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Parole da casa: eredità

Parole da casa: eredità

Si possono lasciare in eredità case, terreni, mobili, quadri, gioielli.... Le relazioni umane non si ereditano ...

Mercoledi, 25/03/2020 - Le relazioni umane non si ereditano.
Si possono lasciare in eredità case, terreni, mobili, quadri, gioielli, abiti, denaro, azioni, obbligazioni, investimenti.
Si può lasciare in eredità ciò che definiamo patrimonio mobile e immobile, sempre materiale, tangibile, traducibile in un valore economico che ogni società stabilisce, sostiene, protegge, attraverso leggi dettagliate.
Il patrimonio, secondo il significato etimologico, è il dovere del padre e appartiene al padre che decide le linee ereditarie.
Il matrimonio è il dovere della madre.
Il termine dovere significa avere qualcosa che abbiamo ricevuto da altre/altri e che va restituito, la parola dovere indica un passaggio di beni, di bene, tra esseri umani.
Noi abbiamo molte leggi che stabiliscono il valore delle cose e delle attività umane, che definiscono i passaggi, le linee di accumulazione, le transizioni e, appunto, le condizioni dell’eredità.
Nel linguaggio corrente patrimonio è un termine che definisce il potere economico, matrimonio è un termine che definisce una relazione con finalità riproduttive.
La riproduzione ha il suo fondamento nel mettere al mondo nuove creature ma riguarda poi tutta la vita umana e le molteplici attività necessarie per crescerla, accudirla, conservarla quindi, per estensione, tutto ciò che oggi definiamo tutela della salute, trasmissione culturale, servizi alle persone, pubblica amministrazione.
Esiste una continuità/contiguità tra tutte le attività umane che definiamo lavoro e siamo noi a definirne il valore per la nostra esistenza umana.
Il coronavirus ci sta insegnando che avevamo sbagliato a capovolgere l’ordine delle priorità mettendo al primo posto del valore economico le armi, i beni di lusso, le attività superflue come viaggi, vacanze, divertimento, che tutte insieme producono più spazzatura di quanta riusciamo a smaltire. Abbiamo sbagliato a lasciare all’ultimo posto la cura degli ambienti, la cura delle persone, a considerare l’insegnamento all’università più importante della scuola elementare, a cancellare il diritto allo studio a favore dell’ambiguo successo formativo misurabile in crediti, come se la cultura fosse acquistabile sul mercato dal miglior offerente.
Abbiamo sbagliato a modellare i lavori della riproduzione sociale come sanità, scuola, servizi, pubblica amministrazione, secondo i dettami aziendalistici del profitto, della competizione, della rigidità di procedure, protocolli e controlli.
Oggi il personale sanitario che salva le vite, accudisce chi muore, resiste a carichi di lavoro enormi, risponde alle nostre necessità di sopravvivenza, è costituito da esseri umani, donne e uomini, che sanno usare le competenze con flessibilità e umanità, sanno ridisegnare le procedure in relazione al bisogno, sanno individuare i limiti, inventare risposte, accettare la propria stessa fragile umanità per aiutarci ad essere meno fragili di fronte all’emergenza.
Non definiamoli eroi, termine che tra l’altro non si riesce a declinare in modo soddisfacente al femminile, faremmo loro un torto, non sono principi, esseri semi-divini, sono persone pienamente umane che svolgono un lavoro esattamente come dev’essere fatto, non come mera mansione, ma come cura, affrontano la morte per salvare la vita.
E non siamo in guerra: le lavoratrici e i lavoratori dell’ospedale non sono soldati che obbediscono a ordini di morte, sono persone che cooperano continuando a pensare con la propria testa.
Nelle guerre le case vengono bombardate, ci si ammassa nei rifugi e poi nei campi profughi, noi siamo al riparo nelle nostre case confortevoli.
Le uniche case poco confortevoli sono quelle in cui è presente la violenza, quasi sempre agita da un uomo.
Pensiamo alle vite in pericolo di chi non ha casa, non ha riparo, non ha soccorso.
Il coronavirus ci sta insegnando che il bene più importante sono le relazioni umane e le relazioni umane sono un bene che esiste solo se coltivato, rinnovato, accudito, alimentato.
Le persone hanno bisogno di essere pensate, ascoltate, accudite, gratificate in ogni condizione ed età della vita.
Le relazioni umane non si possono ereditare, si possono solo vivere.
La distanza ci sta insegnando quanto sia preziosa la vicinanza.
Andrà tutto bene se niente sarà come prima.
Pubblicato il 20 marzo nel sito di Rosangela Pesenti

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