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Maternità, allattamento e gruppi di auto-aiuto

Maternità, allattamento e gruppi di auto-aiuto

Salute BeneComune - Le donne si sono organizzate in autonomia anche con il sostegno delle ostetriche o dei consultori familiari

Michele Grandolfo Lunedi, 05/10/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2015

Da molti anni le donne si sono organizzate, talvolta in piena autonomia più spesso con lo stimolo e il sostegno di ostetriche o di consultori familiari, in gruppi di auto-aiuto, soprattutto per il sostegno dell’allattamento al seno. Lo scambio di esperienze e di riflessioni ha favorito una crescita di consapevolezza e un incremento dell’autostima, spesso messa in discussione dalla medicalizzazione del percorso nascita con tutto il suo portato di paternalismo direttivo che produce disempowerment.

L’esperienza vissuta ha permesso di recuperare il senso delle proprie competenze, anche per contrastare e rigettare il tentativo, più o meno consapevole non importa, di biasimo delle vittime.



“Il tuo latte non è sufficiente”, “il tuo latte non è buono” e così via sproloquiando. Quante volte le donne si sono sentite dire queste sciocchezze per convincerle a passare all’alimentazione artificiale (con latti di marca, naturalmente) e allo svezzamento precoce imponendo ricette cervellotiche, omogeneizzati e così via?

Lo scambio di esperienze e le riflessioni alla luce delle evidenze scientifiche ha favorito la presa di coscienza delle donne che le difficoltà erano conseguenza di pratiche subite e non di incompetenza. Dal taglio precoce del cordone, all’impedimento di un serio contatto pelle-pelle, al sequestro del/la neonato/a per ore (senza ragionevole motivazione) impedendo l’attacco al seno precoce con un effetto straordinariamente deleterio di disempowerment sul/la neonato/a. È stato ampiamente dimostrato, anche dalle ricerche “population based” dell’Istituto Superiore di Sanità, che l’impedimento dell’avvio corretto dell’allattamento al seno, è determinante per l’insorgenza di problemi che, se non affrontati e risolti con l’ausilio di persone esperte, portano all’interruzione di tale vitale modalità di nutrimento. E, come è noto, non si tratta solo di nutrimento ma di sviluppo di relazione amicale (come ben descritto da Marques ne “l’amore al tempo del colera”) tra persone autonome, modello universale di relazione promuovente benessere tra le persone.



Ancora più importante è l’opportunità di riflettere, sempre alla luce delle evidenze scientifiche (con una enorme disponibilità di informazioni grazie a internet, ora usufruito da oltre il 60% delle donne prima e durante la gravidanza) sulle irragionevoli modalità dell’assistenza in gravidanza, durante il travaglio, il parto e il primo puerperio. La, seppure ancora minoritaria ma crescente, richiesta del parto a domicilio o in case di maternità con assistenza garantita dalle ostetriche ne è testimonianza.

I gruppi di auto-aiuto dovrebbero pretendere che si documenti con indagini epidemiologiche indipendenti - anche nella loro specifica sede locale - quale è la qualità dell’assistenza alla luce delle linee guida e delle raccomandazioni internazionali e dovrebbero maturare una capacità di stakeholder nei confronti delle autorità sanitarie per i cambiamenti auspicati.

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