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Mia sorella, Milli Marzoli e Nilde Iotti  -  di Lella Marzoli

Mia sorella, Milli Marzoli e Nilde Iotti - di Lella Marzoli

Giovedi, 17/12/2020 - Milli Marzoli e Nilde Iotti si erano conosciute quando Milli non ancora trentenne era stata eletta nel Comitato Centrale del PCI (credo il XV congresso del 1979). Cerco di immaginare di quante cose potesse essere fatto quell’incontro in quegli anni, fra l’autorevolezza, il carisma assoluto di Nilde e la giovane dirigente del PCI marchigiano, un partito forte sul piano elettorale, ma più marginale rispetto ad altre realtà, nonostante lì fosse in corso una delle prime esperienze politiche delle cosiddette “larghe intese”.
Io ricordo - per come me lo raccontava Milli - che quell’incontro fu politico sì, ma subito anche personale, un racconto reciproco fra due donne di generazioni molto distanti, ma unite da molti ideali, la dignità femminile, la lotta per la parità, l’immenso potenziale di una cultura femminile di altissimo profilo, di cui Iotti è sempre stata una vera e propria bandiera.
Fierezza e dignità, coerenza politica e dolcezza materna: queste sono le doti grandi che Milli vedeva in Nilde e naturalmente cercava di assorbire (Milli così drastica, a volte di una durezza che non contemplava repliche).
L’on. Iotti era un modello di “aristocrazia politica” (nel senso di una concezione alta, morale della politica), ma anche di simpatia e amore per il popolo, una forza capace di sgretolare con un sorriso la cappa ideologica di quegli anni all’interno del partito.
Forse Milli aveva anche confidato a Nilde il suo amore per Renato Zangheri (sicuramente ricambiato, ma Renato era il famoso ex sindaco di Bologna, forse allora Capogruppo alla Camera, uomo sposato, con una figlia dell’età di mia sorella). E forse Milli ricordava alla Presidente una se stessa giovanissima, il suo legame con Togliatti, così inizialmente contrastato nel partito.
Con mia sorella Nilde fu una madre generosissima. Nei primi anni 80, dopo un’aspra lotta, credo in concomitanza con la fine delle “larghe intese”, Milli subì una pesantissima sconfitta politica (i particolari di quello scontro per fortuna si perdono nella notte dei tempi, ma forse dicono qualcosa di come venivano usate giovani energie intellettuali allora e … non solo allora).
Nilde era diventata Presidente della Camera nel giugno 1979. Lei seduta su quello scranno: a tutte le donne sembrò di aver raggiunto un traguardo incredibile. Propose a Milli di andare a lavorare con lei. Mia sorella toccava il cielo con un dito (e anche tutti noi familiari che l’avevamo vista così sola e abbattuta). Proprio in quell’anno era riuscita a laurearsi in Lingue straniere, in Germanistica (aveva accantonato l’Università durante gli anni del partito).
Fu veramente la svolta della sua vita. La Presidente certamente apprezzava il valore di Milli, ma contemporaneamente aveva colto e realizzato una questione immensa: la solidarietà fra donne.
Per mia sorella fu veramente un onore e un privilegio, una fase di gioia piena, di ricchissima esperienza personale. Mi parlava dei protagonisti di quella “squadra di lavoro”, il segretario generale Vincenzo Longi, Umberto Coldagelli, direttore di stampa e pubblicazioni (credo), la sua grande amica Rita Palanza, Giorgio Frasca Polara, coltissimo e colonna del giornalismo parlamentare all’Unità e, poi, appunto con la Presidente, capo dell’Ufficio Stampa.
Una squadra straordinaria, perché assolutamente unica era quella Presidente (Milli mi diceva che aveva innovato e svecchiato i rituali e l’atmosfera dì Montecitorio).
Così mia sorella era rinata, un incontro tra la storia grande delle donne e la sua personale storia di donna, così risuonante di umanità… se poteva essere comunicata a Nilde Iotti.
Ora il mio è il turbamento, quello di un’anziana signora davanti alla vita e alla morte di una ragazza, mia sorella, che allora aveva l’età di mia figlia, oggi. Eppure in questa mia vertigine (mia sorella eternamente ragazza), vedo un’immensa spinta a vivere, a sapere e a essere. Rivedo Nilde ai funerali ad Ancona, la sua bellezza: quel suo volto mi è rimasto dentro.

Lella Marzoli

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