché non ha voluto ascoltare le vittime e perché all’atto di dolore di oggi non aggiunge soluzioni e provvedimenti severi, concreti e immediati.
Lo scriviamo con la consapevolezza e l’orrore di chi ha ascoltato uomini sopravvissuti agli stupri dei preti, giacché è così che si autodefiniscono: sopravvissuti.
Sopravvissuti perché vivono un surrogato di vita popolato dai fantasmi della violenza subita. Sopravvissuti perché non si sono suicidati come chi non ce l’ha fatta a convivere con la devastazione psicologica subita e si è impiccato o sparato o drogato fino all’overdose e…addio mondo crudele.

Ecco un esempio fra migliaia tratto dai bollettini della “Rete l’abuso”:
“…Ipocrita di merda con quel collarino bianco da cane fedele. Con tutte le beghine a reggergli lo strascico come una sposa. E per me solo dolore. Ancora e ancora. Sempre. Sempre. Un dolore che non passava mai. Allora ho cominciato a drogarmi per lenire il dolore e la vergogna….anni schifosi mentre lui stava benissimo, servito, riverito e ben coperto dai suoi superiori. Poi un gionro l’ho denunciato e immediatamente ho perso il lavoro…”

Esiste dunque uno scollamento abnorme tra la teoria (documenti della Santa Sede e delle Conferenze Episcopali) e la pratica (ciò che avviene nelle Diocesi). Davanti a questo le vittime non possono più tacere. Quello che segue infatti è un elenco delle astuzie usate dalla chiesa cattolica per sfuggire alla punizione non divina che non è compito nostro ma umana intesa tout court come carcere.
Astuzie linguistiche elaborate dalla mamma (cattolica) di una vittima e tradotto in sei punti chiave su come scongiurare il carcere:
- Usare eufemismi anziché le vere parole che descrivono gli assalti sessuali nei documenti diocesani: non dire mai “stupro” ma “contatto inappropriato” o “questione limite”
- Non fare una vera inchiesta con personale professionale adeguato, ma svolgere indagini discrete
- Inviare il sacerdote per una “valutazione” in un centro per il trattamento psichiatrico gestito dalla Chiesa e stabilire se il sacerdote sia pedofilo basandosi principalmente sulle dichiarazioni dello stesso prete e a prescindere dal fatto che ci siano stati contatti sessuali con un bambino
- Quando un prete viene rimosso, non spiegare perché ma dire ai parrocchiani che è per “motivi di salute” o “esaurimento nervoso”
- Se un predatore viene scoperto “non rimuoverlo” ma “spostarlo ad una nuova destinazione dove nessuno saprà che è un abusante di minori”
- Non dire nulla alla polizia

“E qui siamo al culmine. Sentirsi al di sopra della giustizia, al di sopra di tutto, impuniti e ingiudicati” scrive questa mamma coraggiosa la quale non sa che la pedofilia è un reato sistemico, tipicamente clericale, che è antico, che è sempre stato coperto e sempre è rimasto impunito con la complicità dell’indifferenza del nostro stato e di chi lo rappresenta.
Soltanto adesso, dopo duemila anni di questa ignobile sevizia perpetrata su bambini di tutto il mondo, si intravede una luce in fondo al tunnel, quella luce che emana dalle vittime che hanno avuto la forza di dire basta, venire allo scoperto e denunciare. Denunciare, denunciare e ancora denunciare.

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