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Luisa Cappuccio, Indossare i colori

Luisa Cappuccio, Indossare i colori

Sì, noi donne veramente indossiamo i colori: da quelli dei capelli a quelli del trucco e da quelli degli abiti a quelli delle borse...

Mercoledi, 22/03/2023 - “Vivere mi è tanto piaciuto, e ho avuto tanto da fare”

INDOSSARE I COLORI

Sì, noi donne veramente indossiamo i colori: da quelli dei capelli a quelli del trucco e da quelli degli abiti a quelli delle borse.
La protagonista del racconto intitolato I colori (dal libro di Luisa Cappuccio I racconti del quasi, Palombi Editori, 2022) narra le fasi della sua crescita e maturazione attraverso l’uso e il vissuto dei colori che di volta in volta ha fatto.
Il bianco, colore esigente, intransigente, perché gli si chiede sempre di più, lo si vuole più bianco del bianco, è stato frequentato a lungo dalla protagonista e ha corrisposto all’inconsapevolezza un po’ dubbiosa dell’infanzia, l’intorpidimento stu-pito e goffo dell’adolescenza che mi annegava nel bianco come in un acquario del Polo Nord o come nella sabbia polinesiana (p. 39). Quindi il bianco esprime la purezza e l’innocenza.
Il bianco è anche definito salvagente, paravento. Insomma, ancora non c’è una vera apertura verso la vita e gli altri. In questa fase il mentore è una figura maschile, il professore di filosofia, Enzo Monferrini, che, lui solo, mi tirava fuori dal guscio balu-ginante della mia timidezza, svegliando la mia mente con i suoi paradossi socratici, con le sue incantevoli spiegazioni, che non somigliavano affatto al libro i testo dentro cui azzardavo spericolate intuizioni più che pindariche…(p. 39). Cotta adolescenziale? Io l’ho avuta per l’insegnante di religione…
Il giallo è l’amore della giovinezza, accecante passione grazie ad un principe-giocoliere che le fa incontrare la politica, la lotta di classe, i figli dei fiori, la liberazione della donna… (p. 41) ma poi incontra, e consapevolmente sceglie, la persona che sarà il padre dei suoi figli. Giallo come le foto che svaniscono, come le foglie che muoiono, come gli uomini che tradiscono… Contrariamente agli altri colori di base, che hanno tutti un duplice simbolismo, il giallo è il solo che abbia serbato soltanto l’aspetto negativo. Alcuni testi medievali lo dicono a chiare lettere: il giallo è il colore dei traditori (Giuda)!
Qui Luisa parla di filo d’Arianna, il tradimento e la fiducia.
L’azzurro è il mare e il cielo, qui il mentore è il marito che la vuole matura, concreta, placata, pacata. Ma lei non lo è. Qui domina la metafora della barca (porto, timone, largo): orami la barca è al largo, l’azzurro intenso dell’orizzonte mi risuc-chiava a scoprire e percorrere rotte più impervie (p. 43). E di conseguenza, la metafora termina con il naufragio, quello del suo matrimonio (p. 43). La libertà conquistata continua sulla stessa scia e sembra un oceano pronto ad aprirsi per inghiottirla (p. 44).
Il grigio si identifica con un periodo caratterizzato da claustrofobia, agorafobia, paura di guidare la macchina, nausea di solitudine, panico da insicurezza (p. 44) che però si alternano a non pochi brevi momenti di allegria…È il periodo in cui compaiono come figure di confronto e di riferimento figure femminili quali Laura, la sorella mi-nore, Graziella, l’amica del cuore, Anna Pina, la vicina di casa.
Il grigio durò sette anni circa e lei ci si era ormai abituata, raggomitolato il suo lungo filo e uscita dal labirinto degli inganni amorosi (p. 45).
Grigio tenace, grigio solitudine, grigio ultimo saluto. Figure maschili, perdite si sus-seguono: Il colore della mia guarigione dopo Piero fu ambrato, a volte cupo, a volte variegato e lieve (p. 47). Tristezza, malinconia.
Il viola è somma del blu e del rosso: qui entra in gioco la figura di Penelope, donna salda, coerente, concreta, che ben sa l’obiettivo della sua vita.
Il Nero: (con la n maiuscola) è la perdita di Gaia, la figlia partorita e perduta nel giro di pochi giorni. È il buio del dolore. Per indicare il viola, il latino medievale usava subniger, seminero. È stato logicamente associato al mezzo lutto, quello che si allontana nel tempo.
Il blu: com’è docile, com’è ordinato! Il blu è un colore giudizioso, che si mimetizza, che non vuol farsi notare (Michel Pastoureau, Dominique Simonnet, Il piccolo libro dei colori, Ponte alle grazie, 206, p. 11), è più consono all’età, ma coerente con la mia indole marina e lunare, dice Luisa. Blu, colore malinconico di cui è rimasta traccia nel lessico, con il blues. Nel 1850, un indumento gli dà un ulteriore impulso: i jeans, inventati a San Francisco da un sarto ebreo, Levi Strauss, i pantaloni ideali, di tela spessa tinta con l’indaco, la prima tuta da lavoro (Michel Pastoureau, Dominique Simonnet, op. cit., p. 20).
Il colore è diventato nel corso della storia una posta in gioco religiosa. Gli uomini di Chiesa sono dei grandi coloristi, prima ancora dei pittori e dei tintori. Alcuni di loro sono anche scienziati, dissertano sul colore, fanno esperimenti di ottica, s’interrogano sul fenomeno dell’arcobaleno…Sono profondamente divisi su questi problemi: ci sono prelati cromofili, come Sugerio, il quale pensa che il colore è luce, dunque di origine divina, e tende a metterne dappertutto. E prelati cromofobi, come San Bernardo, abate di Chiaravalle, il quale ritiene invece che il colore è materia, dunque vile e abominevole, e che se ne debba preservare la Chiesa, giacché esso contamina il rapporto che monaci e fedeli intrattengono con Dio (Michel Partoureau, Dominique Simonnet, op. cit., pp. 16-17).
Il rosa: Il rosato delle consolazioni lo chiama Luisa che ora impara a distinguere i colori molto bene, a sceglierli e a non subirli. Il rosa è il colore della maturità: Il rosato di tanti affetti sicuri, di amicizie profonde, di tante responsabilità esaltanti, di affermazioni e fatiche appagate (p. 45).
Io così la vedo Luisa, tutta rosa, il colore che una volta era adatto alle bambine: il rosa è il simbolo della tenerezza, della femminilità (è un rosso attenuato spogliato del suo carattere bellicoso, della dolcezza (si dice ancora vedere la vita in rosa)
(Michel Pastoureau, Dominique Simonnet, op. cit., p. 99).
Della maturità.
Fausta Genziana Le Piane

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